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Cesarini (FLC CGIL Savona): «I referendum sono un investimento per le giovani generazioni»

Licia Cesarini, Segretaria FLC CGIL Savona

Siamo prossimi alla due giorni referendaria, dopo una campagna partita in sordina ed entrata nel vivo della dialettica politica e sociale soltanto ultimamente grazie al grande sforzo della CGIL e delle organizzazioni politiche, culturali ed anche civili che hanno condiviso il cammino dei cinque quesiti verso l’appuntamento dell’8 e 9 giugno. Dopo aver intervistato il Segretario generale della CGIL di Savona, Andrea Pasa, oggi rivolgiamo alcune domande a Licia Cesarini, Segretaria federale della FLC (Federazione dei Lavoratori della Conoscenza):

Tu appartieni al sindacato che difende i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola, dell’università. Una prima domanda diretta: come sono vissuti i quesiti referendari negli ambienti scolastici e negli atenei? C’è una risposta alla domanda di recupero dei diritti che la CGIL chiede da tempo?

In alcuni ambienti il referendum è molto sentito: in diverse scuole anche i dirigenti si sono dimostrati disponibili a diffondere le informazioni all’interno dei luoghi di lavoro e di studio. In altre situazioni, invece, i volantini sono stati persino rimossi dalle bacheche sindacali e il personale scolastico ha timore di esprimere la propria opinione. Questa paura nasce dalle pressioni esercitate attraverso il nuovo Codice di comportamento dei dipendenti della pubblica amministrazione, nonché dal fatto che circa il 25% del personale scolastico è precario, e quindi più facilmente ricattabile.

Nei settori della conoscenza – in particolare all’università – il precariato impedisce ai giovani ricercatori di costruire una stabilità sia lavorativa sia familiare. Molti di loro scelgono di emigrare all’estero, attratti da stipendi più alti e da prospettive di stabilità che in Italia faticano a ottenere. È per questo motivo che il quesito sul precariato assume un’importanza fondamentale. 

Ricordo inoltre, che l’Italia è già stata sanzionata dall’Unione Europea per la reiterazione dei contratti a tempo determinato nel settore della scuola.

La scuola pubblica ha subito in questi anni un vero e proprio sfalcio tanto dei finanziamenti a lei dedicati quanto del ruolo che le toccava nella formazione civile, sociale e culturale dei giovani. L’impoverimento economico si è accompagnato ad un sempre maggiore ridimensionamento delle potenzialità critiche offerte dall’istruzione statale. C’è una “scuola dei poveri” e una “dei ricchi” o si tratta di una divisione classista ormai superata?

Purtroppo non è una divisione superata, lo vediamo tutti i giorni, gli studenti di un professionale spesso non hanno le stesse possibilità di uno studente di un liceo, la scuola non riesce, nonostante tutto l’impegno dei docenti e del personale non docente a far superare le disuguaglianze di partenza degli studenti.

Immaginatevi uno studente che non ha neppure la possibilità di avere il materiale adeguato per studiare, in contrapposizione con una studente che ha a disposizione materiale spazi adeguati e mezzi economici che gli permettono di avere PC e accesso alle informazioni. Spesso ci sono colleghi, prevalentemente nei professionali, che portano penne e quaderni per i ragazzi. I dati dell’Istat ci dicono che solo il 15% degli studenti del professionale continua gli studi contro il 75% dei licei.

Questo dato probabilmente andrà peggiorando con la riforma proposta da questo Governo che vorrebbe portare ad una riduzione di un anno il percorso di studi, in modo che gli studenti entrino prima nel mondo del lavoro, il tutto a discapito di avere un bagaglio culturale e il senso critico che potrebbe proteggere i ragazzi dallo sfruttamento.

Tornando ai referendum, i quesiti che riguardano la sicurezza sul posto di lavoro e, soprattutto, quello che mira a ridimensionare di molto l’impatto della precarietà, potrebbero, se passasse il sì, cambiare qualcosa anche per gli studenti che si apprestano, appena terminati gli studi, a cercare un’occupazione?

Sicuramente sì: è proprio pensando alle fasce più giovani della popolazione che abbiamo presentato questi quesiti referendari. Sono loro che rischiano di più, e sono loro che hanno meno diritti rispetto ai loro genitori. Per questo abbiamo fatto volantinaggi davanti alle scuole; per questo sarebbe molto importante che i ragazzi avessero consapevolezza di ciò che si vota domenica e lunedì prossimo.

Il quinto quesito referendario riguarda la possibilità di accorciare i tempi per l’ottenimento della cittadinanza, da dieci a cinque anni. Le perplessità riguardo questa problematica sembrano più diffuse (e forse lo sono) tra le gente rispetto ai temi dirimenti del lavoro e dello sfruttamento. I frutti avvelenati della propaganda di destra si fanno sentire. Il sì al referendum aiuterà i giovani migranti ad integrarsi maggiormente?

Nella mia esperienza di docente ho incontrato ragazze e ragazzi che non avevano la cittadinanza pur vivendo in Italia da tantissimi anni. Alcuni perché diventati maggiorenni prima che i genitori ottenessero la  cittadinanza, per cui si sono ritrovati gli unici della famiglia a non averla, stranieri rispetto agli stessi fratelli. Un’assurdità.

Io spero che il SÌ al referendum possa aiutare i nostri studenti ad integrarsi; molto spesso a scuola non si avvertono le differenze. La scuola è, in parte, ancora un ambiente protetto, dove si tenta di attenuare le differenze e si cerca di favorire le relazioni interpersonali; per lo meno ci sono molti docenti che provano a farlo. Ma al di fuori c’è la necessità impellente di garantire a questi ragazzi maggiori diritti.

Proviamo a convincere una/un indecisa/o ad andare a votare. Noi abbiamo scritto più volte nei nostri volantini: riprenditi i diritti! Diritti che sono stati cancellati nel corso di un tempo non certo breve, con riforme che sono state fatte da governi di vario colore: centrodestra, centrosinistra, tecnici… Bisogna superare il muro della comprensibile disillusione dei cittadini. Come fare?

A me piace molto lo slogan IL VOTO è la nostra rivolta, con il voto possiamo effettivamente portare un cambiamento, una rivolta pacifica, che possiamo fare grazie alla nostra Costituzione nata dalla Resistenza.

Grazie Licia. Buon lavoro, buon voto.

MARCO SFERINI

Savona, 6 giugno 2025

foto tratta dalla pagina Facebook della FLC CGIL Savona


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