Perché il nostro voto conta: essendo un referendum costituzionale non c’è il quorum (l’obbligo della maggioranza più uno degli aventi diritto al voto), quindi nessun voto andrà disperso e potrà determinare la vittoria del NO
Perché è una partita aperta: già nei referendum del 2006 e del 2016 un’ampia maggioranza di cittadini impedì, tra le altre cose, la riduzione dei parlamentari e la liquidazione del Senato
Perché è in gioco la rappresentanza politica: diminuendo il numero dei parlamentari cresce la distanza di questi dai cittadini e dal territorio. Se vincessero i Sì l’Italia scenderebbe all’ultimo posto dei 27 Stati membri dell’Unione europea nel rapporto fra deputati e abitanti
Perché è in discussione la funzione del Parlamento: non è vero che in pochi si lavora meglio; riducendo del 37% i parlamentari si consegna il lavoro delle commissioni (permanenti, speciali, di vigilanza) a pochissimi membri di pochi partiti; in questo modo non si tagliano solo i parlamentari ma si taglia il parlamento ledendo il suo lavoro legislativo e di controllo sull’operato del governo.
Perché la democrazia è un bene supremo: risparmiare su questa non è solo sbagliato, ma ridicolo, visto che il risparmio sarebbe dello 0,007 del bilancio statale ovvero 1,35 euro per cittadino: poco più un caffè all’anno.
Perché la cattiva politica ha altre cause: non nel numero dei parlamentari, ma perché sono eletti su leggi elettorali incostituzionali, viziate dalla logica maggioritaria che mortifica la rappresentanza della effettiva volontà politica, che impediscono ai cittadini di scegliere i candidati che vengono così nominati dalle segreterie dei partiti.
Perché vogliamo difendere la democrazia e la Costituzione: il taglio dei parlamentari è infatti un tassello di un disegno più complesso, che prevede una nuova legge elettorale, senza scelta dei candidati e con una elevata soglia di accesso che impedirebbe a milioni di cittadini di essere rappresentati in Parlamento, come a molti territori, e l’autonomia differenziata delle regioni del Nord che spacca il paese e opera una “secessione dei ricchi”. Non solo, ma vi è chi pensa, come Matteo Renzi, di ridare vita ai vecchi sogni berlusconiani, proponendo l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, la negazione del sistema istituzionale democratico disegnato dalla nostra Costituzione.
Il NO può fermare questo disegno, bloccando il suo primo passo: quello di ridurre il Parlamento da cardine della democrazia a strumento in mano ai potentati che fanno e disfano i governi, cioè ai maestri della cattiva politica.
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