Dopo aver dialogato con Simona Simonetti, candidata sindaca di “Scelgo Finale“, facciamo qualche domanda al compagno Gianluigi Caviglia, esponente e referente di Rifondazione Comunista nel Ponente Savonese, già dipendente dell’azienda di tutela ambientale e delegato delle rappresentanze sindacali unitarie per la CGIL.
Differentemente da altri scenari comunali, quello di Finale Ligure si prospetta come un passaggio tutt’altro che scontato. Quattro liste presenti, una spaccatura verticale nelle forze politiche maggiori e, quindi, un rimescolamento delle carte che può generare nell’elettorato una riconsiderazione del voto dato cinque anni fa. Cosa è cambiato da allora e, soprattutto, negli ultimi mesi?
A Finale Ligure, negli ultimi mesi, con la nascita della nostra lista “SCELGO FINALE” si è offerta la possibilità all’elettorato di sinistra di votare, cosa non scontata vista la presenza di altre tre liste espressione della destra.
Chi si riconosce nei valori del progressismo, del rapporto paritario tra sviluppo e rispetto dell’ambiente, tra lavoro ed ecologia, tra soggettività e collettività, può trovare nella nostra lista un valido interlocutore. Non solo prima del voto, ma soprattutto dopo, quando gestiremo l’amministrazione comunale.
Il tuo impegno nel sociale, nel mondo del lavoro, del sindacato, in quello più prettamente politico ed antifascista è noto. Questi valori sono ancora largamente condivisi. Quanto lo sono a Finale Ligure? Che percezione hai del rapporto che si è venuto creando in queste settimane di costruzione del progetto “Scelgo Finale” (che raccoglie il testimone di “Per Finale” con Tiziana Cileto) e la cittadinanza?
Purtroppo i valori di sinistra, quindi di solidarietà, di accoglienza di tutela dei lavoratori, quindi i valori antifascisti, non sono la priorità a Finale Ligure. Il gruppo “SCELGO FINALE” si impegna appunto a ribaltare questa situazione dando voce a tutti i cittadini, soprattutto alle fasce di popolazione più fragili e vulnerabili.
È un impegno che segna una inversione di tendenza anche culturale, ma soprattutto sociale. Stare dalla parte di chi è meno tutelato un po’ da sempre e che, con l’emergere delle crisi internazionali, sente le ricadute di tutto ciò anche nel nostro territorio.
Anche Finale, come Albisola Superiore e molte altre realtà della Riviera, è un centro fortemente turistico. Che progetti avete in merito?
Finale Ligure, con la cessazione dell’industria (si pensi all’importanza strategica che aveva la “Piaggio” a livello locale, regionale e nazionale) si è in parte salvata grazie al turismo.
Il nostro progetto riguarda essenzialmente la creazione di posti di lavoro stabili, promuovendo l’offerta turistica nell’arco dei dodici mesi dell’anno. Otre a tutelare le attività artigianali già esistenti rendendo più accessibile la zona industriale.
La valorizzazione delle attività produttive deve andare di pari passo con una riqualificazione del lavoro: il che significa impegnarsi, come amministrazione comunale, per fornire una rete di protezione sociale che difenda, fin dove arrivano le competenze comunali, dalla discesa nel pauperismo, nella squalificazione dei diritti, nel dimagrimento e nell’inedia economica che, alla fine, interessa tutta la comunità finalese.
Fin da subito Rifondazione Comunista ha inteso sostenere liste in cui le parole “inclusione” e “partecipazione” fossero al centro dello sviluppo dei programmi: sul piano sociale, civile ed anche culturale. Qualcuno le rimprovera, da destra, ma pure dal centrosinistra, come cedevolezze politiche rispetto a problemi più incalzanti. Non pensi che, invece, proprio dall’inclusione possa ripartire il lavoro per il territorio e la socialità? E che che la partecipazione ne sia il motore?
Non credo che i termini “inclusione“e “partecipazione” siano così obsoleti. Chi ci rimprovera queste parole non ritengo abbia molto in comune con la sinistra. Penso, infatti, che partendo da questi termini si possano create le basi di una società più equa e partecipativa.
Abbiamo bisogno di partecipazione attiva, non solamente di un ricorso al voto rituale. Ad iniziare proprio dal momento elettorale deve potersi mantenere viva una tensione sociale che si esprima nell’incalzare l’amministrazione a fare meglio, con una vigilanza civile, democratica, fattiva, capace di interagire con chi gestisce il Comune e viceversa.
Grazie Gianluigi per il tuo tempo, per il tuo impegno.
RED.
30 maggio 2024