Documento approvato dal Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista del 10 e 11 giugno 2023
Con le popolazioni alluvionate
Il Comitato Politico Nazionale del PRC ribadisce la solidarietà alle popolazioni dell’Emilia-Romagna colpite dall’alluvione e conferma l’impegno del partito, in collaborazione con le Brigate di Solidarietà Attiva, nell’organizzazione dell’intervento diretto di soccorso, nella raccolta fondi, nella rivendicazione di ristori e interventi adeguati per uscire dall’emergenza.
L’alluvione in Emilia-Romagna conferma per l’ennesima volta la gravità della crisi climatica, le conseguenze della cementificazione dei suoli (incentivata da norme e politiche nazionali e regionali) e della mancata cura del territorio come bene comune.
Da anni proponiamo un piano nazionale per la manutenzione del territorio e la riconversione ecologica dell’economia, lo stop al consumo di suolo, la riforma urbanistica, il piano di adattamento al cambiamento climatico, il rilancio del pubblico e assunzioni per enti locali, risorse per il governo del territorio. Di fronte all’insostenibilità del modello neoliberista di saccheggio del territorio non è accettabile che il governo tenti di rilanciare progetti e grandi opere per speculare anche sulla tragedia dell’alluvione.
È necessaria una svolta sui temi dell’ecologia e del governo del territorio. In questo quadro si impone la necessità di una campagna per una legge di iniziativa popolare per lo stop del consumo di suolo e va rafforzato l’impegno nelle mobilitazioni per il clima e la fuoriuscita dalla dipendenza dalle fonti fossili. In questo quadro assume particolare rilevanza la manifestazione “Fermiamoli!” a Bologna del prossimo 17 giugno.
La pace è la nostra vittoria
La guerra in Ucraina prosegue verso un’ulteriore escalation. La linea sciagurata della guerra fino alla “vittoria” dell’Ucraina, ribadita dai governi europei, compreso quello italiano, sbarra la strada ai tentativi di mediazione di Papa Francesco, di Lula, della Cina e dell’Indonesia. Le dichiarazioni di un esponente dell’establishment occidentale come Mario Draghi hanno espresso il rifiuto esplicito di perseguire la strada di una seria trattativa.
Come avevamo denunciato dall’inizio, il sostegno militare all’Ucraina non è finalizzato alla difesa da un’invasione illegale ma a una guerra per procura per indebolire e mettere in crisi la Russia. Le armi alimentano un conflitto che, come affermano autorevoli esperti internazionali, potrebbe durare molti anni con sempre più probabili rischi di allargamento e di guerra nucleare.
La guerra ha favorito un’ulteriore involuzione dell’UE che, sempre più subalterna alla NATO, procede verso la propria militarizzazione. Le scelte di riarmo, con utilizzo di fondi europei in aperta violazione dello stesso Trattato, segnano un passaggio storico che non può essere sottovalutato.
Nella prossima assemblea della Sinistra Europea su programma e strategie verso le elezioni del 2024, proseguendo il lavoro svolto all’ultimo congresso, va posta la necessità di un profilo di critica radicale dell’UE e della NATO, di chiaro impegno per il cessate il fuoco in Ucraina, di rifiuto della nuova guerra fredda contro la Cina, di stop al riarmo.
E’ necessaria una forte alternatività a una governance europea, che sempre più ingloba e legittima l’estrema destra, che sta facendo pagare i costi della guerra ai popoli e che continua a perseguire politiche al servizio del grande capitale. Dopo lo sciagurato monopolio sui vaccini garantito a multinazionali che dopo aver incassato profitti enormi ora bloccano la ricerca pubblica, la Commissione e i governi hanno consentito al “mercato” di speculare sull’energia.
Di fronte all’esplosione dell’inflazione scatenata da speculazione e guerra la ricetta è il ritorno all’austerity neoliberista col patto di stabilità e l’innalzamento dei tassi di interesse da parte della BCE. A questa Europa neoliberista e militarista va contrapposto un progetto di pace, giustizia sociale e ambientale, democrazia.
Il CPN ribadisce l’impegno del partito nello sviluppo del movimento per la pace, per il cessate il fuoco e la trattativa, il taglio delle spese militari. Giudichiamo positivamente l’assemblea nazionale promossa a Pisa lo scorso 4 giugno dal Movimento No Base, la collaborazione con l’appello promosso da Michele Santoro, il forum di Transform del 14 giugno a Roma, il summit internazionale di Vienna che ha lanciato una settimana di mobilitazione globale (da sabato 30 settembre a domenica 8 ottobre 2023) per un cessate il fuoco immediato e per negoziati di Pace che pongano fine a questa guerra.
In questo quadro aderiamo alla raccolta firme sui quesiti, nonostante riserve di metodo e di merito, contro l’invio di armi. In ogni mobilitazione, sull’alluvione come su questioni sociali, dobbiamo porre come centrale la rivendicazione del no alla guerra e del taglio delle spese militari.
Antifascismo popolare
Il nostro antifascismo è unitario nelle lotte e nelle mobilitazioni, dal 25 aprile al Pride, non si limita alla pur indispensabile difesa della storia e della memoria e ci vede impegnati alla costruzione della più larga mobilitazione possibile e al più vasto schieramento, a partire dal rapporto Anpi, contro i progetti del governo sul piano istituzionale: l’autonomia differenziata e il presidenzialismo. Anche in questo caso il terreno all’offensiva della destra è stato preparato dal centrosinistra nell’ultimo trentennio e per questo manteniamo la nostra alternatività ai poli esistenti.
Il governo Meloni è un prodotto di questa Europa neoliberista e guerrafondaia che ormai legittima la stessa estrema destra se fa propria la guerra e i diktat neoliberisti. L’accordo raggiunto al Consiglio Europeo in materia di immigrazione e asilo, che se confermato cancellerebbe il diritto d’asilo, evidenzia come nemmeno sul terreno delle migrazioni si registra una convergenza pericolosa.
L’europeismo ideologico e l’atlantismo del centrosinistra non costituiscono una barriera a una destra che è pienamente interna alla governance europea e atlantica.
Come abbiamo ripetuto per anni l’affermazione delle destre è maturata dopo decenni di politiche neoliberiste antipopolari e di svuotamento della democrazia costituzionale. Solo un antifascismo popolare può contrastare efficacemente il disegno della destra di stravolgimento della Costituzione. Senza un antifascismo popolare e l’impegno contro la guerra e per l’attuazione della Costituzione non è possibile contrastare un governo di ultradestra, reazionario, classista e guerrafondaio.
L’antifascismo popolare non può che essere sociale, conflittuale, solidale, pacifista e antiliberista. C’è bisogno di una opposizione sociale e politica che lotti con coerenza per i diritti di chi lavora, per la piena occupazione, per il diritto al reddito, alla salute, alla casa, allo studio, per tutte/i, per il drastico taglio alle spese militari. Solo così l’antifascismo ritrova le sue radici, quelle di Matteotti, Gramsci, Rosselli, della Resistenza.
Campagna per il salario minimo e l’opposizione sociale
Alle politiche del governo attuale e di quelli precedenti vanno contrapposte campagne che diano risposta alla questione sociale a partire da salari da fame, inflazione, sanità. Le stesse campagne contro ogni autonomia differenziata e il presidenzialismo/premierato pongono la questione democratica su un piano sociale.
Per queste ragioni la campagna di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per il salario minimo è un impegno centrale per tutto il partito e Unione Popolare. E’ un prima di iniziativa di lavoro di massa che pone al centro la questione dei bassi salari che riguarda milioni di lavoratrici e lavoratori e si accompagna alla sempre crescente precarizzazione.
Ad essa seguiranno una lip per una nuova scala mobile contro l’inflazione per riunificare l’intera classe lavoratrice e un pacchetto referendario su temi sociali, ambientali e democratici tra cui l’abrogazione del job act. La raccolta firme sulla nostra legge di iniziativa popolare dovrà accompagnarsi al nostro impegno nella campagna “riprendiamoci il comune” che vede la convergenza di molte reti di movimento.
Lavoriamo per fare della campagna per il salario minimo l’occasione di costruzione di una convergenza larga di soggettività sociali e sindacali.
La campagna per il salario minimo si intreccia con l’impegno per la costruzione dell’opposizione a un governo che ha come bersaglio i diritti civili e sociali, che coniuga xenofobia, razzismo, sessismo, omolesbobitransfobia insieme alla prepotenza dei ricchi e dei privilegiati. Precarizzazione ulteriore del lavoro e taglio del reddito di cittadinanza mostrano quale sia il modello sociale di questa destra.
La proposta di un salario minimo legale non inferiore a 10 euro è per noi intrecciata alle mobilitazioni per la difesa e l’estensione del reddito di cittadinanza, dalla campagna “Ci vuole un reddito” all’agenda sociale della Rete dei Numeri Pari. La positiva proposta del partito in Campania può essere estesa in altre regioni.
Lavoriamo per la convergenza dei movimenti e delle lotte, per lo sviluppo del conflitto sul terreno sindacale e sociale. In questo quadro sosteniamo la ripresa di mobilitazione della Cgil a partire dalla manifestazione nazionale per la sanità del 24 giugno, lo sciopero del sindacalismo di base del 17 giugno, e la manifestazione nazionale contro il governo del 24 giugno a Roma di cui siamo tra i promotori.
Come dimostra la Francia solo una ripresa delle lotte sociali cambia lo scenario politico e consente anche alla sinistra radicale di assumere dimensioni di massa.
Campagna adesioni Unione Popolare
La campagna per il salario minimo si inserisce nella necessità evidente del rilancio del progetto di Unione Popolare come spazio politico aperto con un programma e una continuità di iniziativa per la pace, la giustizia sociale e ambientale, i diritti.
I risultati delle elezioni amministrative testimoniano le difficoltà a costruire uno spazio dell’alternativa ai poli esistenti nel nostro paese ma anche alcune positive potenzialità.
Il progetto di Unione Popolare può crescere e svilupparsi solo se democratico, partecipato, aperto, inclusivo, non autoreferenziale. Nel precedente CPN e in direzione abbiamo assunto gli orientamenti sulla costruzione di Unione Popolare e i prossimi passaggi.
Nel mese di luglio partirà la campagna di adesioni a UP sulla base di un “manifesto” e siamo impegnati per la migliore riuscita dell’incontro nazionale che il coordinamento provvisorio ha intenzione di convocare per il 9 luglio e nel percorso per giungere a un’assemblea costituente nel mese di ottobre.
Il CPN nei prossimi passaggi dovrà esprimersi sullo Statuto che uscirà dal confronto all’interno di UP, senza escludere la possibilità di svolgere una consultazione delle iscritte e degli iscritti al Partito.
La costruzione di Unione Popolare come movimento e spazio politico unitario non implica un venire meno del ruolo del partito che anzi è chiamato, in una fase storica come questa, a un grande sforzo di elaborazione, analisi, radicamento territoriale e iniziativa politica e sociale.
Il CPN impegna il partito nelle prossime settimane a tutti i livelli:
- campagna raccolta firme per l’istituzione del salario minimo come terreno prioritario di lavoro di massa;
- solidarietà alle popolazioni alluvionate in coordinamento con le BSA e partecipazione alla manifestazione di Bologna del 17 giugno;
- mobilitazione contro la guerra e l’aumento delle spese militari, per il cessate il fuoco e la trattativa;
- campagna contro ogni autonomia differenziata;
- supporto alla campagna “Riprendiamoci il Comune” e referendum contro invio di armi;
- l’Iniziativa delle/i cittadine/i europei in difesa dei diritti di migranti e rifugiati;
- campagna contro la fine della “maggior tutela” per luce e gas;
- partecipazione alla manifestazione nazionale per la sanità della CGIL del 24 giugno e alla manifestazione contro il governo nella stessa giornata a Roma;-
- massimo impegno per la riuscita dell’incontro nazionale di UP, per lo sviluppo di UP sui territori e nella campagna di adesioni on line.
Proposto dal Segretario nazionale MAURIZIO ACERBO
Documento approvato con 89 voti favorevoli, nessun contrario e 57 astenute/i
Roma, 11 giugno 2023