La campagna di raccolta firme per la Legge di iniziativa popolare sul salario minimo a 10 euro l’ora, iniziata anche a Savona un mese fa, si sta facendo largo in mezzo al completo muro di silenzio di giornali e televisioni, sia locali sia nazionali.

Nei primi tre banchetti che abbiamo tenuto ogni sabato di luglio, e che continueranno nelle prossime settimane e poi nella quattro giorni della RifondaFesta 2023 a Cantagalletto (dal 3 al 6 agosto) abbiamo raccolto più di cento firme!

Un risultato non scontato, tenuto conto del periodo estivo, del caldo veramente soffocamente e della voglia, che un po’ tutte e tutti abbiamo, di staccare la spina per qualche settimana e lasciarci problemi e questioni dietro le spalle.

Un risultato che premia gli sforzi di un gruppo di compagne e di compagni che non si sono arresi in questi difficili anni e che, nonostante le previsioni non ottimistiche date dalle elezioni, nonostante lo scoramento che pervade gran parte delle persone e dell’elettorato di sinistra, hanno voluto continuare a manterene viva una realtà politica che è anche sociale e che è e vuole essere una comunità nel vero senso della parola.

La raccolta firme sul salario sociale minimo è, da questo punto di vista, un momento fatto di lunghi mesi in cui potremo spiegare alle cittadine ed ai cittadini le ragioni – abbastanza elementari per la verità – per cui è meglio lavorare per 10 euro (lordi) all’ora con una indicizzazione al tasso inflazionistico, piuttosto che ricevere salari da fame, sottopaghe che sono la vergogna di una Italia incapace di tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, dei precari, di chi uno straccio di lavoro non lo vede da tanto, troppo tempo.

Per definizione, se vogliamo, il lavoro salariato è sfruttamento. Ma oltre la definizione marxiana, che è scienficamente data e, quindi, incontestabile, c’è il tema di un moderno schiavismo mascherato da occupazione dignitosa per il solo fatto di poterla avere.

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Il livello di miseria sociale è così aumentato che non riusciamo più a distinguere i diritti dai doveri e, quando questi due elementi si confondono, chi ne subisce le conseguenze sono i più fragili della società, quelli che non hanno altro da poter offrire se non le loro braccia e le loro menti.

Rifondazione Comunista ed Unione Popolare continueranno questa lotta per portare all’attenzione di un Parlamento ostile alle ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori, un tema come quello dell’aggiornamento del livello salariale. E’ necessario aprire un ragionamento collettivo in merito, dimenticare la rassegnazione di questi anni e rilanciare una lotta veramente di classe.

Possiamo farlo solamente se uniamo le debolezze e le rendiamo così capaci di diventare delle vere nuove forze, delle leve che sollevino il coperchio che sta sulla bollente pentola delle contraddizioni sociali e civili.

Per questo ringraziamo tutte e tutti coloro che fino ad ora hanno firmato e anticipiamo il ringraziamento per chi si fermerà ai banchetti prossimi (a partire da quelli del 22 e 29 luglio sempre in corso Italia a Savona) e per chi verrà alla RifondaFesta a Cantagalletto dal 3 al 6 agosto.

Una firma non fa la rivoluzione, ma è un punto di partenza per accantonare quella insipienza da cui non possiamo lasciarci più prendere. Non ne abbiamo il diritto se vogliamo avere ancora il dovere di reclamare sempre più spazio per le nostre vite. Appartengono solo a noi e non agli imprenditori.

RED.

Savona, 16 luglio 2023