La storia del Partito della Rifondazione Comunista in un profilo cronologico che evidenzia le date in cui accaddero gli avvenimenti di maggiore rilevanza

3 Febbraio 1991
Rimini – Nasce il Movimento per la Rifondazione comunista
Una novantina di delegati al XX congresso, che decreta lo scioglimento del Partito Comunista Italiano (PCI) con 807 voti favorevoli, 75 contrari e 49 astenuti e la contestuale nascita del Partito Democratico della Sinistra (PDS), non aderisce alla nuova formazione e dà vita al Movimento per la Rifondazione comunista. Ne fanno parte: Armando Cossutta, Sergio Garavini (coordinatore nazionale), Lucio Libertini, Rino Serri, Ersilia Salvato, Nichi Vendola, Franco Giordano.

14 maggio 1991
Roma – Lucio Magri lascia il gruppo parlamentare del PDS alla Camera. Lo stesso fa Luciana Castellina all’europarlamento di Strasburgo. Con loro il gruppo ex PDUP (Partito di Unità Proletaria) che lascia la Quercia per aderire a Rifondazione.

9 giugno 1991
Riccione – L’VIII congresso di Democrazia Proletaria (DP) delibera lo scioglimento del partito e la confluenza nel Movimento per la Rifondazione Comunista, ove quindi approdano, tra gli altri, Giovanni Russo Spena, Paolo Ferrero, Marida Bolognesi, Luigi Vinci, Livio Maitan, Marco Ferrando, Domenico Jervolino, Luigi Malabarba, Salvatore Cannavò.

12-14 dicembre 1991
Roma – I 1.300 delegati al I congresso sanciscono la nascita del Partito della Rifondazione comunista (PRC). Viene istituito un Comitato politico nazionale, erede del Comitato centrale del PCI. Questi elegge segretario Sergio Garavini. Viene inoltre istituita la carica di presidente, ricoperta da Armando Cossutta. Il congresso stabilisce infine che nel PRC sono tollerate le correnti organizzate, mai accettate dal PCI.

5 aprile 1992
Alle elezioni politiche, prima prova delle urne dopo la scissione, il PRC prende il 5,6% alla Camera dei Deputati e il 6,5% al Senato della Repubblica.

Primavera 1993
Si approfondisce la divergenza tra Garavini e Cossutta. In maggio la direzione nazionale boccia la proposta di unità di azione con il PDS avanzata dal segretario Sergio Garavini, che di conseguenza rassegna le proprie dimissioni, mentre il partito viene affidato a un direttorio che lo deve guidare al II congresso.

Fausto Bertinotti

10 maggio 1993
Fausto Bertinotti lascia polemicamente il PDS insieme ad altri 30 dirigenti sindacali della CGIL. Lo stesso fa Pietro Ingrao, che dopo la battaglia contro lo scioglimento del PCI aveva preferito rimanere “nel gorgo” del PDS.

17 settembre 1993
Bertinotti si iscrive a Rifondazione Comunista. Cossutta e Magri lo vogliono subito alla segreteria.

23 gennaio 1994
Dopo il II congresso del PRC, Bertinotti viene eletto segretario dal Comitato politico con 160 voti a favore su 193. Cossutta è confermato presidente.

Primavera 1994
Alle elezioni politiche il PRC si presenta insieme all’alleanza dei “Progressisti” che esce sconfitta dalla sfida con la destra berlusconiana appena scesa in campo. Rifondazione ottiene il 6%

12 giugno 1994
Alle elezioni europee il PRC ottiene 6 europaramentari grazie al 6,0%

22 dicembre 1994
Berlusconi è costretto a dimettersi a causa del venir meno della fiducia della Lega. Il PRC ha presentato una propria mozione di sfiducia al governo autonoma da quella firmata da Carroccio, Popolari e pidiessini.

25 gennaio 1995
14 deputati del PRC, tra cui Garavini e il capogruppo Famiano Crucianelli, votano la fiducia al governo Dini permettendo la sua nascita in aperto dissenso con l’indicazione contraria del partito sostenuta da Bertinotti e Cossutta. Crucianelli si dimette e viene sostituito da Oliviero Diliberto. Il PRC decide di non prendere formalmente provvedimenti, ma scoppiano forti tensioni e accese polemiche.

Marzo 1995
I dissidenti sostengono anche la manovra economica bis del governo Dini, recante anche la riforma del sistema previdenziale.

Giugno 1995
14 deputati, 3 senatori, 2 europarlamentari lasciano il Prc per dare vita al Movimento dei Comunisti Unitari che tre anni dopo confluirà nella costituente dei Democratici di Sinistra (DS). Tra i fuoriusciti, una parte considerevole dell’ex PDUP (Magri, Castellina, Crucianelli) e Garavini.
Intanto alle regionali i consensi del PRC sono cresciuti fino all’8% grazie anche alla battaglia contro la riforma previdenziale. Le forze di centrosinistra si rendono disponibili per un accordo.

25 ottobre 1995
Il centrodestra cerca di far cadere con una mozione di sfiducia il governo Dini, che si salva grazie alle astensioni del PRC che in cambio strappa a Dini l’impegno a dimettersi in dicembre per andare a nuove elezioni.

6 dicembre 1996
Romano Prodi presenta il documento di programma della coalizione dell’Ulivo, che Prc e Verdi però respingono.

Febbraio 1996
Il Comitato politico nazionale del PRC approva la proposta di “patto di desistenza” con l’Ulivo avanzata da Bertinotti e Cossutta con il voto contrario delle minoranze trotzkyste.

21 aprile 1996
Alle elezioni, da cui esce vincitore Prodi, il PRC raggiunge il suo massimo storico, l’8,6% alla Camera e il 7,5 al Senato. Il partito decide l’appoggio esterno al governo.

Dicembre 1996
Al III congresso la mozione di Bertinotti e Cossutta favorevole a “influenzare l’esperienza del governo Prodi” ottiene l’85,48% dei consensi.

Armando Cossutta

9 ottobre 1997
Il capogruppo Oliviero Diliberto presenta una mozione, firmata anche da Bertinotti e Cossutta, che boccia la finanziaria del governo Prodi. Il presidente del consiglio non aspetta il voto e presenta le sue dimissioni. Grazie a una mediazione, in cui rientra l’impegno del governo a varare una legge sulla riduzione a 35 ore dell’orario di lavoro entro il 2001, la crisi rientra. Tuttavia Bertinotti non è soddisfatto quanto Cossutta della ricomposizione, e cominciano ad acuirsi il dibattito e il divario interni che dureranno per tutta la prima metà del 1998.

16 settembre 1998
Prodi presenta la manovra finanziaria. Bertinotti è risolutamente critico e lancia la parola d’ordine “svolta o rottura”, Cossutta è invece propenso a trattare.

3-4 ottobre 1998
Al Comitato politico la mozione bertinottiana a favore della rottura col governo ottiene 188 voti favorevoli, quella di Cossutta per la trattativa 112, quella della minoranza trotzkysta, anch’essa contro il governo, 24. Il giorno successivo Cossutta si dimette da presidente del PRC.

9 ottobre 1998
Il gruppo del PRC si spacca nella votazione sulla fiducia a Prodi, che viene approvata per un voto di scarto. Due giorni dopo Cossutta, Diliberto e gli altri sostenitori dell’accordo lasciano il PRC per fondare il Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), che appoggia e entra a far parte dei successivi governi guidati da Massimo D’Alema e Giuliano Amato.

Marzo 1999
Si svolge a Rimini il IV congresso del PRC. Alla mozione del segretario, sostenuta anche da ex cossuttiani e dai trotzkysti dell’area di Livio Maitan, che ottiene l’84% dei consensi, si contrappone solo la componente trotzkysta di Ferrando e Grisolia. Il termine “Rifondazione” viene inserito nel simbolo.

Giugno 1999
Bertinotti sostiene l’esigenza di “rompere la gabbia del centrosinistra”. Alle elezioni europee, però, il PRC raccoglie il 4%.

Luglio 1999
Al Comitato politico Bertinotti avanza la proposta di un forum “aperto alla sinistra antagonista e ai movimenti anti-liberisti”. Tuttavia il PRC non sarà presente ufficialmente a Seattle nelle mobilitazioni contro il terzo forum dell’Organizzazione mondiale del commercio e ad analoghi appuntamenti, fino alla protesta contro la Conferenza intergovernativa della UE a Nizza che nel dicembre 2000 vedrà in prima linea Verdi e PRC.

Aprile 2000
Alle elezioni regionali il PRC stipula accordi di governo e di desistenza in tutte le regioni tranne che in Toscana. Ma le elezioni sono un successo della destra che vince in 10 regioni su 15.

21 gennaio 2001
In occasione delle celebrazioni per gli 80 anni dalla fondazione del PCI a Livorno, Bertinotti invita a riscoprire le radici marxiste ma a sradicare al contempo dal partito ogni residuo di stalinismo.

13 maggio 2001
Dopo una lunga trattativa con l’Ulivo il PRC decide per il “patto di non belligeranza”, che lo porta a correre nella sola quota proporzionale per la Camera in modo indipendente per il Senato. Rifondazione ottiene il 5%, unico partito fuori dai poli a superare lo sbarramento del 4. Tuttavia la scelta frutterà forti contestazioni da parte ulivista in quanto la mancata intesa priva il centrosinistra di circa 40 deputati.

19-21 luglio 2001
Il PRC è tra i protagonisti, insieme alla FIOM e ai Verdi e al vasto arcipelago delle associazioni e dei movimenti, del Social Forum di Genova in occasione del G8.

15-16 dicembre 2001
Vengono approvate dal Comitato politico nazionale le 63 tesi alla base del successivo V congresso del PRC.

4-7 aprile 2002
Si svolge a Rimini il V congresso. Nella sua relazione introduttiva Bertinotti pone la questione della costruzione di un nuovo progetto politico di alternativa di società fondato sul “no alla guerra e no al neoliberismo”. Bertinotti lancia inoltre la proposta di referendum per l’estensione dell’articolo 18, a sua volta sotto pressante attacco da parte delle forze padronali.

29 aprile 2003
Nel dibattito che si svolge alla Camera sulla carcerazione di 75 dissidenti cubani e la fucilazione di 3 di loro il PRC presenta una mozione di aperta condanna.

3-4 maggio 2003
Per la posizione assunta su Cuba, nel corso del Comitato politico nazionale Bertinotti viene fatto oggetto di numerose critiche, che respinge fermamente spiegando che il rifiuto della pena di morte è “hic et nunc senza se e senza ma” e non riguarda la storia di Cuba.

6 marzo 2003
I leader del centrosinistra tornano a riunirsi per la prima volta tutti insieme con Bertinotti alla Camera. Alla fine dell’incontro viene avviato il lavoro di alcune commissioni.

16 maggio 2003
Bertinotti spiega l’idea nuova di un rapporto organico con il centrosinistra che trova fondamento nella forza di partecipazione delle mobilitazioni per la pace e sull’articolo 18, dichiarando che il PRC è disponibile “solo ad un accordo di programma e non a riesumare vecchie formule come la desistenza”.

17 giugno 2003
La direzione del PRC approva la ricerca di intese su basi nuove e di programma con tutto il centrosinistra con 21 voti a favore, 5 contro e 10 astenuti.

28-29 giugno 2003
Anche il Comitato politico nazionale approva la nuova stagione dei rapporti unitari e di programma con 68 sì, 14 no e 1 astensione.

10 gennaio 2004
A Berlino nasce il Partito della Sinistra Europea (SE), cui aderiscono in un primo momento 11 formazioni politiche su 19 presenti. Bertinotti è eletto primo presidente.
Sull’onda della stagione movimentista, l’iniziativa è frutto dell’idea di dar vita a una formazione europea della sinistra alternativa che sia “una rottura di continuità con il passato, che non può limitarsi a rinnegare lo stalinismo, ma che introduca la nonviolenza come elemento di riforma del comunismo stesso”.
Tuttavia al suo ritorno in Italia Bertinotti deve fronteggiare molte obiezioni interne, espressione anche del dissenso per una scelta maturata senza adeguato coinvolgimento del partito. La direzione approva con 21 sì e 17 no la costituzione della SE, mentre nel successivo Comitato politico la decisione del segretario passa con 67 voti favorevoli e 53 contrari.

8-9 maggio 2004
A Roma si svolge il congresso fondativo della Sinistra europea italiana che elegge Bertinotti presidente all’unanimità.

11 ottobre 2004
I partiti dell’Ulivo decidono di allargare la coalizione anche a Italia dei Valori e a Rifondazione. Nasce quindi un nuovo soggetto politico-elettorale, la Grande Alleanza Democratica (GAD), che poi prenderà il nome de “L’Unione”. Contestualmente si decide di svolgere elezioni primarie da tenersi nel 2005.

30-31 ottobre 2004
Il Comitato politico decide che il congresso si svolgerà per mozioni contrapposte.

20-21 novembre 2004
Il Comitato politico licenzia 5 documenti congressuali, rappresentativi di altrettante componenti interne.

20 dicembre 2004
A causa del braccio di ferro tra L’Ulivo e il PRC per la candidatura alla presidenza regione Puglia, si decide di svolgere le primarie cui concorreranno Francesco Boccia e Nichi Vendola.

16 gennaio 2005
Vendola sovverte i pronostici e vince le primarie in Puglia. Bertinotti lancia la propria candidatura alle primarie per la premiership.

3-6 marzo 2005
Al palazzo del cinema di Venezia di apre il VI congresso del PRC. Bertinotti arriva al congresso con il 59% dei consensi, pari a 409 delegati. L’area dell’Ernesto e Essere comunisti (Grassi) ne ha 181. Le tre minoranze trotzkyste: Ferrando 45, Malabarba 45, Bellotti 11.
Al congresso viene annunciata e applaudita l’iscrizione al PRC di Pietro Ingrao. Bertinotti annuncia che è la sua ultima volta da segretario e invoca il “ricambio generazionale”. Il Comitato politico nazionale lo elegge con 143 sì, 85 no, 2 astenuti, 30 non partecipanti al voto.

2-4 aprile 2005
Elezioni regionali. L’Unione vince in 12 regioni su 14. Vendola diventa presidente della Puglia.

Ottobre 2005
Alle primarie partecipano oltre 4 milioni di persone. Prodi ottiene un vasto consenso. Bertinotti arriva secondo con il 14,7%, pari a 631.592 voti.

9-10 aprile 2006
Dopo tre legislature di uninominale maggioritario con un quarto di quota proporzionale alla Camera (Mattarellum), si vota con la nuova legge elettorale proporzionale (Porcellum). L’Unione vince di misura, di fatto non riuscendo neanche a prevalere al Senato. Il PRC ottiene il 5,8% alla Camera e il 7,4 al Senato, nonché il massimo storico degli eletti: 41 deputati e 27 senatori.

29 aprile 2006
Fausto Bertinotti viene eletto presidente dell’assemblea di Montecitorio e lascia quindi la segreteria del PRC.

7 maggio 2006
Il Comitato politico elegge nuovo segretario del PRC Franco Giordano con 139 voti a favore, 7 voti a Ferrando, 47 schede bianche, 9 nulle. Tanto da parte della componente di Grassi che di quella trotzkista l’astensione vuol essere “segnale di apertura e di verifica della gestione del partito”

17 maggio 2006
Nasce il governo Prodi. Unico ministro del PRC è Paolo Ferrero (alle politiche sociali), Patrizia Sentinelli è viceministro (agli esteri), 6 i sottosegretari, tra cui Alfonso Gianni (Sviluppo economico). Nelle settimane successive Francesco Forgione è eletto presidente della Commissione parlamentare antimafia.

18 giugno 2006
La componente trotzkista guidata da Marco Ferrando e Franco Grisolia lascia il partito in polemica con la sua deriva giudicata moderata e filogovernativa per fondare il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL).

8 dicembre 2007
Sinistra Critica, componente guidata da Salvatore Cannavò, Franco Turigliatto e Luigi Malabarba, lascia il PRC dopo un anno di convivenza sempre più difficile segnata dall’approfondirsi delle divergenze in special modo rispetto alla partecipazione al governo.

21 febbraio 2007
Imperversa la questione del rifinanziamento della missione in Afghanistan. Prodi si dimette a seguito della mancata approvazione di un ordine del giorno sulla politica estera al senato. Sul PRC si abbatte la bufera a causa della mancata partecipazione al voto di Franco Turigliatto, anche se a essere determinante è il voto contrario di tre senatori a vita. In una settimana la crisi viene superata e il governo prosegue il suo corso.

25 febbraio 2007
Bertinotti lancia dalle colonne di “Liberazione” l’idea di unificazione delle forze di sinistra che già era alla base della Sinistra Europea, ma andando al di là anche di quella formulazione, al fine di realizzare un soggetto con la “massa critica” necessaria a fronteggiare e competere con il nascituro Partito democratico.

27-28 maggio 2007
Alle amministrative il PRC subisce un complessivo arretramento in tutti gli enti per cui si vota, passando da una media del 6 a una del 4% nelle amministrazioni interessate.

9 giugno 2007
Il sit-in indetto insieme alle altre forze di sinistra de L’Unione per contestare la visita del presidente Bush è un flop, mentre non lontano la manifestazione delle aree di movimento è un successo.

20 ottobre 2007
Riscuote successo la manifestazione indetta da ‘il manifesto’, ‘Liberazione’ e ‘Carta’ per sollecitare la sinistra a farsi sentire nel paese e nel governo. Alla manifestazione aderisce in massa il PRC(e anche il PdCI), non fa lo stesso invece Sinistra Democratica (SD), la forza guidata da Fabio Mussi nata dallo scioglimento dei DS.

8-9 dicembre 2007
Si svolge alla Fiera nuova di Roma l’Assemblea della sinistra e degli ecologisti, detta degli “Stati Generali” perché lancia l’aggregazione di PRC, PdCI, SD e Verdi sotto un’unica insegna: “la Sinistra l’Arcobaleno”.

23 gennaio 2008
Cade il governo Prodi in conseguenza del fatto che al Senato è venuto meno l’appoggio dell’UDEUR di Clemente Mastella (a sua volta sottoposto a inchieste giudiziarie).

13-14 aprile 2008
Alle elezioni politiche le liste della Sinistra l’Arcobaleno subiscono una pesantissima sconfitta e rimangono sotto tutte le soglie di sbarramento. Il PRC, insieme agli altri partiti dell’aggregazione, è fuori dal parlamento nazionale con il 3,0% alla Camera e il 3,2% al Senato.

20 aprile 2008
Prendendo atto del verdetto critico delle urne, il segretario, Franco Giordano e tutta la segreteria si presentano dimissionari rimettendo il mandato al Comitato politico nazionale, il quale affida la guida del PRC a un Comitato di gestione, composto da 12 esponenti, incaricato di traghettare il partito al VII congresso. Frattanto, infatti, si è venuta configurando in seno al partito una disarticolazione della maggioranza uscita dal precedente congresso di Venezia. Il dibattito congressuale che ne scaturisce vede a confronto 5 mozioni tra loro concorrenti e espressione di una nuova articolazione interna delle componenti e delle opzioni politiche.

24-27 luglio 2008
Si svolge a Chianciano Terme il VII congresso del Partito della Rifondazione Comunista. Dopo quattro giorni di assemblea, il VII Congresso, con 142 voti a favore, 134 contrari, 4 schede bianche e un’astensione, elegge Paolo Ferrero alla carica di segretario nazionale del PRC-SE.

…continua…