Cento anni resistenti: addio a Sergio Leti, il partigiano “Gin”

Sergio Leti ci ha lasciati dopo un secolo di vita. Un’esistenza lunga, tragica per l’esperienza del fascismo e della guerra, per la perdita della madre, Clelia Corradini, uccisa dai fascisti dopo essere stata torturata: il partigiano “Gin” se ne è andato e ha, fino alla fine, reso la testimonianza del movimento resistenziale, della lotta per la libertà dalla dittatura e per la fine del conflitto mondiale.
Sergio Leti era nato a Vado Ligure l’8 aprile 1925, vent’anni prima che la Resistenza diventasse quel grande movimento di popolo, avanguardia antifascista di un’Italia che si voleva finalmente libera dal mussolinismo, dalla monarchia, data alle speranze del mondo del lavoro su cui sarebbe stata edificata la Costituzione repubblicana.
Gin, nel fatidico 1943, precisamente nel novembre di quell’anno, prese la via del Teccio del Tersè e lì, insieme ad altri sette compagni diede vita al primo nucleo di volontari, di combattenti per la libertà. Giovanissimo aveva, come già ricordato, perso sua madre, Clelia Corradini, antifascista e partigiana anche lei: nome di battaglia “Jvanka”.
Venne catturata a Vado Ligure il 24 agosto del 1944, torturata e passata per le armi. Clelia era rimasta vedova in giovane età, con tre figli da far crescere. Sergio, all’epoca aveva undici anni, ed era il maggiore. La consonanza con il cognome “Levi” aveva procurato alla famiglia non pochi guai: le milizie fasciste perquisirono molte volte la loro casa, accusando i Leti di avere contatti con famiglie ebree.
Il giorno della fucilazione di Clelia, il plotone di esecuzione si rifiutà di sparare dopo averle sentito pronunciare la frase: «Ma non ce l’avete una madre?». Fu allora che il tenente Zotti delle Brigate nere prese in mano un mitra e la falcidiò. Sergio venne a sapere della fucilazione della madre mentre si trovava in Val Bormida: lì aveva sede il suo distaccamento partigiano.
Per il suo impegno resistente, Sergio ebbe la Medaglia d’argento al Valor Militare per la Resistenza. Il Comune di Bardineto nel 2022 gli ha conferito la cittadinanza onoraria per aver combattuto proprio nella zona, per la precisione nei dintorni di Calizzano. Ricordato non solo a Vado Ligure, ma da tutto il movimento resistente savonese e ligure, le parole della Sezione ANPI di Vado Ligure rimangono un commovente saluti a cui tutta Rifondazione Comunista si associa:
«Vado oggi ha perso una parte importante di sé, delle sue radici, della sua storia meravigliosa fatta da tanti uomini e donne coraggiose».
Vogliamo ricordalo con le sue stesse parole, con il racconto di quegli anni di ribellione corale al regime fascista, di lotta per quel nuovo risorgimento dell’Italia che ha dato poi i suoi frutti nella fondazione della Repubblica.
Addio Sergio, buon viaggio, ora e sempre Resistenza!
RED.
12 giugno 2025
foto tratta da Noi Partigiani