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Avanti divisi. Il post-congresso e i prossimi passi

Maurizio Acerbo confermato segretario sul filo, il partito spaccato su strategie politiche e alleanze tattiche, i prossimi passi nel rinnovo degli organismi interni

L’ha spuntata per un voto Maurizio Acerbo, confermato dal comitato politico nazionale segretario di Rifondazione comunista, mentre la platea dei delegati si è espressa con una maggioranza di dodici voti per il documento 1, firmato dallo stesso segretario uscente. Acerbo ha definito la nuova linea uscita dal dodicesimo congresso come espressione di un comunismo «democratico, libertario e intersezionale».

Questi aggettivi servono a sottolineare che la posta in palio di questo congresso giocatosi fino all’ultimo voto, non riguarda soltanto la questione delle alleanze elettorali, come in molti hanno sostenuto ma ha un profilo politico-culturale più largo. Nelle intenzioni dichiarate del segretario, il tema più che divisivo degli accordi per il voto dovrebbe essere secondario, conseguente alle campagne politiche che il PRC metterà in campo.

In ogni caso, annuncia Acerbo prima di salutare quella che con gergo dylaniano chiama «la svolta elettrica» di Rifondazione, «le scelte sulle elezioni saranno sottoposte al voto delle iscritte e degli iscritti».

C’è stato un momento, nel dibattito congressuale, che ha messo in luce le differenze e palesato lo scontro che ha diviso in parti quasi uguali il partito. È stato quando Paolo Ferrero, tra i firmatari del secondo documento che insisteva sul «terzo polo» alternativo a centrodestra e centrosinistra, si è rivolto al tavolo della presidenza al quale era seduto Acerbo per sottolineare come la «contraddizione principale» in questa fase stia nello scontro globale tra i BRICS e gli Stati uniti.

Per Acerbo, invece, il nodo è «la guerra», al di là delle considerazioni geopolitiche. E «il compito dei comunisti» (come nel primo conflitto mondiale) è rivendicare la pace. Il dibattito è destinato a proseguire, visto che Ferrero e gli altri «per responsabilità» ha anche detto che, nonostante contestino la validità dei numeri usciti dal congresso, resteranno nel partito.

Ezio Locatelli, uno dei sottoscrittori del documento 2, sostiene che «dar vita a una gestione monocratica di Rifondazione fondata sull’esclusione dalla gestione di metà del partito è una scelta che non fa fare passi in avanti, può solo far danni». «Ho accettato di continuare a fare il segretario con la consapevolezza che non sarà facile andare avanti in un partito così spaccato», ribatte Acerbo.

Entro un paio di settimane bisognerà convocare il Comitato politico nazionale al quale sarà proposta la nuova segreteria. In quel momento, prosegue il segretario, «si capirà se vi sono le condizioni politiche e umane per andare avanti con spirito costruttivo».

Resta qualche terreno di confronto: il CPN ha approvato un ordine del giorno che contiene le cose da fare nei prossimi mesi, gli impegni che attendono gli aderenti a Rifondazione comunista. Sono le manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese e quello curdo (sabato 15 si va in piazza per la liberazione di Abdullah Öcalan) e le campagne per i referendum contro il Jobs act e per la cittadinanza ai migranti.

GIULIANO SANTORO

da il manifesto.it

foto tratta dalla pagina Facebook del Partito della Rifondazione Comunista – Umbria


Speciale XII Congresso nazionale