La grande catena umana che protegge il mare, che si fa perimetro aperto della partecipazione diffusa, coinvolgente, che sembra non finire da Savona a Bergeggi, che va oltre lo sguardo dei droni che la sorvolano, è un serpentone mai visto in una lotta ambientale che è anche sociale e, quindi, politica. 

Nonostante quel che molti dei partecipanti pensino, la politica c’entra: prima di tutto perché è la politica – quella istituzionale – che sta gestendo la partita; in secondo luogo perché una risposta popolare, di massa, è un altro modo di fare politica, di occuparsi delle questioni pubblica dal basso, puntando in alto, a disarticolare i piani di un governo che libera l’amministrazione fratellitaliana di Piombino dalla grana del rigassificatore e, tramite Toti, lo colloca nel savonese.

Qui non si tratta di allontanare un po’ dalle nostre coste la nave gasiera e l’impianto mare-terra che la affiancherebbe nella produzione di gas. Qui si tratta di dire basta con i combustibili fossili, con lo sfruttamento di energie che sono degenerative, impossibili da contenere nei danni che provocano all’ambiente tutto e alla salute di chiunque.

La grande catena umana è composta da circa sedicimila persone. Uomini e donne di ogni età, tanti bambini che scorrazzano in riva al mare. Singoli cittadini che si sono prodotti magliette con scritte, slogan, frasi e che hanno passato ore nei giorni scorsi a fare cartelloni, striscioni, ad inventarsi ogni tipo di forma comunicativa possibile per dire NO al rigassificatore nella rada di Vado Ligure e davanti a Zinola.

La risposta all’appello dei promotori che l’hanno sostenuta, incoraggiata e organizzata prevalentemente sulle nuove piattaforme internettiane dei social network (Facebook, Telegram, ecc.) è un dato così eclatantemente di fatto da non poter essere ignorato nemmeno dalla prosopopea totiana, dalla minimizzazione ironizzante sul terrappiatismo e il livello di primitivismo dei sostenitori dell’energia pulita, rinnovale, della tutela della salute di ciascuno e di tutti.

Ilaria è con tutta la famiglia in riva al mare vicino a “Garibaldi” a Savona: «Ho partecipato alla catena umana per dire no al rigassificatore come coordinatrice per i Bagni Savona, prendendo contatti poco prima della manifestazione con i referenti delle spiagge vicine, al fine di ottimizzare l’ organizzazione. La partecipazione è stata massiccia e ben oltre le aspettative. Un’emozione grandissima preparare striscioni e magliette insieme a mia mamma e mio figlio e fare da anello, insieme la mia famiglia, di questa immensa catena a protezione del nostro splendido mare»

 

Daniela invece è a Vado Ligure: «Se devo dirla tutta, sono stata strafelice di vedere così tanta gente. Avevo anche coinvolto dei turisti che vengono sempre lì alla spiaggia libera e infatti si sono presentati. Essere tutti lì insieme mi ha fatto bene al cuore e alla mente: finalmente qualcosa e/o qualcuno ha risvegliato la voglia di partecipare».

La catena umana esige la continuità fisica, mano nella mano, piede dopo piede, striscione dopo striscione. Il messaggio a Toti e alla sua giunta è chiaro: il rigassificatore è una vera e propria potenziale bomba esplosiva che nessuno può davvero garantire, al cento per cento, che non esploderà se si dovessero verificare le condizioni estreme che, tanto più con i cambiamenti climatici in corso, sono sempre più frequenti anche al largo nel mare.

Che poi, se si studia un po’ bene la questione, siamo al largo, ma nemmeno tanto: 2,9 km da Savona e circa 4 km da Vado Ligure. L’impatto anche a terra sarebbe di non poco conto. E ne sanno qualcosa i quilianesi che, infatti, sono protagonisti come noi savonesi in questa vicenda che potrebbe essere un incubo di mezza estate (visto che è scoppiato proprio un mesetto fa).

Sul litorale sempre di Savona incontriamo (non per caso) il consigliere comunale di Sinistra per Savona, Marco Ravera. Gli chiediamo una opinione in merito: «L’idea del rigassificatore a Vado Ligure e Savona, oltre a tutti i Comuni direttamente o indirettamente coinvolti, è sbagliata nel metodo e nel merito.

Nel metodo perché quella che sta avvenendo non è una scelta, ma un’imposizione del Presidente della Liguria Giovanni Toti, che ha agito senza consultare i territori, nemmeno i comuni; nel merito perché nel 2023 è folle parlare ancora di combustibile fossile, non rinnovabile, con un impianto impattante, in una zona già ambientalmente “provata“.

Bene sta facendo il Sindaco di Savona Marco Russo nel cercare di coalizzare un intero territorio contro questa opera, vista anche la totale assenza di risposte e rassicurazione da parte della Regione».

La catena umana non si scioglie nemmeno dopo i ventuno lunghi minuti in cui, simbolicamente, si è fatta rintocco di campana, secondo dopo secondo, per dire con una certa solennità, con tutte le ragioni del caso, senza alcun tono acceso o polemica inutile, che la Liguria, come tutta l’Italia, non è soltanto il nostro territorio, la nostra regione e la nostra nazione. Sono un patrimonio comune, di tutti. Anche dei turisti che vengono in Riviera tanto d’estate quanto d’inverno.

Dobbiamo scongiurare la minaccia del rigassificatore e con essa allontanare la protervia e l’arroganza di un potere istituzionale che, invece, deve ascoltare i territori e non può trincerarsi dietro una specie di pessimismo manieristico da distribuire a piene mani se non si accetta il dettame prestabilito di uno sviluppismo che, fino ad oggi, ha fatto esclusivamente danni.

La lotta è appena cominciata. Ce n’est qu un debut. O per dirla alla ligure… “Che l’inse?“.

E per saperne un po di più… Scarica e diffondi le locandine (formato JPG): “Cos’è il rigassificatore” / “Perché è pericolosa” / “Perché inquina il mare” / “Perché inquina l’aria“.

Diffondi il volantino di Rifondazione Comunista – Unione Popolare (formato PDF) / locandina (formato JPG) / cartolina per i social (formato PNG).

RED.

11 settembre 2023

foto tratta da Facebook, di Davide Roncarolo