Mentre quotidiani e media vari continuano a raccontare la favola del paese in crescita, quasi a guidare addirittura la ripresa economica dell’intera Europa, chi vive nel paese reale sa benissimo quante siano le difficoltà quotidiane, non solo per arrivare a fine mese, ma addirittura per sopravvivere giorno dopo giorno.

Gli aumenti costanti di prezzo dei generi alimentari, le bollette di luce e gas, i carburanti, affitti e mutui assorbono quasi completamente i magrissimi salari della stragrande maggioranza della popolazione.

ISTAT, OCSE e altre importanti istituzioni dicono chiaramente che abbiamo i salari più bassi d’Europa. Che le famiglie sotto la soglia di povertà sono aumentate in maniera vertiginosa. A fare la fila alle mense della Caritas sono sempre più presenti cittadini che fino a poco tempo fa facevano parte del cosiddetto ‘ceto medio’.

I contratti di lavoro sono sempre più a tempo determinato, precari e senza tutele.

Nella nostra provincia negli ultimi dieci anni hanno chiuso decine di fabbriche, i posti di lavoro stabile perduti non si contano e sono stati solo in piccola parte riassorbiti o sostituiti da contratti a chiamata, interinali, a tempo determinato. Il precariato diffuso.

Gli infortuni sul lavoro solo nel 2021 sono aumentati, nella nostra provincia, del 13%. Contemporaneamente, però, padroni e multinazionali hanno triplicato i loro profitti e dividendi, non smettendo mai di alzare la voce e pretendere aiuti di stato che regolarmente gli vengono concessi.

I tempi sono maturi per una nuova lunga stagione di lotte e iniziative volte a cambiare questo stato di cose: riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, forti rivendicazioni di aumenti salariali, cancellazione di tutte quelle forme contrattuali che rafforzano e creano il precariato, abolizione del Jobs Act e ripristino dell’articolo 18 allargandolo a tutti i lavoratori. Ritorno a una sanità pubblica gratuita e universale con un grande piano nazionale di assunzioni e stabilizzazioni del precariato. Lo stesso vale per la scuola, con abolizione dell’alternanza scuola lavoro e basta con le classi pollaio.

Le “morti sul lavoro” sono dovute nella maggioranza dei casi alle pressioni cui vengono sottoposti i lavoratori: ciò che prima si faceva in otto ore adesso va fatto in quattro, ciò che prima necessitava di due lavoratori ora si fa con uno solo, rendendo vane e inutili norme e leggi sulla sicurezza. In nome del profitto.

Profitto di pochi a spese e col sangue delle classi lavoratrici. Il ricatto lavoro/salute domina e decide le scelte produttive e organizzative.

E’ tempo di tornare a parlare tra noi sfruttati, oppressi, ricattati. E’ tempo di unirci e tornare a lottare contro la violenza di questa società che ogni giorno spietatamente uccide, reprime, opprime, inquina, emargina e discrimina.

Contro questo nuovo fascismo crescente e dilagante non serve a nulla la resilienza di cui tanto si parla, ma di Resistenza, di lotta e partecipazione attiva.

Noi comunisti siamo sempre stati, siamo e saremo dalla parte degli oppressi, degli sfruttati e degli ultimi. Voi tutti da che parte state? Noi vi aspettiamo per cambiare insieme.

ANTONIO MURRU
Circolo “XXV Aprile – Antonio Gramsci” – Vado Ligure/Quiliano
Consigliere comunale “Memoria e futuro” – Vado Ligure

26 febbraio 2022