Pubblichiamo il testo del discorso tenuto dal Sindaco di Savona, Marco Russo, in piazza Martiri della Libertà il 24 aprile 2023 in occasione della manifestazione per la celebrazione del 78esimo anniversario della liberazione della Città dal nazifascismo

Saluto il signor Prefetto e le Autorità Civili, Militari e Religiose, che ringrazio per la loro presenza;

saluto il prof. Iacopo Marchisio, che ringrazio per aver accettato di pronunciare l’orazione ufficiale;

saluto tutti i cittadini presenti che rendono viva questa cerimonia. I cortei provenienti da Lavagnola, Villapiana, Fornaci, la Rocca – con Zinola che festeggia in contemporanea– e tutti i cittadini che convengono da tutti i quartieri, hanno un forte significato perchè rappresentano una città che si stringe in questa piazza simbolo della Resistenza, intorno all’uomo che apre le sbarre e si libera.

Saluto e ringrazio ANPI, FVL, ANED, ISREC – qui con me sul palco, come è doveroso che sia – per il loro costante impegno ad animare il tavolo antifascista e consentirci di celebrare degnamente le ricorrenze più importanti della Resistenza a Savona.

Il 24 Aprile è la data simbolo della Liberazione della nostra città, ma l’anno è costellato di tante date della memoria antifascista, che ogni volta tengo a ricordare:

27 gennaio – deportazione nei campi di sterminio;

1 marzo – gli scioperi – il mondo del lavoro che alza la testa;

5 aprile – Pasqua di sangue – sacrificio di antifascisti in valloria;

4-5 agosto – i fascisti che occupano la casa del lavoro e il municipio, atti simbolo della negazione e dell’annientamento della democrazia;

1 novembre – sacrificio di antifascisti nel fossato del priamar;

27 dicembre – Natale di sangue – sacrificio di antifascisti al forte di  Madonna degli angeli.

Sono solo le più importanti, accanto a molte altre che segnano il nostro territorio.

Dobbiamo considerarle come le pietre di una collana: ciascuna da sola è importante e significativa, ma tenute insieme, come una collana appunto, assumono un ulteriore valore perchè definiscono una identità della città.

Sono punti che, uniti, disegnano la medaglia d’oro alla Resistenza.

Una città che sta cercando di fare emergere la sua identità, di renderla riconoscibile, e proprio per questo si sta preparando a candidarsi a Capitale Italiana della Cultura, non può non partire da qui, non può non trovare nell’antifascismo un tratto fondamentale del proprio DNA.

Dobbiamo dirlo con chiarezza – ed è davvero incredibile doverlo fare ancora oggi: l’antifascismo, la lotta di liberazione, la liberazione dalla dittatura nazifascista sono le fondamenta della nostra Repubblica e del patto civico che unisce il nostro paese.

Come disse il Presidente Mattarella  “la Resistenza è un serbatorio fecondo di valori morali e civili”.

La nostra Costituzione raccoglie quei valori e li codifica nel patto democratico che ci tiene insieme e che rappresenta anche un progetto ancora aperto.

La nostra Costituzione, dunque, è antifascista come è antifascista il patto civico che essa suggella.

Mai come in questi giorni suonano attuali le parole che Calamandrei ha pronunciato nel 1955, quando, a distanza di dieci anni dalla liberazione, rivolgendosi ai giovani disse:

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

La nostra Costituzione è antifascista non solo perché esplicitamente vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” – sottolineo: “sotto qualsiasi forma”…!.

La nostra Costituzione è antifascista perché ogni parola, ogni comma, ogni articolo, ogni principio, ogni valore che essa esprime è l’esatto contrario del fascismo.

La Resistenza e la nostra Costituzione sono la vita, sono il futuro, mentre il fascismo è la morte ed è un buio passato che non deve tornare “sotto qualsiasi forma”.

Sembrano banalità ma, purtroppo, è ancora necessario ribadirle oggi.

Negare ciò significa non solo negare la storia ma stracciare la Carta costituzionale, lacerare la comunità civile, minare la coesione sociale. In ultima analisi negare noi stessi.

Oggi, a 78 anni dalla liberazione, non è più accettabile, che questa negazione provenga da un cittadino qualsiasi, a maggior ragione non è più accettabile che provenga da una alta carica dello stato, che ha giurato su quella Costituzione.

L’antifascismo è unità del paese, è presente e futuro della nostra comunità civile. Noi abbiamo bisogno di futuro, non di scorie del passato.

Questa identità antifascista della nostra città la ritroviamo anche in questi tempi difficili, minati dalla crisi economica, dal covid, dalla guerra, da una lunga transizione incompiuta.

Savona assiste attonita ad alcune affermazioni di alti esponenti del governo e dello stato che parlano ancora oggi di “razza”, con frasi che non riesco nemmeno a ripetere.

Posso dire con orgoglio che Savona è una città inclusiva, nel pieno spirito dell’art. 3 della Costituzione.

La comunità si nutre di differenze che collaborano, che condividono beni comuni. Differenze di abilità, di storia, di religione, di tradizione, di cultura, di sensibilità, di provenienze.

Una città portuale ha già dentro di sé questa inclinazione alla contaminazione globale, ma la nostra identità antifascista, democratica, solidale, ci rende capaci di concepirci comunità aperta.

Noi diamo il benvenuto a tutti coloro che condividono il nostro patto civico e vogliono concorrere al rilancio di Savona, che vogliono costruire con noi il futuro della nostra città. Diamo il benvenuto a tutti coloro che, nello spirito della Costituzione, con la propria diversità ci rendono più ricchi, ci rendono più aperti.

Cito solo alcuni esempi.

1) Un anno fa, i Savonesi si sono mobilitati per accogliere i profughi ucraini che oggi fanno parte della nostra comunità. Due mesi fa abbiamo ricordato con loro il compimento del primo anno di guerra: ci siamo sentiti parte della stessa comunità a condividere l’orrore del conflitto e a gridare insieme “pace!”.

2) Alcune settimane fa, ho assistito ad un evento che mi ha commosso, “il Grano della fraternità”, organizzato dalle Scuole: decine e decine di bambini delle scuole elementari hanno portato in duomo le piantine di grano che ogni classe aveva coltivato e le hanno consegnate ai rappresentanti di tutte le religioni presenti in Savona: cattolica, islamica, ortodossa, induista, buddista, come segno di pace. E i rappresentanti delle religioni, nel ricevere il dono, hanno spiegato cos’è per loro la pace, dimostrando che, seguendo percorsi diversi, giungevano alla stessa invocazione di fraternità.

Mi sono commosso, perchè quello è il senso profondo della comunità civile, condividere lo stesso progetto pur con percorsi differenti.

In quel momento mi sono sentito orgoglioso di essere Sindaco di una città in cui accadono eventi così belli.

3) L’altro giorno sono stato invitato alla festa di conclusione del Ramadam: centinaia di fedeli mussulmani che celebravano la loro festa, in una palestra della nostra città. Quando ho preso la parola ho sentito che i loro occhi mi chiedevano se li riconoscevo come parte della comunità savonese, quegli occhi mi chiedevano se potevano considerarmi loro sindaco. Ho risposto di sì, mi sono sentito loro sindaco e ho detto loro che la loro comunità arricchisce la nostra comunità.

4) Ogni mese firmo decine di atti di riconoscimento di cittadinanza di giovani o giovanissimi “nuovi” italiani e mi emoziona pensare che con una firma accolgo un nuovo cittadino, una nuova storia personale, famigliare, culturale che accetta il nostro patto civico fondato sulla Costituzione e contribuisce al nostro futuro.

5) Nelle scorse settimane i savonesi hanno reagito in modo sorprendente all’iscrizione alla anagrafe di un bambino accolto da una coppia di mamme, unite civilmente. È quasi esploso un sentimento, evidentemente molto diffuso ma sopito, di grande apertura ai diritti civili, nel solco di una storia che ha visto spesso Savona all’avanguardia su questi temi anche in anni passati. La parola più usata è stata “orgoglio”, orgoglio di appartenere ad una città che sa accogliere e includere.

È emerso un tratto identitario: Savona città dei diritti.

Questi sono alcuni segni di una città democratica, solidale, antifascista, che non viene scalfita dalle gravissime affermazioni di questi giorni: siamo più avanti, il sentimento antifascista che abbiamo dentro è più forte e vincerà, come ha vinto nel 1945, perchè ci unisce.

Ma il progetto antifascista suggellato il 25 aprile e consacrato nella Costituzione, è ancora aperto.

La sfida della democrazia non è mai vinta, deve essere continuamente coltivata e onorata.

Indico solo due punti.

Innanzitutto è una sfida di speranza.

Le celebrazioni degli eccidi fascisti, ricordano date oscure, tristi, ma i partigiani e i martiri antifascisti testimoniano speranza. Ci ricordano che in un momento tra i più bui della storia, nel momento in cui l’oppressione nazifascista sembrava non lasciare scampo, nella notte più tetra della nostra storia, qualcuno ha visto una luce, ha sentito la necessità di tenere accesa una fiammella, ha visto la possibilità della rinascita, fino al punto di sacrificare sé stesso.

Non eroi mitologici ma persone semplici, come noi, che hanno saputo guardare oltre, compiendo così atti eroici.

Noi abbiamo bisogno di questa speranza, che ci aiuti a guardare oltre le difficoltà di questo momento, che ci consenta di costruire con pazienza e tenacia un futuro migliore.

In secondo luogo, coltivare la democrazia significa costruire luoghi di partecipazione democratica e re-imparare a discutere, a confrontarci.

Spesso sostituiamo la discussione  con la mera contrapposizione sterile oppure il silenzio sdegnato di rifiuto. Ma la democrazia avvizzisce con l’assuefazione e l’apatia e il dialogo è fondamentale per la costruzione del futuro. Significa sentirsi parte di un medesimo destino e di un medesimo progetto. Spesso confondiamo partecipazione con affermazione di ogni singolo, invece la partecipazione democratica significa accettare le idee degli altri e costruire insieme.

Anche qui Savona si dimostra pronta: in tante occasioni i savonesi esprimono la voglia di partecipare e condividere i beni comuni, con pieno spirito democratico.

Dobbiamo continuare a coltivare questi segnali per rafforzare la democrazia, come ci chiede la Costituzione.

Savona può rilanciarsi perchè

è una città antifascista

è una città inclusiva

è una città che ha speranza

è una città che tiene vivi i valori di solidarietà e democrazia.

Viva il 25 aprile, viva la Costituzione, viva Savona medaglia d’oro alla resistenza.

MARCO RUSSO
Sindaco di Savona

Savona, 24 aprile 2023