La sinistra, l'altra Europa

Fausto Bertinotti a Savona

il Segretario Nazionale Fausto BertinottiSavona accoglie nuovamente Fausto Bertinotti e lo fa, ancora una volta, in piazza. Anche i giornali locali parlano di "evento", perchè ad osare tanto, a voler sfidare il luogo tanto caro agli antichi greci e romani, è solo Rifondazione Comunista. Un confronto diretto con il proprio elettorato ma non solo, anche con tutti i savonesi che vogliono ascoltare proprio da vicino il programma politico del PRC dal suo esponente più rappresentativo e conosciuto.

Parte l'Internazionale e comincia la serata che chiude una faticosa e bella campagna elettorale: le donne del Partito, i giovani e tanti compagni iscritti e non, hanno profuso veramente tante energie per far conoscere ai cittadini i tanti aspetti della politica vera, quella magari povera di risorse, ma che riempie di contenuti, proposte i suoi incontri. Lontana da tentazioni di faraonismi americaneggianti o così tanto tentatori verso anche alcuni settori della sinistra moderata.

Il segretario provinciale Franco Zunino lo ricorda nella sua introduzione dal palco ad oltre seicento persone presenti davanti a lui. Un successo per tutta Rifondazione Comunista; e da questo successo si parte per altre tappe. Anzitutto quelle elettorali che sono imminenti e che richiedono la massima attenzione per dare una svolta a questo stato di cose, economico, politico e sociale. Il candidato a Presidente della Provincia, Marco Bertolotto, porta il suo saluto e accenna ai molti impegni che lo hanno condotto a conoscere le varie realtà del savonese: dalla costa all'entroterra, da Andora a Varazze fino ad arrivare alle economie agricole di piccoli centri dell'appennino o alle crisi strutturali di vasti settori valbormidesi. E proprio da questi ambiti parte l'intervento di Giorgio Magni, candidato alle elezioni per il Parlamento europeo, segretario del Circolo "Bella Ciao" del PRC di Cairo Montenotte: «A Rifondazione i nostri compagni, i nostri simpatizzanti chiedono un forte, fortissimo impegno, e una altrettanto grande chiarezza nelle scelte politiche, e di dura opposizione a questo governo, ma anche a tutti i governi europei che perseguono politiche liberiste e che in omaggio a queste affossano e cancellano le tutele e le garanzie dei diritti dei lavoratori, delle classi meno abbienti ed anche di quei piccoli e medi imprenditori che cercano di uscire da un generale stato di impoverimento». La centralità dello stato sociale è il tema che Giorgio Magni affronta e ricorda in questo come proprio parta dai lavoratori la ricerca di una saldatura delle lotte sociali per evitare il disastro. Il caso Ferrania è emblematico in tutto ciò: la fabbrica è a rischio chiusura. Fino ad ora la parola "rischio" è ancora permesso porla tra verbo e "chiusura". Settecento lavoratori e più che con le loro famiglie possono da un momento all'altro, per le dinamiche della mano invisibile del mercato, essere dismessi dalla produzione: una lettera di licenziamento non può essere il futuro e per questo è importante il voto a Rifondazione Comunista.

Franco Zunino (alle sue spalle Fausto Bertinotti e Giorgio Magni candidato alle Elezioni Europee)Tocca a Bertinotti che apre ricordando «come proprio su un palco come questo, venti anni fa, moriva un grande comunista, un uomo che aveva saputo riconoscere la scadenza progressiva della moralità politica italiana e che aveva avvertito tutti noi di questo pericolo: quest'uomo era Enrico Berlinguer»: dalla piazza si leva un applauso ritmato che ferma per qualche istante il comizio e che riporta alla mente quale significato storico abbia oggi la memoria di un comunista quale fu quel presunto triste compagno sardo preso in braccio da Roberto Benigni e dichiaratore, già allora, della "fine della spinta propulsiva della Rivoluzione d'Ottobre". Da questo rapporto con il nostro passato guardiamo parlando di futuro. Ed è un futuro sempre più segnato dall'incertezza quello che il Segretario Nazionale comunista evoca in uno scenario ormai contemplato nella complessa struttura mondiale. «L'esigenza che sentiamo tutti, che dobbiamo sentire sempre più crescente è una grande aspirazione al cambiamento». Questa domanda di "rivoluzione" è per Bertinotti l'asse portante di uno sviluppo della critica sociale a tutto tondo: «Ci hanno fatto conoscere sino ad ora politiche di lacrime e sangue e un governo come quello di Berlusconi inizia a vacillare, ad essere abbandonato da soggetti sociali che non sono amici di Rifondazione Comunista: la Confindustria ha cambiato cavallo e ha iniziato una severa critica dell'operato del governo. La Banca d'Italia, tramite il governatore Fazio, ha posto in essere un mal funzionamento dei conti pubblici, chiedendo alla maggioranza di Centrodestra di cambiare la rotta economica seguita da Tremonti. Insomma, è come quando una nave affonda: tutti cercano la salvezza sulle scialuppe. E la nave sta lentamente affondando». Cambiamento, dunque, ripete Fausto Bertinotti. Uno stravolgimento determinato e determinante delle politiche sociali attuali con una riflessione che va oltre gli schieramenti e per questo investe anche le forze del centrosinistra, quindi dell'attuale opposizione: «Dobbiamo sconfiggere la "legge del pendolo", per cui quando un esecutivo di Centrodestra viene mandato a casa e ne subentra uno di Centrosinistra, ebbene questo è influenzato dai poteri forti ad assumere con qualche variante le stesse ricette economiche e sociali del precedente governo». Su questo punto Bertinotti afferma il ruolo essenziale del Partito della Rifondazione Comunista come forza che può permettere la sconfitta della "legge del pendolo", portando tutta la sinistra ad interrogarsi e ad assumere un chiaro programma riformatore che riporti equilibrio nella distribuzione dei diritti dei lavoratori, dei pensionati, degli studenti, dei malati, di tutti i soggetti deboli che hanno troppe poche "armi" per difendersi dal cannibalismo del padronato e delle impostazioni economiche dettate dalla globalizzazione liberista.

uno scorcio della piazzaLa capacità della lotta è di vitale importanza per riproporre appieno un nuovo movimento operaio che ha la possibilità di vincere e che lo ha dimostrato a Melfi, in quella terra, la Basilicata, «che i padroni solitamente chiamavano "prato verde" per la sua caratteristica di essere una terra tutta di conquista materiale con l'impiantamento di strutture produttive che sono state spesso appunto viste come "cattedrali nel deserto". E sapete che cosa hanno detto per decenni i padroni? Hanno detto: siccome qui, da te, povero meridionale, c'è poco lavoro, io arrivo e te lo porto. Ma non pretendere poi troppo! Così hanno creato le famose "gabbie salariali", costringendo i lavoratori a percepire salari determinati dalle condizioni di produzione di un determinato luogo!». Il tono della voce si scalda e Bertinotti continua: «A Melfi la grande vittoria operaia ha chiarito una volta per tutte che non è più impossibile pensare ai lavoratori come a soggetti passivi. Essi sono entrati nel pieno della gestione contrattuale e nella salvaguardia delle imprese, riprendendosi un protagonismo che gli era stato troppo a lungo cancellato dalla concertazione sindacale e dalla compiacenza anche di certi governi di Centrosinistra che hanno penalizzato i lavoratori su versanti come quello del lavoro interinale e del precariato». È lineare e conseguente il riferimento che viene fatto dal segretario del PRC all'attuale contesto europeo e mondiale: «Oggi, guardate, sono stati liberati i tre ostaggi italiani in Iraq. Noi siamo felici di apprendere questa notizia. Lo siamo davvero. E in virtù di ciò, chiediamo che ora siano rimandati in Italia tutti i soldati italiani e diciamo anche che la risoluzione dell'ONU per noi è insufficiente se questa consiste in una approvazione del "piano di pace" messo in atto dagli Stati Uniti!». La pace è l'argomento che sovrasta le nostre vite, che ci spinge a rinforzare l'argine della preoccupazione attiva verso la concretazione attuale della guerra come metodo di controllo sui popoli e sulle loro economie, rendendo lecito il ricorso a qualsiasi strumento di sterminio, singolo o di massa, e portando alle estreme conseguenze i confini già devastanti dell'imperialismo moderno. Non si era mai spinto così oltre l'ossessione della profittualità che ha condotto gli USA ad una sistematica ricerca della menzogna trasformata in dogma della verità voluta, e che è servita come pretesto per aggredire il ghiotto bacino petrolifero iracheno o l'altrettanto ghiotto territorio afghano attraversato da oleodotti e commerci di droga.

tre immagini del comizio
dall'alto: il Segretario Nazionale Fausto Bertinotti,
Franco Zunino (alle sue spalle Fausto Bertinotti e
Giorgio Magni candidato alle Elezioni Europee),
uno scorcio della piazza
foto di Giovanni Sferini
La pace, dunque, sta nel progetto del Partito della Sinistra Europea: «abbiamo voluto abbandonare il recinto dei nazionalismi e guardare all'unità delle forze della sinistra comunista, socialista, radicale, ecologista. Abbiamo voluto così sintetizzare culture diverse, sensibilità anche profondamente radicate in ambiti che sino ad ora si sono scambiati pochi dialoghi. Rifondazione Comunista è stata promotrice del Partito della Sinistra Europea e vuole per questo portare in Europa un diverso approccio della politica nei confronti delle popolazioni del Vecchio Continente». Sono quasi le undici e mezza di una splendida serata di inizio estate. Mi viene in mente Shakespeare e il suo "sogno", ma quello era di "mezza estate" e prima di allora c'è il passaggio elettorale. Bertinotti termina il suo comizio in piazza Sisto con l'appello al voto e lo fa proponendosi ancora una volta un impegno: «Giochiamo come sinistra un ruolo imprescindibile per la riforma dei diritti, della società, per il cambiamento di cui intrinsecamente sentiamo il bisogno. Cambiamento in Italia, per cui speriamo di non permettere a questo governo di raggiungere la scandenza naturale del mandato!, cambiamento in Europa dove alla moneta non deve essere affidato il compito di celebrare l'unità dei popoli sacrificandoli sull'altare dello scambio commerciale e della voragine della disoccupazione e del disagio. Cambiare significa determinare un interruzione di sudditanza dell'Europa medesima con il polo capitalistico americano, con il modello di "sviluppo" proposto dai grandi organismi che regolano la competizione mondiale dell'economia. Il voto ad una sinistra che vuole questo cambiamento è un consenso per un progetto di più ampio raggio». Si sente tutta la portata di questo voto e, mentre scende dal palco tra le note di Bandiera Rossa e dell'Internazionale, parlo un poco con i compagni e le compagne. Anche chi di noi è ancora ritroso verso nuove aspirazioni della sinistra in campo europeo, c'è la sensazione che una strada la si debba tentare. Una strada di sinistra per i comunisti. Una speranza che il mondo in cui viviamo, che non ci piace, non va lasciato in mano al capitalismo, ma che il Comunismo nuovo, che i nuovi comunisti ci sono per questo e che, lo abbiamo verificato anche questa sera, la speranza non è perduta, la storia non è terminata. Il 12 e il 13 Giugno tutto questo è il voto dato a Rifondazione Comunista.

Marco Sferini
Savona - 9 Giugno 2004