Un comunista senza rivoluzione

Arrigo Cervetto dall'anarchismo a Lotta Comunista: appunti per una biografia politica

Un comunista senza rivoluzione
Giorgio Amico e Yurii Colombo
(in appendice: Franco Astengo,
Gli ultimi decenni della Savona operaia)
Massari Editore
€ 10,00
pag. 168

Un testo agile, una ricerca rigorosa, non esaustiva dell'opera politica di Arrigo Cervetto, ma una base utile per andare avanti per esplorare in profondità un pezzo di storia della sinistra comunista italiana e del movimento operaio.

A questo lavoro è stata avanzata un'obiezione: Cervetto non amava celebrazioni e, quindi, l'iniziativa sarebbe almeno irriguardosa della sua memoria. Ebbene: il testo che presentiamo in questa occasione è tutto salvo che una celebrazione. Si tratta di un'opera di scavo, di indagine critica che, ovviamente, rende omaggio ad un combattente del movimento operaio, ma ne traccia una biografia non banale, ne misura il lavoro politico, ne rileva la grandezza delle intuizioni, ma non sottace i limiti, pur importanti, che ci sono stati.

È il punto di partenza da cui si muovono gli autori, che chiarisce ogni dubbio: Cervetto è soggetto schivo e riservato, non si atteggia a leader (emblematico, sotto questo aspetto, il paragone svolto con la spocchia ed il narcisismo di tanti capi e capetti del '68). Cervetto si misura con un'idea di organizzazione duratura, non effimera, fondata su di un concetto concreto di militanza e non basata suoi fuochi fatui dei fraintendimenti ideologici.

Sono due, a parere degli autori, i punti di partenza del lavoro politico svolto da Cervetto che debbono essere posti particolarmente in luce:

Da questi presupposti è partito il complesso itinerario di vita politica di Cervetto, un itinerario quasi obbligato per chi, in quegli anni intendesse opporsi, nell'ambito delle rivoluzionarie, allo stalinismo dominante. L'illustrazione di questo percorso, dall'anarchismo, ad Azione Comunista, fino all'approdo ad un rigoroso leninismo e alla fondazione di Lotta Comunista, costituisce il maggior pregio dell'opera che deve essere letta come propedeutica, al di là dell'interesse specifica, ad una storia "non dogmatica" del movimento operaio savonese cui dovremmo cercare rapidamente di mettere mano.

Franco Astengo
Maggio/Giugno 2005

Introduzione

Gli autori di questa monografia su Arrigo Cervetto, hanno entrambi transitato attraverso Lotta Comunista seppure, per ragioni anagrafiche, in periodi diversi. Entrambi hanno provato quel senso di trepidazione con cui si attendeva l'uscita del mensile per poter leggere le analisi di Cervetto di colui che è stato, fino alla morte, il direttore editoriale di Lotta Comunista (oltre che il principale edificatore dell'organizzazione, il "capo" come veniva chiamato dai suoi collaboratori più stretti). Tuttavia Arrigo Cervetto fu "capo" suo malgrado: malgrado il suo carattere schivo e riservato che lo porterà già dagli anni '70 ritirarsi dalla partecipazione diretta alla vita politica . Cervetto infatti per indole non fu né il tipico capopopolo, il classico dirigente di quella quota massimalista del movimento operaio italiano, roboante nei comizi ma vacuo teoricamente, e neppure uno dei tanti affabulatori che utilizzarono la stagione dei movimenti sociali degli anni '60 e '70 come addestramento per poi entrare, una volta autoaddomesticatisi, nei salotti della "classe dirigente" di questo Paese. Arrigo Cervetto - ci si scusi la parafrasi picista - "veniva da lontano e andava lontano". Quando fondò Lotta Comunista nel 1965 aveva già alle spalle varie esperienze politiche: conosceva, per averne fatto, con Lorenzo Parodi (con cui stabilirà un sodalizio lungo quarant'anni) il mondo generoso ma impotente dell'anarchismo, il post-resistenzialismo inane dei tanti che avevano rotto con il PCI dopo il fatidico '56, ma anche i limiti, per lui militante rivoluzionario da capo a piedi, di un laboratorio intellettuale e culturale come il Circolo Calamandrei di Savona.

Lotta Comunista, non fu quindi un parto del 1968 e non scomparve con l'inizio del "riflusso" e la "crisi della militanza" alla fine del decennio successivo. La costruzione di un'organizzazione come Lotta Comunista, disciplinata, gerarchica, professionale, poco incline a seguire gli andirivieni delle mutevoli mode politiche e di costume fu progettata e architettata, proprio da Cervetto. Cervetto formò una generazione di giovani che proveniva principalmente dalle lotte studentesche a guardare oltre la contingenza, ad osservare e studiare i fenomeni profondi della dinamica sociale: le relazioni internazionali, la geopolitica, ma anche la psicologia sociale e ovviamente il fattore determinante "in ultima istanza", l'economia. Nei suoi scritti viene più volte a galla il tentativo di costruire una sorta di "terza via" tra volontarismo trotskista e bordighismo invariantista. Ma soprattutto un gruppo politico che sapesse sopravvivere e svilupparsi dopo la dipartita del suo "fondatore": una scommessa a dieci anni di distanza dalla sua morte sostanzialmente vinta. Molti dei detrattori o più semplicemente dei dormiglioni domenicali, hanno spesso ironizzato, sulla diffusione porta a porta che ancora oggi i militanti di Lotta Comunista svolgono regolarmente definendoli "Testimoni di Genova" (la città in cui Lotta Comunista è storicamente più radicata) senza comprendere che al di là di un giornale ritenuto dai più "incomprensibile" Lotta Comunista realizza un lavoro di scrutinio, di studio meticoloso delle fonti, della catalogazione delle più importanti pubblicazioni italiane e internazionali, lavoro a cui Cervetto era quasi "naturalmente" portato.

Cervetto ha costruito un'organizzazione politica destinata a restare nel tempo, che sviluppa un'analisi seria e documentata sui principali avvenimenti nazionali ed internazionali, che ha dato vita a tre case editrici (Edizioni Lotta Comunista, Pantarei e Editions Science Marxiste per le pubblicazioni in lingue diverse da quella italiana), oltre a collaborare con l'Istituto Studi sul Capitalismo che in pochi anni è diventato una delle biblioteche e archivi sul movimento operaio tra i più importanti d'Italia.

Il nostro modesto libro non è certo una biografia "definitiva" o sistematica di Arrigo Cervetto. Sicuramente quando verranno resi disponibili agli studiosi i materiali racchiusi nell'Archivio Arrigo Cervetto o quando saranno disponibili i materiali dell'Archivio di Pier Carlo Masini, si potranno scrivere biografie assai più approfondite della nostra.

Vogliamo però sottolineare che questa biografia è un omaggio a Cervetto, ma non è un'agiografia. Lenin, il rivoluzionario più amato dal rivoluzionario savonese, ricordò in una sua celeberrima opera, che spesso i rivoluzionari del passato vengono trasformati in icone. Ecco, noi abbiamo cercato di evitare a Cervetto questa triste sorte.

Cervetto per costituire Lotta Comunista, un'organizzazione così ferramente disciplinata e impermeabile all'andirivinieni dei movimenti sociali dovette scontare dei prezzi. Lotta Comunista, è noto, non è solo un'organizzazione centralizzata ma anche un'organizzazione che respinge apertamente il modello organizzativo interno che dovrebbe essere bibbia per dei leninisti (il centralismo democratico) a favore del monolitismo e della più rigida cooptazione dall'alto dei gruppi dirigenti, una pratica e un modello di cui Cervetto è stato sicuramente il promotore e l'ideatore principale. Come è noto a chi ha studiato seppur sommariamente la storia del partito bolscevico saprà, invece che al suo interno ci furono aspri scontri e controversie, molto spesso noti pubblicamente, tra i suoi principali dirigenti. Il partito di Lenin fu così poco disciplinato e totalitario che quando alla vigilia dell'Ottobre del 1917, Kamenev e Zinov'ev non solo votarono contro l'insurrezione nella riunione del Comitato Centrale, ma comunicarono la loro scelta pubblicamente, non vennero espulsi e restarono ai vertici dell'organizzazione almeno fino a quando lo stalinismo non riscoprirà i "loro peccati di gioventù".

Cervetto rimase legato una ripetizione sostanzialmente secondointernazionalistica del marxismo nella cui fucina Marx venne trasformato in poco più di un volgare materialista e positivista. La Seconda Internazionale "creò" il marxismo e ridusse l'opera di Marx a catechesi proletaria, a scienza positiva, a ideologia. Del resto è incontestabile che Marx fu figlio della sua epoca e ciò lo condusse a cercare di basare scientificamente e a dare un certo carattere di ineluttabilità alle sue ipotesi rivoluzionarie. Abbracciò - seppur con qualche contraddizione - il mito del progresso sociale. L'idea che il comunismo si sarebbe avvicinato tanto più le rotaie della Western Union & Pacific avanzavano distruggendo le comunità dei pellerossa.

La riflessione teorica di Arrigo Cervetto, ha scontato il limite di non aver mai voluto affrontare la contemporaneità. Potremmo dire che le lancette del dibattito teorico per Cervetto si siano fermate agli anni Trenta. Egli non si scomodò né nella critica filosofica di Luckàcs e Korsch né della Scuola di Francoforte; tutti i rappresentanti più celebri del marxismo del dopoguerra da Sweezy a Mandel da Mattick a Rubel, sono stati da Cervetto o stroncati con qualche critica superficiale o addirittura ignorati.

Cervetto, e Lotta Comunista, più in generale si sono disinteressati allo sviluppo di scienze moderne quali la psicoanalisi e la sociologia, perfino dell'antropologia che era stata la grande passione di uno dei suoi grandi "maestri": Friedrich Engels.

Il dirigente di Lotta Comunista ebbe a dire in occasione della presentazione del suo libro L'imperialismo unitario, che il merito della correttezza delle sue analisi non era sua personale ma del marxismo, che lui non aveva fatto altro che salire sulle spalle di giganti. Ecco, interpretando il marxismo come una scienza evoluzionista e non rompendo con il positivismo Cervetto si è condannato a non cogliere dal punto di vista strettamente epistemologico l'intuizione kuhniana dell'incommensurabilità, la quale trae origine proprio dalla critica al positivismo e ha il suo esempio più fulgido proprio nella discontinuità dei processi politici rivoluzionari.

Il declino del movimento operaio a Savona, di cui ci narra Franco Astengo nell'appendice a questo volume, non farà che rendere sempre più surreale la "missione storica" affidata da Marx al momento della sua rottura con il radicalismo democratico a una classe operaia occidentale sempre meno omogenea, concentrata, senza più identità e tradizioni.

Cervetto, come tanti rivoluzionari della sua epoca si è trovato - impossibilitato dalle condizioni storiche a "fare la rivoluzione" - di fronte a un bivio: abbandonare la prospettiva comunista o reiterarla a costo di avvizzirla. Ma nella misura delle sue forze e delle sue capacità ha cercato anche di rinvigorire e far vivere le tradizioni e le speranze rivoluzionarie e di questo gli saremo sempre grati.