Il velo strappato

(La trascrizione e/o traduzione di un nome da un alfabeto all'altro può variare notevolmente) Carmen Bin Ladin è la cognata di Osama Bin Laden e, nel clan dei Bin Laden, questa donna ha vissuto per nove anni. Un giorno poi, non per se stessa, ma per le sue figlie, ha abbandonato la "gabbia dorata" in cui il marito l'aveva rinchiusa e ha narrato al mondo le assurde e contraddittorie "regole" degli integralisti islamici nell'Arabia Saudita.

Il velo strappato
Carmen Bin Ladin
PIEMME
€ 14,50
pag. 199

Carmen Dufour Bin Ladin è nata a Losanna da padre svizzero e madre iraniana. Ogni anno, con la madre e le sorelle, trascorreva le vacanze, in quel paese che, ai suoi occhi di bambina, appariva colorato, spettacolare, magico. Amava ogni cosa dell'Iran, dal cibo piccante alle immense distese di rose; dal bagno turco, piastrellato di blu sempre pieno di vapore, della casa dove aveva vissuto sua madre alla biblioteca ricca di libri rari; dalle persiane di legno intagliato ai tappeti colorati ed ai mobili antichi.

Carmen, cresciuta in Occidente, diventa una ragazza vivace impulsiva e libera, ma una parte di lei rimane pur sempre "imbevuta" di cultura mediorientale.

Cramen pensa che mai vorrebbe sposare un mediorientale e invece, giovanissima, si innamora di Yeslam Bin Laden, un uomo saudita, ricchissimo, affascinante e gentile, riflessivo prespicace e brillante, con una gran forza di volontà. Insieme partono per il Libano, il paese di Gibran, lì a Carmen sembra di vivere in una favola; si trasferiscono poi in America, secondo Carmen, la terra delle grandi possibilità; i sogni di questa giovane donna sembrano avverarsi tutti ad uno ad uno. Poi, Carmen e Yeslam vanno in Arabia Saudita e, come tutti i più bei sogni, anche quello finisce e... si trasforma in un incubo.

La vita per una donna in Arabia Saudita è impossibile; anche se è ricchissima la donna è prigioniera di un universo maschile; può vestire Chanel, sotto la spessa coltre del chador, ma è un servo che deve fare gli acquisti per lei e lei non può uscire da sola nemmeno nel giardino di casa; in macchina non può sedere davanti, accanto al marito; nessun uomo, a parte il marito, ha il diritto di guardarla, rivolgerle la parole e toccarla. Ma ciò che si accetta per se stessi non sempre lo si può accettare per i propri figli; infatti, sarà soprattutto l'amore per le sue bambine a far tornare Carmen in Europa. Le bambine avevano due guardaroba, uno per la Svizzera dove trascorrevano le vacanze e l'altro per l'Arabia Saudita dove vivevano; a Ginevra portavano calzoncini e magliette, potevano andare a cavallo e imparare lo sci d'acqua; a Cannes portavano il bikini; ma ben diversa era la realtà in Arabia Saudita. A nove anni, nelle famiglie più religiose, e comunque, in tutte le altre famiglie, dopo la prima mestruazione, alle bambine non è più concesso apparire in pubblico senza velo! Carmen sapeva che crescere le sue figlie in bilico fra due culture così differenti sarebbe stato "controproducente", nel senso che ben presto le sue ragazze si sarebbero ribellate a quella società che cercava di renderle prigioniere. E il ribellarsi di una donna, in Arabia Saudita troppo spesso è sinonimo di morte. Lei, Carmen Bin Ladin, aveva scelto liberamente di vivere tra tante piccole e grandi restrizioni, ma quella sua decisione avrebbe poi impedito alla sue figlie di scegliere altrettanto liberamente, per questo lei se ne è andata dall'Arabia Saudita; e in questo libro racconta non solo la sua vita privata, ma anche gli intrighi, gli affari e le rivalità di un paese come l'Arabia Saudita, ricchissimo eppure arretrato, culla del fondamentalismo e di mille "esplosive" contraddizioni.

Elisabetta Caravati
Dicembre 2004