Genova, nome per nome

Genova, nome per nome
Carlo Gubitosa
Editrice Berti
€ 25,00 (con CD-ROM)
pag. 593

Poi, molti di quelli che Emilio Fede nel TG4 del 20 Luglio alle 16,05 aveva definito: «drogati, pezzenti, bande di delinquenti che dovrebbero essere arrestati e tenuti in galera a vita» sono stati costretti a rivivere più volte quei fatti. A raccontarli a loro stessi e agli altri. Hanno dovuto esorcizzare le paure e ravvivare la memoria con il racconto, in modo da permettere, come in un trattamento psicoanalitico, ad ogni cosa di trovare una giusta collocazione ed un'adeguata spiegazione. In molti abbiamo scritto, e continuiamo a scrivere di Genova. Ognuno lo fa come sa e come può! Io scrivo, di Genova su Genova per Genova, soprattutto attraverso questo sito che, dopo Genova e grazie a Marco (Ravera), è diventato in un certo senso la mia seconda casa. Carlo Gubitosa lo ha fatto con questo suo capolavoro "Genova nome per nome".

"Genova nome per nome" è un libro diverso da tutti gli altri letti e segnalati. È un libro che dà un nome uno spazio e una voce a tutti coloro che non avevano avuto nomi né spazi né voci in altri "racconti". Ma ognuno, giustamente, racconta la propria Genova. Un "cocktail esplosivo" - scrive Carlo Gubitosa - fatto di ideologia e adrenalina, teppismo e guerra simbolica, bandiere e spranghe, microcriminalità e disagio sociale, ultras e anticapitalisti, uomini mascherati che fuggono dalle forze dell'ordine e altri uomini mascherati che parlano tranquillamente con gli agenti, esploderà con tutta la sua forza dirompente per le strade di Genova, segnando la vita di centinaia di migliaia di persone, compresa la mia.

La sua (di Carlo Gubitosa) vita, la mia e, come già detto, quella di centinaia di migliaia di persone dopo quei giorni non è più stata la stessa. Carlo Gubitosa ci aiuta a capire; ci aiuta ad allargare il nostro sguardo su quei giorni, su quei fatti. Carlo Gubitosa (che ho visto a Genova, due anni dopo, girare con la sua macchina fotografica e la stessa maglietta indossata dal papà e dalla mamma di un altro Carlo e da mio figlio e dai figli di tante altre madri che ancora hanno un figlio vivo) ci regala un orizzonte più ampio. Lo fa mettendo a disposizione, nel suo libro di 593 pagine, le parole di molti. Non solo dei manifestanti e dei giornalisti, ma anche dei carabinieri e dei poliziotti. Cerca, nel suo libro, di afferrare quella verità inafferrabile; sa di trovarsi in bilico fra diversi estremismi... Ma esamina e rielabora tutto e tutti attentamente ed alla fine ci restituisce una visione documentata in ogni singola parola e analizzata con la precisione e la sensibilità l'entusiasmo e la professionalità di chi ha scelto di fare informazione senza bandiere e senza esacerbare la rabbia.

Tanti nomi, uno ad esempio: Pino. Pino dice: «non era giusto»... Qualcuno voleva che venisse buttata via, nella spazzatura, la segatura che aveva asciugato il sangue di Carlo, là in Piazza Alimonda. «Non era giusto» dice Pino, un amico di Carlo. E così quella segatura è stata raccolta, e gli amici sono andati fino al moletto di Quinto e, come cenere, è stata dispersa in mare, nel luogo dove i ragazzi in estate sono soliti andare a fare il bagno. Così ogni volta che si tufferanno sarà come tuffarsi con Carlo.

Un altro nome: Cesare. Cesare ha quasi sei anni, il suo sogno è quello di diventare da grande poliziotto, anzi carabiniere, ma forse meglio ancora entrambi. Ma ad un certo punto della sua giovane vita le idee gli si confondono; non sa non capisce ed ha quasi paura! Sulle strisce pedonali una gazzella cede il passo a Cesare e al suo papà, ma Cesare non vuole passare ha paura che quelli siano gli stessi del G8. Per lui non ci sono i buoni e i cattivi, ma, i bravi e quelli del G8! Tanti altri nomi, tante altre parole, e tutto è minuziosamente documentato...

E c'è la certezza, da parte di Carlo Gubitosa, che, le forze dell'ordine siano una garanzia di sicurezza e tutela per i cittadini, così come i movimenti di critica alla globalizzazione siano una risorsa sociale e culturale a disposizione di tutti. Ma - scrive Carlo - bisogna stare attenti a quando il movimento punta tutte le sue energie sull'invasione della zona rossa, senza invadere la coscienza di chi non ha ancora capito i perché della protesta. E bisogna denunciare con fermezza tutte quelle circostanze in cui le forze dell'ordine abbandonano il loro ruolo di rappresentanti dello Stato, cedendo alla rabbia, e scegliendo di agire in base alla legge del più forte. Bisogna dunque trovare un equilibrio, mantenere un'equidistanza che non degeneri nel qualunquismo... Gubitosa ci aiuta con il suo lavoro, i suoi documenti e la sua precisione nel riportare e nel raccontare.

Un pensiero a quell'altro Carlo e alla sua famiglia; un pensiero a chi, nel Sud del mondo, subisce le conseguenze di questa globalizzazione ed un pensiero a colui che qualche anno prima era solo un "lupetto" che giocava nei boschi e che, come tanti altri, è stato ferito e traumatizzato in una Genova dove i contorni della democrazia erano davvero evaporati.

Un altro nome e un'altra data e altre parole, alla conclusione del libro: Maurice Grimaud - Questore di Polizia - Parigi 29 Maggio 1968. «... colpire un manifestante finito a terra è colpire se stessi e mostrarsi sotto una luce che offende tutta la funzione della polizia. È ancora più grave colpire dei manifestanti dopo averli arrestati e dopo averli portati nei locali della polizia per essere interrogati. So bene che quanto dico adesso sarà male interpretato da alcuni di voi, ma so di avere ragione e che in fondo a voi stessi lo riconoscete anche voi. Se parlo così è perché sono solidale con voi. L'ho già detto e lo ripeterò: tutto ciò che fa la polizia parigina mi riguarda direttamente e non separerò le mie responsabilità dalle sue...».

Elisabetta Caravati
Agosto 2003