Donna lombarda

Una donna racconta di un'altra donna ed io (donna), vorrei in occasione della festa della donna, narrare di loro.

Donna lombarda
Gloria De Poli
Vangelista
€ 10,50
pag. 193

Il titolo "Donna lombarda", sulla copertina del libro, è scritto in verde; immagino che, se Bossi, dovesse, per caso in una libreria milanese, notare questo libro, penserebbe subito ad una donna "padana", "leghista". Padana, Anna la donna lombarda, lo è sicuramente se al termine padano attribuiamo il suo significato geografico e non politico. Anna però è "rossa"! Ma sto anticipando troppo e questo all'autrice credo non piacerebbe.

Anche lei (l'autrice) dividendo il libro più che in capitoli in brevi racconti, anticipa fatti di cui narrerà ancora nei capitoli successivi. Ma lei sa farlo bene. Forse perché la storia è sua; suoi i protagonisti; suo l'amore per Anna.

Capire Anna, non solo il personaggio che è stato nel contesto storico in cui ha vissuto, ma capirla come donna, capire la sua vita, le sue scelte ed il suo risvolto umano servirà all'autrice (o forse soltanto all'io narrante), secondo me, a capire meglio anche quell'uomo sposato in quel sotterraneo dove oggi vi è l'anagrafe mortuaria. Nel 1947 invece lì vi era la sala ricevimenti dove venivano celebrati i matrimoni di coloro che il vescovo di Prato "bollerà" per sempre come pubblici concubini.

Capire Anna, per l'io narrante, vuol dire anche capire quello che un tempo era stato il bambino di Anna; e che appena ragazzino, dopo la morte di Anna e del marito Achille, viene gettato fra le unghie rapaci di una zia isterica ed aggressiva in una Roma nettamente divisa fra ricchi e poveri; e lui Franco, il figlio di Anna, è catapultato immediatamente fra i poveri. In quella casa a Roma, Franco soffre molto, probabilmente lì gli si forma quel carattere chiuso, quel rancore... Ma lei, l'autrice, è di Anna che vuole sapere e poi capire e poi narrare a noi.

I sotterranei, a tanti anni di distanza, all'autrice, appaiono ancora più squallidi dell'antico salone del matrimonio. Adesso lei è lì per chiedere di Anna; per sapere almeno dove è sepolta Anna. Poi, una vecchia zia cieca, su una terrazza davanti al mare, incomincia a raccontarle la storia di Anna, la donna lombarda, maestra, socialista, giornalista, segretaria alla Camera del Lavoro, e prima ancora orfana, bambina, amante, moglie, mamma...

È una trovatella Anna, viene cresciuta inizialmente da una famiglia povera che, come molte altre famiglie a quei tempi (era la fine del 1800) nonostante i già tanti figli loro, andavano all'orfanatrofio a prendere un orfanello da allevare per godere del suo sussidio. Successivamente Anna verrà affidata ai padroni della cascina delle "Oche Nere". Anna sicuramente proviene da una ricca famiglia, quando le suore la trovano è tutta pizzi e nastri! Anna è intelligente ed in più ha un sussidio che le permetterà di studiare. Anna è promessa a Giordano, ma si innamora di Achille. Anna esce dagli schemi, dalle regole e dai confini di quella vita che per anni e generazioni era stata identica in quelle cascine alle porte di Milano e probabilmente in qualsiasi altro dove.

L'autrice è come se ci prendesse per mano e ci conducesse non solo incontro ad Anna, ma dentro il mondo contadino e rurale dalla fine dell'ottocento alla fine della seconda guerra mondiale. La cascina delle "Oche Nere", il mondo antico con le sue regole, le sue stagioni, con le donne, la "regiora"; gli uomini, i mezzadri, i "famigli" i "bergamini"; e ancora uomini e figli e guerre e troppe guerre; e figli, tanti figli, ma soprattutto figlie. Le ciliegie, le rane nei fossi e poi catturate e mangiate, le uova fresche, il grano, i crisantemi, le mucche, le stalle e ancora figli e donne. Carlotta, Giulia, Lisetta e tante altre, ognuna con una propria storia, con un proprio percorso personale ed una propria voglia di "liberarsi" in un modo od in un altro. Ma lei, l'io narrante, è di Anna che vuole sapere e poi capire e poi narrare a noi...

E così alla zia cieca e a Carlotta ed a chiunque chiede: "E l'Anna?" (proprio con l'articolo davanti come si usa dire in Lombardia). Anna questa donna lombarda con i suoi capelli corti la sua voglia di urlare nei comizi, ai tempi suoi come noi oggi, credeva nella pace, nella giustizia sociale e nel socialismo.

Mi sembra importante pensare anche a lei l'otto Marzo.

Elisabetta Caravati
Marzo 2003