Due favole per Natale

Il Piccolo Principe e Pobby e Dingan

Il Piccolo Principe
Antoine De Saint-Exupéry
Tascabili Bompiani
€ 6,20
pag. 125

Tutti i bambini hanno la capacità di guardare "attraverso" le cose. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano).

Questi due libri, anche se scritti in tempi luoghi e circostanze completamente differenti, racchiudono la stessa verità. «Non si vede bene che col cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi» dice la volpe al Piccolo Principe. Ben Rice, autore di Pobby e Dingan, scrive all'apertura del libro: «Il segreto del colore di un'opale non sta nella sostanza ma nelle assenze».

Nel libro Il Piccolo Principe, il narratore, dopo aver avuto un incidente con il suo aeroplano, atterra nel deserto del Sahara per cercare di ripararlo. Qui sente la vocina di un bambino che lo implora affinché gli disegni una pecora; lui ci prova e soltanto al quarto tentativo riesce a disegnare la pecora proprio come il Piccolo Principe la desidera. Una scatola rettangolare con tre buchi per respirare; la pecora è all'interno! Il Piccolo Principe, approffitando di una migrazioni di uccelli ha lasciato il suo pianeta per venire sulla terra.

I grandi chiamano, la stella del Piccolo Principe, asteroide B612, a loro importa solo una sigla per poterla catalogare e non sapere come si vive lassù! Perciò il bambino spiega al narratore che nel suo pianeta ci sono poche cose, ma che tutte sono importanti. Ci sono i semi cattivi dei baobab che vanno eliminati subito per evitare che le radici, della pianta adulta, spostino il pianeta. E c'è una rosa. Una rosa che è diventata speciale grazie al tempo che il Piccolo Principe ha perduto per essa. Infatti il bambino cura la "sua" rosa con amore; la innaffia, la difende dal vento e dagli animali ed è felice perché il narratore nel disegnare la pecora l'ha chiusa in una scatola, così non potrà mangiare la sua rosa... Ci sono i tramonti su quell'asteroide B612 e se un bambino è triste e si sente solo il sole può tramontare fino a quarantatre volte in un solo giorno. L'aviatore nell'ascoltare il Piccolo Principe si rammenta poco alla volta di quando anche lui, da bambino, guardava il mondo con il cuore e non con gli occhi. Quando il Piccolo Principe capisce che è giunto ormai il tempo di tornare dalla sua rosa, un serpente, con il suo morso, lo aiuta ad andarsene.

De Saint-Exupéry, dopo sei anni dall'incontro con quel bambino, (che altro non era che il bambino che lui stesso era stato) si ricorda ancora che nel disegnare la museruola della pecora aveva dimenticato la correggia di cuoio e perciò, guardando il cielo, si chiede se la pecora avrà o no mangiato la rosa. Invita i lettori a porsi la stessa domanda. Lui sa che la risposta è di vitale importanza, ma ha paura che i grandi non riescano a capirlo.

Pobby e Dingan
Ben Rice
Rizzoli Editore
€ 10,33
pag. 136

Pobby e Dingan sono gli amici di Kellyanne, una bambina che vive con la sua famiglia a Lightning Ridge nel Nuovo Galles del Sud. Questi amici sono un po' speciali perché soltanto la bambina riesce a vederli. Il fratello di Kellyanne spera sempre che un giorno la sorella cresca e per un momento crescere sembra voler dire guardare con gli occhi e non con il cuore. Un giorno la bimba affida i suoi amici al padre che lavora in una miniera di opali ed il padre distrattamente li dimentica laggiù. Nonostante le continue ricerche Pobby e Dingan non si trovano e Kellyanne non può vivere senza di loro...

Pobby e Dingan è un libro pieno di speranza ed alla fine quel mondo diverso, in cui tutti crediamo, è possibile a Lightning Ridge perché lì la gente capisce che l'importante è credere in qualcosa che non si vede e continuare a cercare qualcosa di paurosamente difficile da trovare. Così il fratello di Kellyanne, Ashmol, dice ai lettori che, se e quando, passeranno da Lightning Ridge :...vedrete la gente che si ferma in mezzo alla strada, qualunque cosa stia facendo, a parlare con Kellyanne Williamson, così come si ferma a parlare con Pobby e Dingan o con le opali dei loro sogni. E il resto del mondo crede che siano tutti matti da legare..."

N.B. un'opale si scrive così perché opale è femminile, non so il perché, ma il computer lo segna errore. Io comunque non mi sono mai fidata troppo della conoscenza grammaticale del computer e questa ne è la conferma.

Elisabetta Caravati
Dicembre 2002