Un'altra Rifondazione è possibile

Intervista al senatore Gigi Malabarba

Qualche mese fa, cioè prima che gli ultimi CPN stabilissero documenti e date per il VI Congresso, si era affacciata prepotentemente nel dibattito sulle scelte e sul futuro di Rifondazione Comunista una terza proposta congressuale che andava ad affiancare le due storiche mozioni. Una proposta che ha raggruppato, attorno al documento precongressuale "Rifondazione, Rifondazione, Rifondazione" e ancor più attorno alla rivista Erre, compagni provenienti da storie e percorsi diversi, uniti nel non condividere più le posizioni espresse dal Segretario Nazionale Fausto Bertinotti e nel promuovere una strada alternativa.

Per conoscere al meglio questa strada abbiamo contattato il primo firmatario della mozione in questione, "Sinistra Critica - Un'altra Rifondazione è possibile", il senatore Luigi Malabarba che con grande disponibilità ha accettato il nostro invito.

Il VI Congresso di Rifondazione Comunista stabilirà senza alcun dubbio e senza alcuna ambiguità la linea politica del nostro partito per i prossimi anni. Quale dovrebbero essere, secondo la proposta congressuale che qui rappresenti, le strategie e le scelte future del PRC?

Gigi MalabarbaIl primo vero atto della "rifondazione" è stata la rottura con il governo Prodi nel 1998, puntando a spostare il baricentro del partito dalle istituzioni al conflitto sociale. Da Seattle a Genova, dalle mobilitazioni di massa dei lavoratori a quelle ambientaliste, a quelle straordinarie contro la guerra "senza se e senza ma": quello è stato il luogo di costruzione del PRC, sancito poi dal V° Congresso, e che deve essere oggi riconfermato.

La svolta del Segretario, dopo lo straordinario risultato - irresponsabilmente archiviato - di quasi 11 milioni di voti nel Referendum del Giugno 2003, nonostante il boicottaggio del 90% delle forze politiche e sindacali, ha rimesso in discussione quel percorso, riportando al centro il classico "alleantismo" contro le destre, ipotizzando un accordo di governo con il Centrosinistra senza neppure l'ombra di un programma comune.

Non è questa la strada per un'alternativa di società, ma neppure per rompere con il pendolo dell'alternanza di governo.

In sede congressuale verranno affrontati diversi aspetti del nostro essere comunisti, ma è indubbio che l'accordo programmatico con le forze del Centrosinistra viene visto come il fulcro dell'intero dibattito. Una scelta impegnativa dettata dalla necessità di cacciare Berlusconi, una scelta che ha portato alla nascita della Grande Alleanza Democratica (GAD). Ma come sono conciliabili le nostre proposte con quelle dei partiti del Centrosinistra? L'accordo organico di governo è l'unica strada percorribile?

Oggi non esiste alcuna condizione per un accordo programmatico di governo con l'Ulivo. Per imporre a forze del tutto subalterne alle politiche liberiste e di guerra dominanti in Italia e nell'Unione Europea, un programma di alternativa occorrebbe un movimento di massa straordinario su una piattaforma politica e sociale netta. Così non è , e sono gli apparati del Triciclo a dettare le condizioni, retrocedendo persino sul ritiro delle truppe dall'Iraq. Ma non è vero che non c'è altra strada! Le novità introdotte dalle lotte sociali e dai movimenti possono essere sufficienti per tentare di strappare almeno un accordo politico-elettorale col Centrosinistra per cacciare Berlusconi, senza tuttavia partecipare al governo.

L'accordo deve essere fondato su alcuni punti: no alla partecipazione italiana alla guerra e ritiro delle leggi peggiori di questo governo (Legge 30, Bossi-Fini, Moratti, previdenza, PMA). Su questo siamo disponibili - se risultassimo determinanti - a far nascere un governo di Centrosinistra. Ogni altro passo quel governo dovrebbe conquistarselo. Se neppure questo fosse possibile, si potrebbe realizzare solo un accordo tecnico-elettorale per battere Berlusconi e, in caso di vittoria, il PRC appoggerebbe dall'esterno solo i provvedimenti positivi per i lavoratori, fuori da ogni vincolo di maggioranza.

"Provare" l'accordo di programma con Prodi attraverso la GAD, al contrario, significa entrare nella gabbia del Centrosinistra invece che romperla, prendendo su di noi le contraddizioni del Triciclo: un suicidio per il PRC, una camicia di forza per i movimenti.

Nella costruzione dell'alternativa di società, che rimane il nostro obiettivo, un ruolo decisivo dovrebbero ricoprirlo le lotte sociali promosse dai movimenti. Ma in che modo riusciranno ad influire nella vita politica nazionale?

Nell'immediato le lotte, se supportate da una sponda politica di tutto il fronte Luigi "Gigi" Malabarba Capogruppo al Senato di Rifondazione Comunista e
primo firmatario della mozione "Un'altra Rifondazione è possibile"
di opposizione, possono far cadere da sinistra il governo, ma non c'è la forza per imporre una vera alternativa. Anche questa strada è tuttavia difficile, perché comunque la maggioranza dell'Ulivo ha vissuto con fastidio e persino criminalizzato finora mobilitazioni straordinarie come quelle sull'articolo 18, gli scioperi a oltranza degli autoferrotranvieri e degli operai di Melfi, così come i blocchi di Scanzano e di Acerra (e di quest'ultima lotta ambientalista il Centrosinistra è anche diretta controparte con Bassolino).

Occorre che il movimento altermondialista e quello per la pace si intreccino con le mobilitazioni dei lavoratori e che si qualifichi socialmente l'antiberlusconismo. Cacciare Berlusconi è alla nostra portata e i movimenti ne sono la condizione.

Per anni all'interno e all'esterno del nostro partito si è parlato di un progetto per la costruzione della "Sinistra Alternativa". Condividi questo progetto? La nascita della GAD non rischia di farne tramontare definitivamente la costituzione?

Nell'ultimo anno e mezzo, l'accordo prima Bertinotti-D'Alema e poi quello Bertinotti-Prodi, che ha portato alla GAD, hanno interrotto il processo di costruzione della Sinistra alternativa sul terreno politico-sociale, che si era delineato efficacemente con un'egemonia di massa nei ceti popolari col Referendum sull'articolo 18 e con la battaglia per il ritiro delle truppe "senza se e senza ma". Oggi, tutto è ridotto a gioco politicista: listino contrapposto a listone, contenitore di sinistra contrapposto a contenitore riformista, tutti alleati nella GAD a egemonia Rutelli-Fassino. Bisogna tornare a un'iniziativa politico-sociale che metta insieme lotte comuni e non sommatorie di ceti politici: meno convegni e più conflitto sociale. La Sinistra alternativa o è anticapitalistica nel suo agire o non è.

Negli ultimi mesi nel nostro partito si è discusso molto della politica della nonviolenza. Una nuova proposta identitaria vista come strumento necessario per la trasformazione della società. Questa scelta rappresenta un taglio netto con la storia comunista e quella del movimento operaio? Rinnega in qualche modo le lotte di liberazione dei popoli?

Costruire un nuovo impianto strategico sulla base di una nuova identità "nonviolenta", certamente produce una nuova ideologia, ma rischia di non fare i conti con le complessità dei percorsi di liberazione, non riconoscendo le resistenze dei popoli solo perché non si inquadrano nei nostri schemi precostituiti. Diversamente da altre mozioni critiche delle 15 tesi del segretario, noi non riteniamo che tutto sia già scritto nel Novecento. C'è bisogno al contrario di una ricerca vera, oggi appena abbozzata, verso un'alternativa di società. La stessa presa del potere, passaggio necessario per superare il capitalismo (contro ogni tentativo di aggiramento del problema, fino al punto di negarlo, secondo molti teorici, e a cui lo stesso Bertinotti sembra dar credito), richiede nuove esperienze fondate sulla partecipazione cosciente e autorganizzata delle masse. Sarebbe più utile cimentarsi su questo.

Per chiudere. Perché un iscritto al VI Congresso di Rifondazione Comunista dovrebbe votare il documento da te sostenuto?

Bertinotti rimette in discussione i fondamenti della svolta congressuale del 2002 e tenta di giocare un ruolo di influenza su tutto il Centrosinistra, che a nostro avviso rischia di essere velleitario quanto effimero. Con ogni probabilità un bilancio di questa impostazione si potrà trarre a non lunga distanza dal nostro congresso e una correzione di rotta per il PRC si renderà necessaria. La nostra mozione "Sinistra critica - Un'altra Rifondazione è possibile" indica questa strada con chiarezza. Sia le mozioni sostenute da Ferrando e da Grassi, pur diverse tra loro (così come altre), hanno contrastato la svolta del V° Congresso fondata sulla centralità del conflitto sociale e dei movimenti, su una vera rifondazione della politica. Noi vogliamo invece riprendere quella strada interrotta, perché la forza rinnovata dei comunisti e delle comuniste sia all'altezza della sfida della globalizzazione e di un nuovo e più aggressivo imperialismo.

Il teatro continentale ci consente di dar vita a un polo di sinistra anticapitalistica per costruire un'Europa sociale, multiculturale, democratica, segnata profondamente dalla critica femminista e ambientalista. Gran parte delle forze del partito che oggi intendono cimentarsi illusoriamente col "proviamoci", di fronte alle verifiche inevitabili le ritroveremo al nostro fianco. È il percorso di costruzione dal basso di questa area di Sinistra critica, che accomuna culture e percorsi politici diversi - come ben si nota dai firmatari della mozione - a costruire la vera novità del VI° Congresso. Anzi, la sua costituzione è già un risultato grandissimo.

Marco Ravera e Andrea Petronici
Savona/Roma - 29 Novembre 2004


Per maggiori informazioni visita il sito di Sinistra Critica.