Grande preoccupazione per il "rilancio" della Ferrania

La conferenza dei capigruppo del Comune di Carcare torna a discutere del polo produttivo

La conferenza dei capigruppo del Comune di Carcare (Gruppo DS, Gruppo Margherita, Gruppo SDI, Gruppo PRC, Gruppo Progressisti per Carcare, Gruppo Carcare nel 2000), riunita in forma straordinaria ed urgente il giorno 07 Giugno 2005, per discutere della situazione venutasi a creare nel polo produttivo di Ferrania, ha approvato all'unanimità il seguente documento.

la redazione del sito
Savona - 10 Giugno 2005

Un progetto "serio" di intervento industriale deve confrontarsi con il territorio

La conferenza dei capigruppo esprime seria preoccupazione riguardo il progetto industriale che la nuova proprietà intende perseguire nel sito di Ferrania. Tale strategia di intervento smentisce in modo evidente gli obiettivi condivisi di salvaguardia e di rilancio dell'unità produttiva nella sua interezza e globalità, obiettivo che avrebbe dovuto essere perseguito mediante un consolidamento delle attuali linee di business. Esso smentisce inoltre in modo palese gli impegni formali di intervento, di supporto e di rilancio dello stabilimento più volte assunti e ribaditi dagli enti territoriali e dal governo.

Risulta ormai oltremodo evidente che le linee strategiche di intervento, così come illustrato alle organizazioni sindacali, risultano essere quelle della costruzione di una centrale termoelettrica a biomasse (carbone, rifiuti e altro combustibile), la cessione in conto terzi del depuratore dell'area chimica per il trattamento di reflui industriali di qualsiasi natura. Ciò conferma che gli "accessori" e le cosiddette "doti" incluse nel bando di vendita redatto dai commissari e sottoscritto a Roma nell'Ottobre 2004, sono diventati il core business della nuova società che sta per nascere.

Risulta inoltre evidente che, se confermato, il percorso annunciato della messa in mobilità di tutti i lavoratori e la riassunzione dalle liste di parte di essi, previa rinegoziazione dei contratti, pone i lavoratori di Ferrania di fronte ad un pericoloso "massacro sociale" al di fuori delle minime garanzie della contrattazione collettiva.

La conferenza dei capigruppo, consapevole che nel clima di ricatto occupazionale in atto, chi manifesta dissenso rispetto ai piani di intervento prospettati potrà essere indicato, a torto, come l'unico responsabile del fallimento dell'operazione di salvataggio della Ferrania, non può che definire inaccettabile sia il progetto di intervento prospettato, che il percorso sotteso al suo conseguimento.

Ciò che si va delineando non è quindi un piano di intervento finalizzato al rilancio di Ferrania e più in generale dell'intero assetto socio-economico della Valbormida; ma è la concretizzazione di un piano di insediamenti a bassissimo valore aggiunto dal punto di vista occupazionale, tecnologico e ambientale. Caratterizzato invece da un altissimo e immediato ritorno di redditività assicurato agli investitori di turno che piegano a queste ragioni ambiente, tecnologia, occupazione, proprietà indiustriuali e professionalità.

Ribadisce inoltre che un progetto "serio" di intervento industriale deve comunque confrontarsi con il territorio e gli enti territoriali preposti. Risulta quindi oltremodo necessario e urgente che gli enti locali valbormidesi esprimano collegialmente una posizione forte e chiara sulle ipotesi insediative prospettate che rischiano di compromettere in modo definitivo qualsiasi altra prospettiva di ripresa economica e occupazionale dell'intera provincia compromettendo per altri 50/60 anni il territorio valbormidese già così pesantemente deturpato. Ribadisce infine piena adesione da parte dell'intero consiglio comunale alle iniziative che I lavoratori attueranno, finalizzate alla difesa del posto di lavoro.