Repetita juvant

Come si può salvare il posto di lavoro alla Ferrania

Lo avevamo detto fin dall'inizio della crisi che la salvezza della Ferrania dipendeva da due eventi essenziali:

  1. un provvedimento di esproprio da parte dello Stato, senza indennizzo della proprietà, e la conseguente nazionalizzazione dell'azienda, seguito da un intervento sostanziale in soldoni, per realizzare la conversione produttiva dello stabilimento e il rilancio della Ferrania;
  2. una lotta unitaria, senza quartiere, dei lavoratori e della popolazione tutta della Valle Bormida, non tesa a mantenere privilegi e garanzie individuali o benefici specifici, ma per rivendicare il mantenimento dell'occupazione.

Questi due eventi, sono stati, non solo sottostimati, ma come accade per altre questioni che riguardano il territorio della provincia di Savona, sono stati ignorati, si è seguita la strada della pace sociale. Sono stati chiesti aiuto e sostegno al Governo, alla Regione Liguria, ma questi aiuti sono al momento solo promesse. Si è curata una situazione fallimentare con gli strumenti degli ammortizzatori sociali, con le promesse demagogiche, ma concretamente non è stato fatto nulla. Si è "chiacchierato" sull'importanza della Ferrania nel contesto economico e sociale del territorio, e quindi della necessità di salvare l'azienda, ma in buona sostanza al di là delle promesse, si sono lasciati soli i lavoratori. E oggi tutto fa prevedere un unico risultato: la chiusura.

Si è curato un malato terminale con i pannicelli caldi della "Prodi bis" invece di procurare, come la logica del mercato vuole, i mezzi economici e politici per il mantenimento e l'incremento delle quote di mercato, indispensabili all'azienda per continuare a vivere, e garantire i livelli occupazionali dei lavoratori. Noi siamo convinti che i margini di sopravvivenza dell'azienda, e dell'occupazione nella stessa, oggi siano pressoché ridotti allo zero.

Crediamo che oggi se non si realizzano gli eventi che abbiamo descritto all'inizio, e che sono ancora possibili, la Ferrania, può solamente precipitare in una dichiarazione ufficiale di fallimento. Siamo convinti che, solo realizzando la lotta senza quartiere, dei lavoratori, della popolazione della Valle Bormida, indicendo uno sciopero ad oltranza delle attività produttive, tutte, dei servizi dell'intera provincia, sia l'unico modo per fare intervenire concretamente, tutti quelli che fino ad oggi hanno promesso di salvare l'azienda e mantenere l'occupazione.

Compagni lavoratori, nonostante tutte le promesse che avete ricevuto, siete ancora una volta voi, e soltanto voi, che potete mantenere il posto di lavoro e rilanciare l'azienda. Noi siamo stati e saremo sempre con voi. Può sembrare ripetititvo, ma... repetita juvant.

il Direttivo del Circolo Bella Ciao di Cairo Montenotte
Cairo Montenotte - 6 Agosto 2004