Perché un presidio popolare

La nostra battaglia per chiudere la discarica

lo striscione del PalaLEO il presidio permanete di fronte alla discaricaLa discarica di Cima Montà è nata a cavallo degli anni '50 e '60. È rimasta per moltissimi anni una valletta a monte della quale venivano scaricati i rifiuti che cadevano a valle senza nessun tipo di controllo, contenimento o catalogazione: anzi per anni i rifiuti sono stati bruciati sul posto tanto da innescare sovente incendi boschivi. Non risulta che il proprietario del sito abbia mai dato il proprio consenso all'inizio della discarica: è certo che si vide espropriare il terreno solo molti anni dopo e per una cifra irrisoria. Negli anni ottanta ha beneficiato di molteplici ampliamenti di volumetria complessivamente per quasi un milione di metri cubi.

La discarica appartiene ora al Comune di Savona che ne ha dato la gestione prima alla Società Municipalizzata AMNU, trasformata da circa tre anni in società ATA S.p.A. per il momento a capitale pubblico.

I problemi sono molteplici, ben determinati e tristemente da anni irrisolti. Si comincia dal nauseabondo odore che impesta la discarica e tutti i terreni limitrofi su cui si trovavano già da prima civili abitazioni. La situazione molto spesso degenera a causa dell'assenza parziale o totale della copertura dei rifiuti. A questo proposito occorre rilevare che, non avendo l'ATA pressoché mai ottemperato alle disposizioni provinciali che volevano la spazzatura coperta camion dopo camion, la Provincia stessa ha modificato la normativa imponendo la copertura nelle 24 ore, come dire mai, visto che secondo questa disposizione l'immondizia può rimanere a cielo aperto per 23 ore dopodiché viene sostituita dalla nuova coperta. Le norme vigenti prevedono che la terra di copertura sia il 20% del totale, norma spesso ignorata o saltata a piè pari sostituendo alla terra inerti edilizi.

Molti problemi che si potevano superare con un piccolo intervento sono rimasti irrisolti e confermano che il Comune di Savona e la Società ATA (Azienda Tutela Ambientale) non sono interessate ad instaurare un rapporto di fiducia con i cittadini che più soffrono la vicinanza della discarica. Cito ad esempio la pulizia della strada, ora un pantano, ora un generatore di polvere, a seconda del tempo, la pulizia dei boschi confinanti pieni di sacchetti di plastica, la presenza di ratti ed il volo radente di migliaia di gabbiani, la mancanza di illuminazione pubblica all'esterno della discarica, la canalizzazione delle acque pluviali, eccetera.

Grave è il problema della viabilità: la strada che conduce alla discarica non è assolutamente adeguata al numero di mezzi pesanti che la percorrono, transitando tra l'altro, sull'uscio di tutte le abitazioni della zona. Non esiste una viabilità alternativa e la strada attuale, che ha ceduto in più punti, non ha mai subito interventi di miglioria.

la discarica di Cima MontàIl problema principale resta tuttavia quello dell'inquinamento delle falde acquifere dal momento che la discarica è sorta in una zona ricca di sorgenti e da sempre nota come "Fontane". Al di sotto del corpo della discarica l'insieme di queste Fontane forma il Rio Montà, affluente del Lavanestro che convoglia le acque verso la piana di Savona dove sono posti i pozzi dell'acquedotto.

L'assenza di coibentazione del terreno al di sotto della prima discarica, dove tra l'altro più alta è la possibile presenza di inquinanti "pericolosi" e l'uso disinvolto dei cingoli rostrati sui teli che avrebbero dovuto impermeabilizzare i nuovi lotti, fanno di questa discarica una minaccia per tutta l'acqua potabile di Savona. Anche i successivi interventi realizzati per la messa in sicurezza ed a norma dell'impianto, vasche di contenimento del percolato, impermeabilizzazioni alle acque meteoriche, ecc. sono ripetutamente entrate nel mirino della magistratura per la loro evidente inefficienza.

Scrivo a presidio in corso, con oltre 30 giorni di monitoraggio (esterno) 24 ore su 24, con un minimo di due persone sempre presenti e vigili (anche per rafforzare possibili testimonianze giurate). Ebbene, questa prima parte del controllo ci permette di dire, e dimostrare inconfutabilmente, che questa discarica sarebbe chiusa da anni se solo la Provincia, che ha l'onere dei controlli, e gli altri organismi a vario titolo impegnati nel controllo, avessero fatto qualcosa di più che qualche verifica saltuaria.

La sola condotta posta a valle delle discarica che ha il compito di portare al depuratore i liquami, in questi pochi giorni data luogo ad una dozzina di sversamenti, documentati, nel Rio Montà. E la cosa dura da anni come sanno bene gli abitanti di Montemoro, ma come sanno altrettanto bene le forze dell'ordine, l'ARPAL, la Provincia ed il Comune di Savona.

Negli anni sessanta e settanta ai rifiuti RSU (rifiuti solidi urbani, ndr) di Savona se ne sono aggiunti dei più disparati e provenienti da tutto il Nord Italia. In quel periodo la discarica non era ne presidiata ne recintata e varie testimonianze raccontano di autobotti che nottetempo scaricavano il loro contenuto e di sostanze altamente infiammabili contenute in bidoni non identificabili. Negli anni ottanta/novanta anche i rifiuti dei paesi dell'entroterra furono conferiti a Cima Montà con "Ordinanze contingibili ed urgenti" a firma dei Sindaci in carica.

Il Comitato Cima Montà è nato come catalizzatore della protesta di chi, vivendo a diretto contatto con la discarica, ne subiva i maggiori disagi. Da notare che essendo la discarica posta sulle colline, a qualche chilometro da Savona, per anni il problema è rimasto sconosciuto alla massa dei savonesi, poi, quando la questione è stata sollevata con forza dagli abitanti del luogo, il Comune di Savona, coadiuvato dal Segretario provinciale della CGIL, ha iniziato una ben orchestrata campagna di disinformazione, confermando ciò che per questi signori Cima Montà è: una fetta di territorio semi-impermeabile alle leggi, alle normative, agli interessi economici ed ai problemi concernenti la salute dei cittadini, ma ampliamente utilizzabile per servire interessi che nulla hanno da spartire con la città.

la discarica di Cima MontàLa trasformazione in Associazione Lavanestro e Oltre, avvenuta due anni fa, vuole portare nel territorio della Valle del Lavanestro ed a quelli limitrofi un progetto di tutela, riscoperta e sviluppo che ne garantisca un futuro ecocompatibile. Il presidio alla discarica è finalizzato alla raccolta di dati relativi alle quantità di RSU (rifiuti solidi urbani, ndr) conferiti ed in quali giorni della settimana questo avviene. Malgrado il piano Provinciale dei rifiuti redatto nel corso del 2002 indicasse nel Novembre dello stesso anno la data ultima di chiusura della discarica di Cima Montà, ad oggi essa è ancora in funzione. L'altro scopo fondamentale del presidio è ribadire il nostro NO ai progetti del Comune di Savona che vorrebbe installato vicino al sito della discarica il nuovo inceneritore provinciale e come se non bastasse vorrebbe aprire una nuova discarica per accoglierne le ceneri o i rifiuti in caso di disservizio.

Il presidio inoltre rappresenta un importante punto di aggregazione a cui sempre più persone fanno capo per esporre problemi e proposte legate al territorio. Non abbiamo stabilito una durata e da parte di tutti i partecipanti non emerge una particolare fretta ad abbandonare la posizione. A prescindere dai risultati che otterremo, una cosa è certa: qui, fra queste tende, cresce la consapevolezza che questo momento di lotta avrà, in futuro, importanti sbocchi anche sul governo del territorio. Senza la LEO nessuno sarà più legittimato a formulare proposte su questo territorio.

Far capire agli abitanti del centro città che il sacchetto di spazzatura non sparisce una volta infilato nel cassonetto, ma resta a marcire vicino a casa loro, sarà assai impegnativo, vista anche la campagna di disinformazione in corso da anni. Su questo gioca anche il Comune di Savona che sostiene da sempre che la chiusura della discarica di Cima Montà causerebbe un aumento del prezzo della tassa sui rifiuti: già ora invece Savona è più cara di Vado Ligure che utilizza il Boscaccio, una discarica gestita da privati.

L'Associazione Lavanestro e Oltre è per statuto apartitica e comunque vogliamo restare al di fuori di strumentalizzazioni politiche: accettiamo l'aiuto di chiunque approvi le nostre intenzioni ed i nostri progetti a prescindere dallo schieramento di appartenenza. Alla fine di questa vicenda potremo fare un consuntivo e sapere chi sono stati gli amici, questo sì, del resto è nostro costume riconoscere senza remore i meriti acquisiti dai partiti che ci hanno sostenuto.

Per qualche giorno, ad inizio presidio, si era diffusa la voce tra i lavoratori della discarica che il nostro presidio volesse controllare il loro operato e questo non favoriva di certo i buoni rapporti. Un successivo incontro tra l'Associazione ed i rappresentanti dei lavoratori ha chiarito gli scopi del presidio consentendo al clima di rasserenarsi: abbiamo anche ribadito che non avremmo pubblicato alcun dato che potesse in qualche modo danneggiarli nei loro rapporti con l'azienda.

Riccardo Fulcheris
Presidente dell'associazione LEO (Lavanestro e Oltre)
Savona - 7 Febbraio 2004