A chi giova il Progetto Bofill?

La posizione di Rifondazione Comunista

l'architetto Ricardo BofillA Savona da qualche anno, ormai, si sta sviluppando a macchia d'olio un nuovo modo di fare programmazione urbanistica. Si parte cioè dagli interessi dei pochi per promuovere progetti faraonici slegati completamente dai bisogni della Città.

Doveroso un piccolo passo indietro: un tempo, quando l'industria siderurgica e meccanica dava da mangiare a molte famiglie, a Savona sorgeva un'area dove pesanti insediamenti industriali coronavano l'attività portuale della Città; erano i tempi dell'Italsider (circa 5000 lavoratori), delle Funivie AT, del porto commerciale e di tutta quell'area di indotto che queste attività producevano.

La crisi iniziata alla fine degli anni '70, che riguardò tutto il paese, si abbattè anche su Savona, questo significò la trasformazione dell'Italsider in OMSAV. D'improvviso aree considerate strategiche per Savona divennero improvvisamente appetibili a chi di affari si intendeva e, a suon di piccoli avanzamenti, non sempre chiariti, e grazie all'OMSAV che andò, con precisione cronometrica, in fallimento, l'area da industriale e produttiva passò a residenziale e di servizi.

Un'area di proprietà privata, ma anche comunale e demaniale, si trovò ad essere sostanzialmente riprogettata non da chi aveva l'autorità di farlo, in virtù di una propedeutica programmazione urbanistica che ridisegnasse il futuro, anche produttivo, di Savona, ma sulla base di input specifici dei Privati dell'area. Insomma, cosa farà da grande Savona ce lo dicono pochi privati, pochissimi, che ovviamente ritengono doveroso fare operazioni che a loro siano convenienti. Resta da scoprire se questa operazione sia tale anche per i savonesi.

Cominciamo col dire che Savona non ha bisogno di nuove abitazioni. Il numero delle case sfitte è enorme e rischia di aumentare per due motivi: primo perché i costi delle case, sia in affitto che in vendita sono elevatissimi, l'architetto Ricardo Bofill
uno scorcio del porto di Savona
secondo perché la città si sta spopolando, per un calo demografico endogeno ma anche perché è una Città asfittica, sempre più ristretta e sempre meno propensa a fornire adeguati servizi ai cittadini siano essi bimbi o anziani. Senza parlare dei giovani che non trovano lavoro, se non sottopagato o ultraflessibile e che preferiscono fuggire "a cercare altrove" possibilità di giusta occupazione. Inoltre il patrimonio edilizio savonese avrebbe bisogno di essere valorizzato e restaurato per riportarlo a livelli migliori di abitabilità. Ma questa è una operazione che "rende" poco ad una pubblica amministrazione: meglio una Torre di 70 metri che incentivare il restauro di Via Quarda, o delle case della periferia...

Savona ha un ultimo cuore produttivo: il Porto. Questo progetto che i Privati con l'appoggio incondizionato del sindaco e di tutta la sua giunta (ma stava nei patti elettorali, dunque nessuna sorpresa!) sembra procedere a ritmo vorticoso rischia di comprimere definitivamente l'attività commerciale del Porto. Questo infatti non ha ad oggi soluzioni adeguate dal punto di vista della infrastruttura (le merci non riescono ad uscire dal Porto, e per adesso la soluzione uno scorcio del porto di Savonafunivie slitta a qualche anno) vera "aorta" che porta ossigeno agli scambi commerciali. Ogni progetto che riguardi quell'area denuncia questa carenza ma di fatto non la risolve, se non a lunghissimo periodo.

Avanzano soluzioni tampone quali quelle crocieristiche che subiscono, anch'esse, fluttuazioni di mercato. Oppure si pensa di trasformare irreversibilmente e completamente un territorio ed una Cittadina come quella di Vado col progetto Maersk. Dunque, cosa torna nella vita futura dei savonesi col progetto Bofill?

C'è da chiedersi perché una amministrazione attraverso il Sindaco e la sua Giunta di Centrosinistra, debba rinunciare in nome degli affari e del vantaggio di pochi a ragionare su questa Città, su quali possano essere i suoi bisogni e le strategie che possano aiutarla ad uscire da una crisi davvero nera.

L'edilizia non ha mai rappresentato una rampa di rilancio di una economia asfittica, anzi ha sempre prodotto abusi sul territorio, basti pensare a Savona 2 sulle colline di Cadibona.

Invece la programmazione urbanistica, che può e deve avere un respiro maggiore, poiché è il progetto della Città, è l'unica vera strada: si aprono ragionamenti, si incontrano forze e cittadini, si produce un dibattito su chi siamo e dove vorremmo andare, si propone un disegno complessivo. E la successiva sua esplicitazione diventa patrimonio forse non di tutti i cittadini ma sicuramente della maggior parte.

Patrizia Turchi
Segretaria Provinciale del PRC
Consigliera Comunale a Savona del PRC
Savona - 27 Gennaio 2001