In Regione luci e ombre, ma stiamo lavorando tanto

Intervista all'Assessore regionale all'Ambiente Franco Zunino

Negli ultimi tempi ha ricevuto apprezzamenti e attestati di stima per il lavoro fatto, ma sono piovute su di lui anche critiche e accuse infamanti. Per rispondere alle accuse e tracciare un bilancio di quanto fatto in Regione siamo andati direttamente alla "fonte" e abbiamo incontrato Franco Zunino, Assessore regionale all'Ambiente, già Segretario provinciale di Rifondazione Comunista.

Poco più di un anno e si andrà al rinnovo del Consiglio Franco Zuninoregionale e all'elezione del Presidente della Regione. Tu sei l'unico assessore del PRC nella giunta guidata da Claudio Burlando. Puoi trarre un parziale bilancio di questa esperienza? Che voto daresti alla Giunta regionale?

È particolarmente difficile per me, naturalmente, assegnare un voto alla Giunta Burlando, essendone uno dei componenti. Un bilancio di questo tipo d'altronde non può che essere complesso, con l'evidenziazione di chiari e scuri. Ritengo che in alcuni settori la giunta abbia lavorato meglio, soprattutto in quelli relativi al lavoro ed al sociale ponendo la dovuta attenzione e ricerca di soluzioni efficaci, pur con la consapevolezza dei limiti delle competenze regionali; in altri settori si sono evidenziate contraddizioni (in parte inevitabili), ad esempio tra ambiente da un lato e pianificazione territoriale e sviluppo economico dall'altro. In altri ancora il tentativo d'innovazione ha incontrato difficoltà oggettive e spesso resistenze esterne. In generale comunque ritengo che di lavoro se ne sia fatto molto anche di qualità, spesso senza aver poi la capacità di comunicarlo e valorizzarlo adeguatamente.

L'ambiente e il territorio sono sempre più sotto assedio. Si parla quasi esclusivamente di cementificazione delle coste, anche a ragione, ma la tutela dell'ambiente non è solo questo. Pensiamo ad esempio alle bonifiche di siti industriali dismessi, Stoppani e ACNA su tutte, alla costituzione e alla valorizzazione di aree protette, alle fonti di energia alternative e rinnovabili, alla gestione dei rifiuti. Quali risultati sono stati conseguiti dal tuo assessorato su questi temi?

Credo sinceramente che in questi tre anni e mezzo alcune cose interessanti in campo ambientale siano state fatte. La bonifica dell'Acna praticamente è giunta al termine e finalmente si sta ragionando su come utilizzare quelle aree per attività produttive ambientalmente sostenibili, ricucendo un rapporto positivo anche con le comunità piemontesi confinanti. La bonifica della Stoppani ha avuto una svolta significativa, col commissariamento governativo voluto e richiesto dalla Regione e con le risorse messe a disposizione dal Ministero per l'Ambiente: tra circa un mese ci sarà la demolizione del corpo di fabbrica principale e anche da un punto di vista simbolico ciò rappresenterà un grande evento.

I Parchi e le Aree protette hanno rafforzato la loro positiva azione, ricevendo, in un periodo non certo di grande floridità per le casse regionali (anche per il pesante fardello del debito sanitario lasciatoci dalla Giunta Biasotti) risorse economiche crescenti. L'istituzione del Parco delle Alpi Liguri, comprendente un territorio di straordinaria bellezza, era un evento atteso da oltre trent'anni. Uno dei pochi nuovi parchi regionali del Nord Italia istituiti in questi anni. Entro la fine dell'anno verrà inoltre istituito il Parco delle Mura a Genova, area protetta regionale d'interesse locale e per il prossimo anno ho l'intenzione finalmente di far approvare la legge istitutiva del Parco del Finalese, ultima perla che manca al sistema regionale delle aree protette, a cui sto lavorando ormai da quasi due anni con notevoli difficoltà. Inoltre, entro pochi mesi, si dovrebbero definire le modalità che permetteranno un allargamento del Parco del Beigua, a cui hanno chiesto di far parte anche i comuni di Albisola Superiore e di Mele. Mentre la Giunta Biasotti aveva ridotto i confini dei parchi e c'erano comuni che avevano chiesto di uscire dalle aree protette (vedasi Urbe), ora accade l'opposto. Anche questo è un segnale, a mio avviso, non trascurabile, così come pure la decisione di destinare ai Parchi ed Aree protette regionali 10 milioni di euro dei fondi FAS (fondi aree sotttoutilizzate) ed ulteriori risorse dai fondi europei FESR. La Regione inoltre ha contribuito in modo sostanziale (quasi 700.000 euro) per accedere all'acquisto del Parco dell'Adelasia dalla proprietà Ferrania, Parco che dovrebbe diventare la prima area protetta in Liguria completamente di proprietà pubblica.

Sulle energie rinnovabili e sulla gestione del ciclo integrato dei rifiuti la Liguria segna un grave ritardo. Proprio per recuperare questo ritardo sono state adottate in questi anni alcuni importanti provvedimenti.

Come è noto il nostro territorio produce molta energia, ben aldilà delle necessità regionali, esportandone infatti oltre il 50%: energia però quasi esclusivamente prodotta da fonti fossili (carbone e metano), con le tre grandi centrali termoelettriche a Spezia, Genova e Vado. La percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili che nel 2003 era all' 1,7% è aumentata nel 2007 al 3,8%: evidentemente siamo ancora ben lontani da percentuali dignitose.

Nel maggio dell'anno scorso è stata approvata una legge regionale (L.R. 22) che ritengo essere molto importante, in quanto affronta il principale e prioritario obiettivo che è quello del risparmio energetico. Prima ancora di produrre energia da fonti rinnovabili, che comunque rimane naturalmente fondamentale, occorre infatti impegnarsi sull'efficienza ed il risparmio, visto l'enormità degli sprechi che si hanno in questo settore (così come per altro avviene anche nel campo delle risorse idriche). Il concetto di limite delle risorse a disposizione deve guidarci verso un consumo responsabile, soprattutto quando si tratta di risorse non rinnovabili. Il settore più energivoro (38,4% del totale) e più "sprecone" nella nostra regione, analogamente a quanto avviene a livello nazionale, è quello civile. È inconcepibile che le nostre abitazioni consumino a mq., per il riscaldamento d'inverno ed il raffrescamento d'estate, fino a 3-4 volte di più delle abitazioni del nord Europa o della provincia di Bolzano, in condizioni climatiche, peraltro, ben più favorevoli. La legge regionale succitata, riprendendo normative europee e nazionali, queste ultime però praticamente non applicabili in quanto ancora non sono state emanati i decreti attuativi correlati, introduce l'obbligatorietà della certificazione energetica degli edifici, da subito per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni di una certa importanza e successivamente anche per gli altri. L'introduzione della certificazione energetica, associata all'obbligatorietà dell'utilizzo del solare termico per produrre una quantità significativa di acqua calda sanitaria, permette di incamminarci davvero sulla strada del risparmio e dell'efficienza. La stessa legge regionale contiene anche normative riguardanti gli impianti d'illuminazione esterna, prevedendo l'introduzione obbligatoria di meccanismi (riduttori di flusso e di potenza) che permettono di risparmiare fino al 30%, soprattutto in alcune ore della notte. Naturalmente nel contempo occorre incrementare sensibilmente la produzione di energia da fonti rinnovabili, anche in sostituzione di quella prodotta da fonti fossili (non è un mistero ad esempio che anche la Giunta regionale, assieme al Comune ed alla Provincia di Genova si stia adoperando per la dismissione della centrale termoelettrica a carbone sotto la Lanterna). Proprio in queste settimane si sta discutendo nella Commissione regionale territorio ed ambiente l'aggiornamento del Piano energetico ed ambientale regionale (approvato nel 2003, ma con obiettivi non del tutto adeguati, né al protocollo di Kyoto, né tantomeno ai nuovi più ambiziosi obiettivi della Commissione Europea), a riguardo dell'energia eolica. L'obiettivo degli 8 MW elettrici previsti dal PEAR entro il 2010 sono stati già ampiamente superati e il nuovo obiettivo che introdurremo sarà dell'ordine dei 120 - 130 MW, che risulta certamente interessante, tenuto conto della peculiarità del nostro territorio e delle sue valenze paesaggistiche. Anche sulle altre fonti rinnovabili ci sono novità interessanti: in particolare sul fotovoltaico stanno partendo alcuni progetti di grande taglia (0,5 - 1,0 MW), progetti che hanno altresì la caratteristica di recuperare aree degradate (cave dismesse e discariche esaurite, ad esempio). Buona parte dei finanziamenti FESR asse 4.2 (finanziamenti europei destinati al settore energetico), per un ammontare complessivo di 26 milioni di euro e che verranno attivati a breve, andranno proprio in questo settore, in parte destinati alle imprese (10 milioni) e per la parte più consistente agli enti pubblici. Interessante sottolineare che dei 16 milioni destinati agli enti pubblici, Franco Zunino5 verranno utilizzati per cofinanziare un progetto pilota approvato dal Ministero dell'Ambiente (che parteciperà con ulteriori 9 milioni di euro) allo scopo di fornire energia elettrica dalle banchine, per quanto possibile da fonti rinnovabili, alle navi attraccate nel porto di Genova, a partire dal settore delle riparazioni navali, con ricadute di grande positività sulla qualità dell'aria complessiva della città.

Il solare termico, oltre che nelle nuove abitazioni e nelle ristrutturazioni, sta trovando applicazione, anche attraverso un marchio regionale ideato da ARE (Agenzia Regionale per l'Energia, agenzia di grandi capacità professionali), in campo turistico - alberghiero (riscaldamento piscine, bagni marini, etc.).

Il miniidro sta avendo un nuovo interesse, soprattutto nel recupero di vecchie piccole centraline dismesse e nell'incremento di quelle esistenti, ma si tratta di quantità modeste. Nuove prospettive si stanno aprendo nel campo della geotermia. Più interessante è sicuramente la partita delle biomasse agroforestali che possono rappresentare un'interessante opportunità per la nostra regione. Il Piano regionale prevede piccole centrali (max 5 MW termici), legate al territorio e dunque con biomasse esclusivamente verdi (sono escluse le biomasse grigie di provenienza dai rifiuti), provenienti per almeno il 75% dal territorio circostante. Non c'interessa infatti importare biomasse, anche perché la provenienza locale significa anche cura dei nostri boschi, azione di prevenzione da incendi e da dissesti idrogeologici. Per ora si sono realizzati alcuni piccoli impianti (di circa 1 MW ciascuno) a Campoligure, Rossiglione e Masone: presto ne partiranno altri soprattutto in ValBormida. Naturalmente occorre una verifica molto attenta sulla taglia degli impianti (un'eccezione è costituita dal caso Ferrania, dove il previsto impianto di maggiori dimensioni rispetto ai 5 MW, deve risultare sostitutivo di una equivalente centrale esistente a metano) e sulla qualità delle biomasse.

Sui rifiuti (o meglio materiali postconsumo, visto che conservano dopo l'uso un valore intrinseco e proprio per questo vanno indirizzati prioritariamente al riutilizzo ed al riciclo), nonostante il grave ritardo, finalmente qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione anche nella nostra regione. Quest'anno infatti, finalmente, in due quartieri a Genova, in altrettanti a La Spezia, in buona parte del territorio ingauno, a Camporosso sono partiti progetti di raccolta differenziata domiciliare, porta a porta o comunque di prossimità, gli unici che possono permettere di raggiungere percentuali rispettose delle normative e in linea con quanto sta avvenendo in gran parte del Nord Italia. Questo per altro sta rimettendo in discussione anche la scelta dell'inceneritore a Scarpino (anche perché sono venuti giustamente a mancare le illegittime sovvenzioni per le rinnovabili legate ai cosiddetti CIP 6). Proprio per sostenere la raccolta differenziata domiciliare, oltre alle risorse annuali (circa 1,6 milioni di euro), la Giunta ha deciso di dedicare a tale doverosa scelta 5 milioni di euro di FAS.

Brevemente vorrei anche aggiungere che rispetto alla cementificazione giustamente si è sottolineato che dal 1990 al 2005 in Liguria si è consumato una percentuale di territorio libero molto elevata, superiore a quanto accaduto nelle altre regioni. Vorrei far presente che in tutti quegli anni il nostro partito sostanzialmente è sempre stato all'opposizione (così è avvenuto ad es. in Regione, in Provincia di Savona, perlomeno fino al 2004 e in Comune di Savona). Molte critiche all'attuale Giunta sono anche giuste, per non aver saputo introdurre elementi di discontinuità significativa, però ci si dimentica ad esempio che è per volontà della stessa che il porto di Spotorno - Noli non verrà realizzato così com'era previsto (il che avrebbe comportato seri problemi ambientali, in particolare ad una preziosa prateria di poseidonia presente, ed un'ulteriore cementificazione) e così analogamente per quello di Ventimiglia e ancora che finalmente si è proceduto, dopo tante parole, allo smantellamento dell'altoforno a Cornigliano. Trovo altresì molto singolare ed imbarazzante l'assordante silenzio, da parte di molti (non tutti) paladini anticemento, su tutta una serie d'interventi di grandissimo impatto ambientale, quali il terzo valico, le gronde autostradali a Genova, l'Aurelia bis a Savona, l'Albenga-Predosa, il termovalorizzatore a Scarpino. Forse su questi interventi la trasversalità che esiste è meno deleteria e pericolosa per l'ambiente?

Probabilmente a causa della tua presenza in giunta, sono piovute su di te accuse quanto meno curiose. L'indagine epidemiologica condotta da IST e ARPAL, promossa dal tuo assessorato, viene da alcuni contestata senza che si comprenda la reale motivazione. Vuoi spiegarci qual'è, secondo te, la portata di questa indagine?

Sinceramente trovo singolare questa polemica e non comprendo a chi giovi, se non forse a chi è a favore del carbone e si frega le mani per queste divisioni. Esisteva come è noto uno studio epidemiologico dell'IST riguardante il territorio provinciale savonese e relativo al decennio 1989 - 1999, ritenuto da tutti un buon studio, a volte per la verità interpretato in modo non del tutto corretto, come ci hanno ricordato più volte gli estensori dello stesso studio. È stato chiesto alla Regione, sia da parte delle amministrazioni locali che dai comitati ambientalisti, di farsi carico dell'affidamento della prosecuzione dello studio e di intrecciare tale studio con analisi più prettamente ambientali. Pur essendo in buona parte competenza sanitaria l'affidamento dello studio epidemiologico (la volta precedente perlomeno si era proceduto in tal senso) e nonostante il dipartimento sanità non pareva particolarmente convinto, ho ritenuto importante trovare le risorse (per la verità non molte, vista la mole di lavoro fatto, ma pur sempre difficili da reperire) per affidare all'IST la prosecuzione dell'indagine. L'ARPAL ha affiancato a tale studio un lavoro d'indagine ambientale, certo parziale come tutti gli studi, ma comunque significativo. A me pareva abbastanza scontato che l'indagine sulla mortalità in relazione alle cause nel periodo 1999 - 2004 mostrasse qualche segnale di miglioramento rispetto al decennio precedente. I motivi sono sicuramente molteplici: certamente una migliore prevenzione, una maggiore attenzione alla propria salute a cominciare dall'alimentazione e cure più appropriate, ma certamente anche un miglioramento della situazione ambientale. La progressiva deindustrializzazione, il rinnovamento del parco motori, la sostituzione delle caldaie condominiali alimentate a gasolio con quelle a metano, la stessa ambientalizzazione della centrale di Vado, hanno sicuramente contribuito ad un miglioramento progressivo. Evidentemente affermo questo in quanto sono convinto che esista una correlazione certa (come anche in un convegno del novembre scorso di Medici per l'Ambiente ho condiviso e sostenuto) tra ambiente, qualità della vita e salute Questo naturalmente peraltro non significa affatto che allora tutto vada bene e che non si debba proseguire, anzi accelerare sulla strada del miglioramento continuo. Trovo sinceramente offensivo chi ritiene che questo studio verrà adoperato dalla Regione per autorizzare l'ampliamento della centrale termoelettrica o che addirittura sia stato da me "pilotato". Offensivo nei miei confronti e nei confronti altresì dei dirigenti e funzionari di IST e ARPAL. La Regione Liguria ha ufficializzato da tempo, con apposita delibera, il proprio parere negativo, relativamente all'ampliamento, alla Commissione VIA nazionale. La nostra è una regione che ha bisogno di puntare su energie rinnovabili, anche in sostituzione di quelle da fonti fossili, visto anche l'eccesso di produzione ed è indubbio che tuttora il carbone sia la fonte fossile maggiormente inquinante e che le centrali termoelettriche, soprattutto a carbone, siano responsabili dell'emissione di quantità impressionanti di CO2, principale causa dell'effetto serra e delle disastrose conseguenze correlate.

Per quanto riguarda la mia posizione, peraltro, forse non è granché nota da chi è solo da pochi anni che si occupa della centrale di Vado e ritiene di avere in proprietà il sacro fuoco della verità, ma basta rileggersi alcuni interventi da me fatti a cavallo tra gli anni '80 e '90 e i numerosi incontri pubblici fatti a Vado, in particolare con l'allora responsabile nazionale ambiente di Rifondazione ed attuale europarlamentare Roberto Musacchio, durante i quali abbiamo sempre manifestato, come PRC, la nostra contrarietà al carbone, la necessità di puntare sul risparmio e sulle energie rinnovabili e in fase transitoria, in attesa dell'utilizzo dell'idrogeno quale vettore energetico, sull'utilizzo della fonte fossile meno inquinante e cioè il gas naturale. Andando a rovistare negli "archivi", ad esempio, ho trovato una lettera firmata congiuntamente con Emanuele Varaldo (allora eravamo entrambi consiglieri comunali a Savona) e pubblicato integralmente nella rubrica delle lettere del Secolo XIX il 2 febbraio del 1993, nella quale manifestavamo la nostra contrarietà all'accordo stipulato, rimarcando il fatto che nessuno dei due obiettivi giustamente rivendicati dalle associazioni ambientaliste, dai cittadini e dalle stesse amministrazioni locali (depotenziamento e completa metanizzazione), fosse stato raggiunto. Non ho affatto cambiato idea, anche se ora mi pare non esistano strumenti praticabili per rimettere in discussione l'autorizzazione ministeriale in allora concessa (a meno che non intervengano nuove più stringenti normative), al di fuori di un percorso concertativo. Dire no all'ampliamento, per i motivi succitati, mi pare invece non solo praticabile ma doveroso e indispensabile e così è stato fatto. Sarei piuttosto invece molto preoccupato per le politiche energetiche del governo Berlusconi e del ministro Scajola, ma su questo vedo pochissima attenzione.

Ma l'accusa più grave, mischiando strumentalmente la tua professione con il tuo impegno politico, è quella di aver operato al fine di favorire soggetti produttivi e aziende in odore di collusione con ambienti mafiosi, relativamente all'appalto Co.For. per la costruzione del pennello in località Bouffou a Celle Ligure. In sostanza, i tuoi accusatori - la Casa della Legalità, che attacca anche l'associazione "Libera" di Don Luigi Ciotti - insinuano che nelle tue vesti di ingegnere capo del comune hai favorito l'assegnazione dei lavori alla ditta sopraccitata. Senza prendere in considerazione il modo in cui riterrai di rispondere a queste infamie, puoi spiegarci come si sono svolti realmente i fatti?

Del pennello in località Bouffou e della sua necessità allo scopo d'impedire il depauperamento della spiaggia dei Piani di Celle se ne parla animatamente da almeno trenta/quarant'anni, ben prima che andassi nel 1983 a lavorare all'Ufficio Tecnico del Comune in qualità di ingegnere capo (ora la terminologia è cambiata, direttore d'area, ma la sostanza rimane quella). Da sempre si è formata una disputa tra chi era a favore, direi una larga maggioranza, e chi invece era contrario. Coloro che erano contrari lo hanno manifestato in tutte le sedi possibili e per la verità alcune loro osservazioni hanno permesso sicuramente di migliorare il progetto iniziale. C'era innanzi tutto chi manifestava la preoccupazione che il pennello potesse rappresentare il primo lotto di un molo per un porticciolo turistico, preoccupazione non infondata e che condividevo (pur non avendolo mai pubblicamente manifestato, in quanto ho comunque sempre distinto il mio ruolo tecnico svolto a Celle da quello politico). Questa preoccupazione è venuta meno una volta individuata la corretta collocazione del pennello in relazione alla sua funzione di difesa dell'arenile e in qualche modo dell'abitato, a partire dall'Aurelia.. Durante il mio primo mandato in consiglio regionale (con conseguente messa in aspettativa obbligatoria secondo le normativa vigente) e cioè nel periodo 1995/2000 fu approvato un progetto che incontrò molte opposizioni ed osservazioni sia dai cittadini che dalla Regione stessa. L'Amministrazione comunale decise allora di rivedere il progetto, affidando uno studio molto approfondito all'Università di Genova relativamente alle dinamiche delle correnti marine e del trasporto dei sedimenti e successivamente uno studio di fattibilità per individuare il posizionamento adeguato e la tipologia d'intervento più corretta. Si è dunque arrivati, dopo l'individuazione del progettista e tenendo conto delle ulteriori osservazioni regionali, ad un progetto nel 2002 che prevedeva un pennello di lunghezza limitata (eventualmente allungabile dopo averne monitorato per alcuni anni gli effetti sull'arenile), completamente in massi naturali (senza un mc di cemento) e di altezza limitata, onde permettere la visuale anche da riva in direzione levante. Anche questa versione ha incontrato comunque, da subito, da parte di un ristretto numero di persone, una netta contrarietà che è stata espressa prima alla Regione e poi, a lavori appena iniziati, ai più disparati Enti, a cominciare dalla Commissione Europea. Sulla modalità esecutiva dei lavori sono state fatte denunce, a cui sono seguite indagini che non mi risulta abbiano mai coinvolto l'Amministrazione. Fin qui insomma polemiche locali ed abbastanza circoscritte ad alcuni aspetti.

Improvvisamente l'estate scorsa esce fuori che la ditta Co.For. che si era aggiudicata ed aveva eseguito i lavori sarebbe risultata coinvolta (e così pure anche nel passato) in attività collegate alla 'ndrangheta" e su questo Franco Zuninosi è innestata una sorta di speculazione, che a me pare di natura essenzialmente politica, contro l'Amministrazione di Celle. Occorre premettere che la Co.For. risulterebbe essersi aggiudicata diversi lavori in Liguria, ad Albisola Superiore, a Cogoleto, a Campoligure (per un progetto appaltato dalla Comunità Montana), oltre che a Celle, per un valore complessivo superiore ai 5 milioni di euro. L'appalto relativo a Celle, su cui si è esclusivamente di fatto concentrata l'attenzione della Casa della Legalità e di Uomini Liberi, dell'ordine dei 450.000 euro, rappresenta dunque circa il 9% di tali opere. Naturalmente la Co.For. a Celle, come m'immagino per gli altri Enti pubblici, era completamente sconosciuta, sia agli organi tecnici che a quelli politici ed aveva tutte le carte in regola, compreso il certificato antimafia, per partecipare alle gare d'appalto. Peraltro per la gara di Celle, trattandosi di un'opera specialistica e quindi con necessità di possesso di particolare categoria d'iscrizione all'Albo Nazionale Costruttori, praticamente tutte le ditte in gara, una dozzina, erano sconosciute e provenienti, tranne una da Spezia, da fuori regione, alcune dal Veneto, altre dalla Campania e dalla Calabria. Una prima affermazione falsa, fatta ampiamente circolare, è stata quella relativa al fatto che la Co.For. non avrebbe posseduto la certificazione antimafia: nonostante l'Amministrazione Comunale abbia esibito in un consiglio comunale tale certificazione si è continuato ad alimentare questa falsità. D'altronde era davvero impensabile che tutte le Amministrazioni succitate avessero omesso colpevolmente di richiedere tale documento, basilare per l'assegnazione dei lavori. Inoltre si è anche affermato, non correttamente, che l'assegnazione all'impresa sia avvenuta con atto da me firmato e che avrei dovuto dunque essere io a verificare la certificazione antimafia. Per la verità il mio compito di presidente della gara d'appalto era quello di stabilire, in base ad un meccanismo rigidamente definito dalle normative, detto della media mediata, e con l'ausilio di altre tre persone componenti, a vario titolo, della commissione di gara, dopo aver verificato la completezza dei documenti previsti nel bando, chi avesse tra le ditte concorrenti presentata l'offerta vincente. La delibera d'assegnazione avviene successivamente, naturalmente partendo dal verbale di gara (peraltro la stessa gara ha due fasi ed io ho partecipato a quella di affidamento provvisorio, neppure a quello definitivo che avviene dopo un'ulteriore verifica) tramite l'ufficio gare che, sotto la supervisione del segretario comunale nonché direttore generale, verifica attentamente la certificazione antimafia (dunque non è compito dell'Ufficio Tecnico), richiede la fideiussione definitiva e gli altri eventuali documenti necessari per la firma del contratto. Anche qui dunque un'evidente strumentalizzazione, non certo casuale, che purtroppo è stata ripresa da altri, mi auguro non scientemente. Questo non significa naturalmente mettere in dubbio che quanto si sia affermato sulla Co.For. risulti, in parte o completamente, vero e dunque della necessità di una maggiore attenzione (e su questo per chi ha responsabilità politiche, oltre che tecniche, come nel mio caso, l'attenzione deve essere certamente ancora più accurata), anche in relazione alle recenti notizie sull'infiltrazione malavitosa nella nostra regione, ma davvero in quel momento per il Comune di Celle, così come per gli altri Enti, si trattava, ripeto, di una ditta come le altre, con tutte le carte in regola per eseguire i lavori. Affermare poi che se fosse stato letto un articolo, apparso sull'Espresso oltre un anno dopo il termine dei lavori, non si sarebbe più potuto affermare che la Co.For. risultava completamente sconosciuta, sinceramente non capisco cosa significhi. Così come appare del tutto incomprensibile l'associazione fatta tra questa vicenda e un incidente stradale. Visto che la questione della regolarità dell'appalto, pur non ammettendolo mai, anzi introducendo anche il dubbio che addirittura fosse stata modificata l'offerta della Co.For., non poteva più essere cavalcata, si è passato ad affermare che in maniera dolosa l'Amministrazione comunale avrebbe fatto di tutto per favorire la ditta in questione. In un consiglio comunale, l'estate scorsa, il Sindaco ha risposto punto per punto, con documenti alla mano, alle diverse problematiche sollevate nei documenti e siti: chiunque può dunque controllare dagli atti pubblici se tali risposte siano o meno suffragate da coerente documentazione correlata. Alcune questioni, di natura più propriamente tecnica, sono forse un po' più complicate, ma altre sono semplicissime: se è vero o meno che il pennello interferisca con un Sito d'Interesse Comunitario marino, se è vero che il progetto originario prevedeva che l'opera si realizzasse interamente da mare o invece solo in minima parte, se il cartello di divieto di accesso sul pennello fosse o meno eguale a quelli relativi a tutte le massicciate in scogli presenti sul territorio comunale (vista la loro possibile pericolosità) e così via è piuttosto semplice infatti verificarlo, anche per i non addetti ai lavori. Moltissime affermazioni che si sono succedute, oltre a non essere veritiere, sono andate ben aldilà della normale dialettica e contrapposizione politica e sinceramente mi sembra sia giunto il momento della tutela legale, anche perché veder correlato il proprio nome alla 'ndrangheta risulta davvero insopportabile. Per quanto mi riguarda, infatti (e solo a titolo informativo), gli unici e positivi contatti con la Calabria risalgono ad una vacanza con gli amici della Parrocchia di S.Lorenzo di Savona (è interessante che alcuni dei loro figli siano ora impegnati in Libera) nel 1978, dopo essere stati insieme a lavorare come volontari in Friuli (e da lì in parte derivò la scelta di due di noi all'obiezione di coscienza ed al servizio civile ed infatti poco dopo io e Francesco Calabria diventammo i due primi obiettori della Caritas savonese), a seguito del terremoto che colpì pesantemente quella regione. Poi vi tornai nel 1989 con l'Associazione della Pace, di cui sono stato a lungo nel consiglio nazionale, in un campo pacifista a Isola Capo Rizzato, per opporci all'ampliamento dell'aeroporto necessario ad ospitare gli F 16, destinati a trasportare ordigni atomici. Un campo che ricordo con la presenza di Tom Benetollo, Chiara Ingrao, Flavio Lotti, Francesco Forgione e di molti altri amici pacifisti: con alcuni di loro, collettivamente, comprammo un appezzamento di terreno per complicare l'esproprio ed ostacolare gruppi malavitosi locali che intendevano speculare su tali aree. Più recentemente con il consigliere Vasconi mi sono adoperato per l'adesione della Regione Liguria all'appello ed alla manifestazione contro la 'ndrangheta nella Locride, organizzata dal Consorzio Sociale GOEL, del quale alcuni rappresentativi esponenti hanno poi partecipato all'ultima marcia per la pace Ceriale-Albenga. Ma tornando al pennello, che questo si stia dimostrando utile credo sia facile verificarlo "de visu": basta ricordare che questa è la quinta stagione consecutiva che grazie a tale opera non solo si è salvata la spiaggia comunale attrezzata (con ricadute economiche ed occupazionali non disprezzabili) e lo stabilimento limitrofo, ma si è permesso a decine di migliaia di persone di usufruire di una delle migliori e più ampie spiagge libere del comprensorio savonese. Anche le recenti verifiche eseguite dall'Università confermano ampiamente l'utilità e la funzionalità dell'intervento: secondo i pronostici di alcuni il pennello avrebbe già dovuto essersi sciolto come neve al sole. La recente eccezionale mareggiata (era circa 40 anni che non se ne verificava una di tale intensità) ha ulteriormente dimostrato la grande utilità dell'opera per la comunità cellese: a differenza della spiaggia del centro, infatti, quella dei Piani non ha subito grosse erosioni. Come ogni opera analoga, soggetta ad intemperie di grande intensità, dovrà essere sottoposta di tanto in tanto naturalmente ad interventi di manutenzione. È vero che l'Autorità di Vigilanza dei Lavori Pubblici (a seguito, singolarmente, di una denuncia, che da quanto riferito dall'Amministrazione Comunale, è di una persona che non risulterebbe essere esistente, con domicilio ad un indirizzo altrettanto inesistente) ha avanzato osservazioni Franco Zunino
Assessore regionale all'Ambiente
già Segretario provinciale di Rifondazione Comunista
e critiche: anche a ciò l'Amministrazione ha comunque puntualmente replicato, precisando una serie di inesattezze contenute nella denuncia ed in particolare che le risorse relative all'accordo bonario (circa 23.000 euro) erano correttamente messe a bilancio e finanziate. Naturalmente anche di tale risposta, resa pubblica, come la precedente, in Consiglio comunale, i siti/blog succitati si sono ben guardati di darne notizia. Se questa vuol essere informazione/controinformazione... non siamo messi granché bene. Credo avesse qualche ragione chi rimarcava un po' di tempo fa come spesso tali siti funzionino come ventilatori che, mischiando cose vere ad altre non vere, spargono fango, spesso a casaccio, su chiunque capiti a tiro. Come sono lontani i tempi di altre esperienze ben più serie nate nella nostra città, quali "Il Margine" ad esempio.

Qual è la tua opinione su questa macchinazione e quali scopi, secondo te, si propone una iniziativa di questo genere?

Credo che in buona parte sia dovuta alla necessità di esacerbato protagonismo e di senso di rivincita da parte di chi ha attraversato negli anni, senza grandi successi, varie forze politiche, candidandosi a più riprese e a più livelli, per sparare ora contro tutti, in particolare proprio contro i propri ex compagni di appartenenza ed i loro alleati. Addirittura ora parrebbe mettere in discussione la stessa correttezza di Libera. Per altri versi, poiché si sta avvicinando la campagna elettorale per le amministrative a Celle, c'è chi pensa di sfruttare la vicenda a fini puramente propagandistici ed elettorali. Mi sembra che ciò superi di gran lunga la volontà della ricerca della verità dei fatti.

Tornando alla politica, che giudizio dai sulla crisi in Provincia?

Penso che siano venute meno, a causa delle scelte fatte da Bertolotto negli ultimi mesi, le condizioni per poter rimanere in maggioranza. Una scelta dolorosa, in quanto avevamo investito molto sulla Giunta provinciale e su una politica di rinnovamento, ma inevitabile. Non si può rimanere in una maggioranza nella quale il Presidente e metà Giunta non si riconoscono più nell'appartenenza alla formazione di centrosinistra che li ha espressi ed eletti. Dunque credo sia giusta la scelta fatta dal Partito e ribadita nell'ultimo Consiglio Provinciale.

Armando Codino e Marco Sferini
Savona - 7 Novembre 2008