È il Comune che comanda non la proprietà

Approvata la prima delibera sui pareri e le osservazioni al PUC. La dichiarazione di voto della Capogruppo del PRC Milvia Pastorino

Noi oggi siamo chiamati ad esprimere il nostro voto su una deliberazione che rappresenta il primo, di una serie, di pronunciamenti di questo Consiglio sui pareri e le osservazioni al PUC adottato nel 2006. Questo PUC vide, al momento della sua adozione, una nostra forte e decisa critica. Nel corso di questi anni molti, importanti interventi, da esso discendenti od in variante ad esso, sono stati approvati, spesso con il nostro parere contrario. Tuttavia, l'impegno di questa maggioranza era, fin dall'inizio quello di portare a conclusione il lungo e sofferto iter del PUC.

Ed è da qui che occorre partire, dalla volontà di questa maggioranza, espressa peraltro nel programma elettorale, di dare alla città la certezza della norma pianificatoria. Certezza che rappresenta condizione indispensabile per avviare seriamente qualsiasi progetto concreto di sviluppo della nostra città. Un impegno, preso con i cittadini, che aveva come cardine una parola: discontinuità. Vale a dire, questa maggioranza è nata e si è consolidata su un presupposto importante, riconoscere che occorreva dare una svolta decisiva ad una politica del territorio che da troppo tempo vedeva l'Amministrazione Pubblica subalterna, se non succube, dell'iniziativa privata. Una politica di governo del territorio della nostra città poco, troppo poco attenta ai bisogni della collettività, tanto da rinunciare in troppi casi a svolgere il ruolo, quello di governo del territorio, e di mediazione tra il pur legittimo interesse dei pochi e quello della collettività che rappresenta.

Incapace di pretendere, dai grandi interventi che si sono realizzati negli ultimi anni, una qualche significativa ricaduta sulla collettività. Governo del territorio dunque, perché dalle scelte urbanistiche si declinano concretamente le scelte della politica per la vita dei cittadini; perché da tali scelte discende la capacità di dare risposte alle esigenze dei cittadini, di garantirne i diritti di cittadinanza.

L'obiettivo strategico della politica di questa Amministrazione è quello perseguito in questi anni e più volte dichiarato: coniugare le spinte di crescita non solo con i principi della sostenibilità ambientale ma anche della coesione e della solidarietà sociale, rendendo certi i diritti di cittadinanza: primo fra tutti: la casa, che rappresenta il diritto cardine di un una comunità.

Dietro ogni Piano Urbanistico c'è quindi un progetto di "giustizia sociale" ed uno di "vita sociale". Il disastro, mai troppo denunciato, dei nostri territori, e non mi riferisco solo alla nostra città, dipende anche da una progressiva trasformazione culturale che ha relegato in fondo alla scala dei valori la qualità della vita dei cittadini, mentre ha assunto il valore di mercato quale unico metro per valutare le scelte urbanistiche.

Il risultato: a Savona, come in molte altre città, si registra una fatica di abitare, fatica di lavorare, fatica di muoversi nel territorio: in una parola: fatica di vivere e ciò vale doppiamente per le donne, da sempre mediatrici tra le esigenze del privato e quelle del sociale, da sempre equilibriste tra i tempi di vita e quelli del lavoro e della città.

Non è possibile dividere il territorio da chi lo abita, e abitare un territorio è innanzitutto disporre di una casa, ma anche muoversi in sicurezza, fruire degli spazi della città, godere di garanzie sociali. Per fare questo è necessario in primo luogo prendere le distanze da qualsiasi relazione di automatismo tra crescita economica e qualità della vita. La crescita economica, che per alcuni oggi, passa necessariamente per l'apertura della città all'impresa, non garantisce un miglioramento della qualità della vita. Anzi, una crescita economica non controllata può nuocere alla qualità della vita.

Tuttavia crediamo che non è possibile conseguire un miglioramento sostanziale della qualità della vita senza coinvolgere il mondo dell'economia. Il problema oggi non è se ci debba o meno essere una relazione tra chi punta ad un miglioramento della qualità della vita per i cittadini e chi cerca di realizzare dei profitti per sé, quanto piuttosto, piaccia o non piaccia, che tipo di relazione ci interessa instaurare. Avendo ben chiaro però che le decisioni sull'assetto del territorio spettano sempre a chi esprime gli interessi della collettività in altre parole, sempre, in ogni occasione: è il Comune che comanda, non la proprietà.

Avere accolto il parere della Regione di ridurre di quasi la metà il rapporto di superficie per la realizzazione degli edifici in Via Nizza e l'aver indicato, da parte di questa Amministrazione, come invalicabile il limite di 12 metri di altezza, va letto in questa ottica. Non è il caso di ricordare a tutti che proprio in quella zona, proprio perché di pregio, la tentazione di contrattare, con la certezza di ottenere sarebbero molto forti.

La logica del singolo intervento urbanistico contrattato, del "dare per ricevere" che spesso, purtroppo, è l'unica strada percorribile, per gli Enti Locali, per realizzare infrastrutture importanti per la città, ha dei limiti. Senza polemica, a noi non interessa sapere se per qualcuno il cemento è "amico" (come dire, ciascuno si sceglie le amicizie che vuole) a noi interessa dir con chiarezza che questa logica si deve fermare davanti ad un valore prioritario: il valore del territorio che per noi è da tutelare e salvaguardare perché, prima che della proprietà, è un bene della collettività. Ed è per questo, nel riconoscere questo, che la delibera che andiamo a votare respinge l'operazione Albamare, che pure avrebbe potuto dare una importane risposta in termini di edilizia convenzionata, con un costo però troppo elevato per la comunità, in termini di sostenibilità ambientale.

La stessa attenzione al territorio dovrà essere garantita anche quando andremo a valutare i pareri espressi sui cosiddetti borghi liguri. Un intervento questo che si presenta complesso ed articolato, così come complesse ed articolate, e talora anche contrastanti sono i pareri e le osservazioni espressi. Ed è questo il motivo che ha suggerito l'opportunità di un rinvio, di una ulteriore fase di approfondimento da parte di tutto il Consiglio ben sapendo, tuttavia, che le indicazioni che il PUC darà dovranno tenere conto del delicato equilibrio città-collina sempre minacciato dal pericolo dell'espansione urbana.

Ma per porre delle condizioni all'economia, per instaurare un tavolo di trattative credibile e motivato, è necessario avere un progetto pubblico di città.

Dalla deliberazione della Giunta, emerge con chiarezza un progetto per Savona. Le linee guida, le priorità per la nostra città, si delineano e definiscono fin d'ora.

Primo fra tutte: la casa è un diritto!

La difficoltà nell'accesso alla casa sa diventando sempre un dramma per molti giovani, per le famiglie, per gli anziani. E' quindi un problema di giustizia sociale, di garanzia del pieno diritto di cittadinanza.

Non si può tuttavia non tenere conto che quello della casa è un problema di rilevanza nazionale, al quale per molto tempo non sono state date adeguate risposte da parte dello Stato.

Il risultato di questo lungo disimpegno è sotto gli occhi di tutti: stanno assumendo dimensioni drammatiche non solo le difficoltà abitative delle fasce sociali più deboli, ma anche delle famiglie a reddito medio-basso, che non riescono a sostenere i costi del libero mercato.

Tutto ciò, lo ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, non è certo imputabile al Comune, ma da una allarmante logica speculativa che interessa tutti i quartieri della città, sia quelli che hanno visto nuove realizzazione residenziali, sia quelli che non ne sono stati interessati. Una spinta speculativa che trae le sue radici, appunto, dalla logica del libero mercato ed a cui il Comune non ha strumenti efficaci per porre freno, e che determina una crescente fame di case per i redditi medio-bassi mentre le nuove costruzioni rimangono invendute ed il numero di appartamenti sfitti, acquistati per pura speculazione, aumenta di giorno in giorno.

Queste sono le vere radici di quella colata di cemento che sta invadendo le nostre città, non solo Savona, e sta negando ad un numero sempre più elevato di cittadini un diritto fondamentale: quello della casa.

La speculazione fondiaria, una totale, decennale assenza di una seria politica nazionale sulla casa, hanno determinato e stanno determinando tutto questo.

È inaccettabile, in un Paese che si definisce civile e moderno, un mercato della casa che taglia fuori quote crescenti di cittadini e di famiglie. La casa è un bene primario, un elemento fondante della civile convivenza e della coesione sociale, e come tale deve rappresentare un diritto garantito per tutti.

Il Comune deve e vuole dare una risposta, rilanciando, a vent'anni dagli ultimi interventi organici, un forte piano di edilizia pubblica.

Gli interventi previsti da questa delibera, parlano quindi di questo: di diritto alla Casa.

Ed è in questo senso che va letto l'accoglimento del progetto di ARTE. E' stato stigmatizzato il pericolo che, un tale intervento, in una zona così delicata , può rappresentare in termini di equilibrio ambientale. Condividiamo questa preoccupazione ma crediamo che, in fase progettuale, possano essere definite tutte le garanzie affinché ciò non avvenga.

Si è parlato di rischio ghettizzazione. Vorrei ricordare che la zona di via Privata degli Angeli e della Papessa se non sono zone "di pregio", di certo non possono definirsi "popolari". Ma forse è proprio per questo che la minoranza ha subito pensato di proporre una soluzione alternativa, un po' meno vicina al centro, un po' più in periferia.

Su tutte queste considerazioni, tuttavia, pesa, e non va dimenticato, il fatto che quello è un terreno di proprietà di ARTE e che comunque tale intervento non è sostitutivo od alternativo ma va ad aggiungersi ad altri interventi già previsti: l'ex Centrale ENEL di Lavagnola, e corso Ricci, di cui auspichiamo una rapida ripresa dei lavori.

L'Intervento di Arte rappresenta il tassello di una risposta ampia e articolata a cui si aggiunge, recependo quanto richiesto dalla 3^ Circoscrizione, il vincolo, nella futura operazione residenziale di Orti Folconi, di una quota consistente riservate all'edilizia convenzionata. Una scelta, questa, in piena sintonia con le indicazioni contenute nella Legge Regionale sulle politiche abitative che, finalmente, colma, con efficacia, l'insostenibile vuoto di intervento legislativo nazionale.

Le scelte che, sul tema della casa, si vanno a definire con questa delibera, rappresentano, secondo noi, un forte segno di discontinuità con il passato, più o meno recente.

Non cogliere il significato importante che questa scelta rappresenta, trincerandosi dietro un facile "non basta, si poteva fare di più" vuol dire non dare il giusto peso e valore ai bisogni espressi, ormai da decenni, da decine di cittadini savonesi.

Detto questo, riconosciuto questo valore, noi per primi diciamo, "non basta, si deve fare di più".

E lo si deve fare, in particolare, nel lavorare per avviare, un programma di riuso edilizio, a fini abitativi, anche studiando ed individuando procedure che agevolino gli interventi di ristrutturazione.

Le linee di indirizzo strategico che andiamo a votare, ci mostrano un progetto di città attento alla coesione ed alla solidarietà sociale, teso a rendere certi i diritti di cittadinanza quali: la mobilità, l'accessibilità e il trasporto pubblico, la godibilità della città, in altre parole: la qualità della vita.

La qualità della vita dei cittadini é il tema centrale delle politiche di gestione del territorio e trova il suo corollario nel Piano Regolatore Sociale, avviato nell'ottobre scorso, che restituisce alle politiche sociali una finalità globale di promozione del benessere, superando l'idea che le politiche sociali siano solo l'insieme dei servizi e degli interventi che il Comune attua per rispondere ai bisogni più pressanti ed alle situazioni di disagio dei cittadini più fragili, ma inserendole in un progetto complessivo. Promuovere la salute sociale non significa solo agire per la soddisfazione dei bisogni primari, ma anche rispondere ad ulteriori bisogni come la formazione, la cultura, la sicurezza, la socialità, nella convinzione che i primi siano strettamente correlati ai secondi.

Una città che non lascia tempo per la vita sociale, ad esempio costringendo i suoi abitanti a pendolare tra case e uffici troppo lontani e mal collegati e quindi obbligandoli a trascorrere troppo tempo intrappolati nel traffico, è una città in cui si vive male, è una città meno bella e sicura.

Intendendo per sicurezza, la possibilità per tutti i cittadini, a partire dai più deboli, i disabili, gli anziani, i bambini, le donne, di godere della libertà di muoversi liberamente, a qualsiasi ora, nella città. Una città che restituisce i propri spazi, le proprie strade e piazze alla gente.

L'idea che abbiamo della sicurezza è diversa da chi propone ronde e vuole costruire muri e recinti, e chiudere i cittadini dentro le loro case blindate. Noi vogliamo costruire spazi aperti e inclusivi, ambienti sani e non inquinati da smog, rifiuti e inceneritori.

Avere chiuso la discarica di Cima Montà ed indirizzato la gestione del ciclo dei rifiuti verso la raccolta differenziata, di cui sarà avviata a breve la sperimentazione, va nella direzione di assicurare alla città opzioni di smaltimento che garantiscano la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente.

Il piano sulla mobilità, che fa parte integrante della delibera che andremo a votare, va in questo senso ed indica un forte elemento di novità: il riconoscimento del ruolo di "strutture sociali urbane" rappresentato dalle strade, dai mezzi pubblici, dagli spazi pedonali.

Da questi indirizzi emerge, per la prima volta, il disegno concreto di cambiare veramente la vita della città: Una città sempre meno condizionata dalla presenza opprimente dell'auto, ma che, come tante altre città hanno già fatto, sappia conciliare l'uso dell'automobile con la fruibilità sicura delle proprie vie da parte dei cittadini. Una città quindi, che diventa non solo un susseguirsi di palazzi, separati da strade, ingombre di auto ed intasate dal traffico, ma una città dove le strade, agibili e sicure, per tutti ed in particolare per i soggetti più deboli, possano diventare luogo di incontro, di socializzazione, di relazioni.

Ma a Savona si deve poter vivere, ma si deve anche poter lavorare.

Come giustamente viene detto nel programma di Berruti, "Non è il sistema pubblico che potrà creare lavoro, sono le imprese. Il ruolo del sistema pubblico è quello di programmare e favorire una crescita economica di qualità, basata su fattori di competitività che non sfruttino né l'uomo né la natura, ma che valorizzino e traggano il meglio dall'uno e dall'altra". 'attenzione posta, dal provvedimento che andiamo a votare, alla viabilità di connessione con il territorio limitrofo, alla mobilità ed in particolare al collegamento con il porto, le proposte e sollecitazioni che invitano ad approfondimenti, anche innovativi, vanno in questa direzione.

Il programma del Sindaco, lo ricordiamo, indicava, accanto ai tradizionali assi dello sviluppo economico della nostra città, lo sviluppo della "cittadella tecnologica" e l'impegno, di questa Amministrazione, a favorire un nuovo sviluppo industriale basato sull'innovazione.

In questa prospettiva, aver indicato la zona di Legino strategica per lo sviluppo economico della città impone, per questa zona, una fase di approfondimento e di confronto, in particolare e prioritariamente con l'Università e SPES, per far sì che quella zona possa rappresentare davvero il nucleo di una nuova economia, legata alle nuove tecnologie ed alla ricerca.

Obiettivo primario pertanto, ci sembra debba essere quello di garantire innanzitutto, come Comune, la più ampia disponibilità di aree idonee per insediamenti industriali tecnologicamente avanzati, completi dei servizi e supporti necessari.

Siamo tutti pienamente consapevoli dell'importanza di quell'area per lo sviluppo della città, un'area quindi, dove più che altrove, siamo sicuri, varrà il concetto guida: "è il Comune che comanda, non la proprietà".

Milvia Pastorino
Capogruppo PRC Comune di Savona
Savona - 31 Luglio 2008