Ancora sul gettone

Un segnale della profonda crisi in cui versa il nostro sistema politico

La vicenda dell'aumento del gettone di presenza non è riconducibile, semplicemente e scandalosamente, ad una questione di spreco di risorse (già grave in tempi così difficili) oppure ad un problema di iper-valutazione del lavoro dei consiglieri (se volessimo fare un discorso di efficacia/efficienza, forse sarebbe più giustificato l'ingaggio di Totti o Del Piero, rispetto a questa manovra: se poi pensiamo agli stipendi degli impiegati o degli operai, ed ai milioni di precari, disoccupati, lavoratori a progetto, ecc, ecc, non rimarrebbe che da rabbrividire). L'argomento della ristrettezza delle risorse o della valutazione di merito sulla qualità/quantità del lavoro amministrativo svolto, potrebbe anche essere smontato con le solite, trite, argomentazioni del populismo e della demagogia. Non è di questo, però, che si tratta.

Si tratta, invece, di un segnale della profonda crisi in cui versa il nostro sistema politico, e della risposta che - in termini meramente oligarchici - stanno fornendo le forze politiche, non solo italiane, a questa drammatica questione. Il sistema politico non si fonda più, infatti, su criteri di rappresentanza basati attorno a definizioni di carattere di vicinanza ideologica, culturale, di affinità di condizione materiale, financo (pensate un po') di carattere corporativo. I soggetti che operano nel sistema politico stanno sacrificando del tutto l'idea della rappresentanza democratica, per concorrere, a tutti i livelli, esclusivamente per la partecipazione alla gestione dell'esistente, nel senso della spartizione di quote di potere.

Il personale politico chiamato a concorrere a questa operazione, che vorrei definire, di "riduzione della politica" (o, quasi di "chiusura della politica") deve essere gratificato, attraverso l'elargizione di quelli che, la scienza politica, ha definito "incentivi selettivi": ecco, la vicenda dell'aumento dei gettoni di presenza sta tutta qui, nel fatto che la materialità delle cifre indica la via del professionismo politico, quale unica strada per la presenza nei consessi elettivi. Pone cioè chi intende partecipare all'arena politica, nella condizione di concorrere ad incentivi tali da far considerare la politica come professione, escludendo così gli elementi della passione politica, della cultura politica, del radicamento sociale della politica.

A questo modo non si "appartiene", non si "rappresenta", ci si trasforma in meri esecutori della volontà di chi, in maniera sempre più separata, agisce sui meccanismi della sfera delle determinazioni amministrative. Ovviamente tutto ciò non è delimitabile alla miseria dell'aumento del gettone di presenza per i consiglieri comunali di Savona: ci mancherebbe altro! Si tratta di una fenomeno di carattere generale, che investe la qualità complessiva del circuito sistemico istituzionale a tutti i livelli ed in tutti i regimi retti da quella che fu la democrazia partecipata: oggi in via di degenerazione a causa dell'introduzione dei sistemi maggioritari, della personalizzazione della politica, dell'uso distorto dei mezzi di comunicazione di massa. Una politica, insomma, ridotta ad essere una cosa o "da signori" o da "impiegati, del tipo di quelli costretti a dire sempre di sì".

Tutto questo meccanismo, fin qui descritto molto per sommi tratti, cominciare ad accusare il peso delle proprie contraddizioni, ed i sistemi politici accusano vistose defaillance: come è stato nel caso del voto francese sul Trattato di Costituzione Europea, sul quale hanno sicuramente pesato elementi diversi ed anche fortemente contraddittori, ma soprattutto ha segnato fortemente lo spezzarsi del circuito governanti/governati, impostato - appunto - proprio sull'arroccamento di oligarchie privilegiate. Un arroccamento molto forte, nella fattispecie, proprio nel caso Europeo.

Questi episodi, come quello di cui stiamo discutendo, per noi che ostinatamente intendiamo operare nelle politica concependola in una dimensione diversa, di relazionalità collettiva, di rapporto sociale, di intreccio tra cultura e modo di vivere concreto delle persone, danno l'idea di lavorare sulla sabbia.

Appare impossibile che a pochi, se non a nessuno, viene in mente - nel piccolo contesto di un Consiglio Comunale di una città di provincia come la nostra - di ribellarsi, di gettare alle ortiche questo involucro, di interrogarsi per capire una difficoltà vera: a questo modo, infatti, si respingono i cittadini, si delimita il campo, ci si isola in un gioco negativo che riduce ed umilia la qualità della nostra vita democratica.

Gruppo Consigliare PRC Comune di Savona
Savona - 6 Giugno 2005