Un giudizio negativo sull'Amministrazione Comunale

Allargare la critica sul bilancio 2004 alla proposta di tornare a discutere sul futuro della città

il Comune di SavonaIn questi giorni sta sviluppandosi un dibattito attorno alle linee di indirizzo presenti nel Bilancio 2004 presentato dall'Amministrazione Comunale di Savona. Un dibattito impostato correttamente, almeno dal punto di vista di quanti sono fortemente critici attorno ai contenuti presenti nel bilancio e formulano un giudizio, complessivamente negativo, sull'operato dell'attuale Giunta Comunale. Riassumiamo schematicamente i principali elementi su cui si basa questo giudizio negativo: latitano le realizzazioni (almeno quelle che starebbero a cuore di tanti cittadini); la città appare sempre meno vivibile (traffico, parcheggi, cura dell'ambiente, ecc.); crescono le imposte (in una misura particolarmente vistosa); appaiono mal utilizzate le risorse a disposizione (non soltanto quelle finanziarie, beninteso); si è deciso di vendere parte del patrimonio comunale per fare cassa (particolarmente grave, sotto quest'aspetto, l'idea di allineare un palazzo storico come quello Pozzobonello); è disastrosa la situazione degli impianti sportivi; si è proseguita la politica degli "annunci" in materia di recupero dei "contenitori storici" (l'antico Ospedale San Paolo è sempre lì, maestoso e disastrato, a ricordarcelo); è diminuita la capacità d'intervento dell'amministrazione in materia di servizi sociali; appare in grave ritardo il recupero del Teatro Chiabrera ed, infine, ultima in elenco, ma prioritaria in importanza la mancata elaborazione del Piano Urbanistico Comunale. Questo consuntivo può essere tracciato a vista d'occhio, senza utilizzare particolari strumenti di analisi e senza tema di smentite.

Nel misurarsi con questo tipo di problemi non può, però, essere dimenticato il quadro finanziario complessivo, imposto dalle scelte sciagurate compiute da Governo e Parlamento attraverso la Legge Finanziaria, nel testo della quale sono contenuti provvedimenti di durissimo attacco alla possibilità degli Enti Locali di svolgere adeguatamente i propri fondamentali compiti istituzionali, sottraendo loro risorse vive e costringendoli, ancora una volta e alla faccia del federalismo, a svolgere la funzione di esattori per conto del governo centrale (in Liguria, inoltre, questo tipo di situazione risulta ancor più pesante per il ruolo ricoperto dalla Regione, teso a smantellare il più possibile di quanto rimane dello Stato Sociale, in particolare nel campo della Sanità. La Regione Liguria, inoltre, appare in grave ritardo circa la costruzione, attraverso l'elaborazione di un nuovo Statuto Regionale, di un vero e proprio "sistema" degli Enti Locali liguri, indispensabile per una corretta applicazione del principio di sussidiarietà, cardine della riforma del Titolo V della Costituzione, che si sta cercando di applicare con grande fatica). Considerato tutto ciò rimane, in ogni caso, nei confronti dell'Amministrazione Comunale di Savona un giudizio negativo: obiettivi mancati, condizioni complessive di vivibilità in Città peggiorate.

Prescindendo, come di solito cerco di fare, da preventive collocazioni di schieramento e limitandomi ad un discorso di "contenuti", provo allora a proporre, attraverso l'espressione di alcune semplici annotazioni, l'apertura di una franca discussione intorno ai principali temi riguardanti il governo della nostra Città. La riconferma dell'amministrazione di Centrosinistra, avvenuta nel 2002, non ha dunque sciolto i principali problemi di Savona riferendomi, prioritariamente, a quelli relativi allo sviluppo economico della Città. Temi che sono apparsi, nel complesso, i più trascurati da parte delle forze politiche: o meglio, molti li hanno evocati a sproposito, collegandoli ad operazioni ed iniziative, per lo più di carattere urbanistico, che poco c'entrano con lo sviluppo della Città, riferendosi, invece, più propriamente alla tutela di interessi di tipo privatistico.

Questo giudizio è fondato su due precise ragioni:

  1. aver mancato, nei decenni centrali del secolo scorso, l'appuntamento con le esigenze d'innovazione tecnologica che andavano imponendosi rispetto alla tradizionale struttura industriale (e aver perseguito, nello stesso tempo, almeno fino all'inizio degli anni'90, sogni impossibili per un rilancio di modelli d'investimento già all'epoca del tutto obsoleti, come quello riguardante l'immaginario terminal carbonifero di Vado Ligure);
  2. l'aver deciso, nella fase successiva (quella dal 1998 ad oggi) che il rilancio della Città dovesse avvenire, essenzialmente, sulla base del rilancio dell'edilizia privata (un rilancio attuato, è bene ricordarlo per l'ennesima volta, in assenza degli adeguati strumenti di regolazione urbanistica e, quindi, in una forma di vera e propria deregulation). Edilizia privata indicata quale volano per altre attività di tipo essenzialmente turistico (si fa fatica, infatti, a pensare, nel quadro attuale dominato dal progetto Bofill ad un qualche efficace supporto collocato nel campo del terziario avanzato, come dimostrano le vicende portuali; mentre l'attività culturale appare essere collocata, lo affermo senza alcun timore di "parlare male di Garibaldi" in una dimensione decisamente "minore". Mi riferisco, in particolare, alle celebrazioni di Giulio II. Parlare, poi, di attività culturale in un Città senza teatro lascia, comunque, molto perplessi).

il vecchio Ospedale San PaoloQuesto rilancio dell'edilizia privata si verifica, per di più, trascurando il ruolo fondamentale che potrebbe avere il recupero dei grandi contenitori storici (in primis, anche in questo caso "repetita juvant" l'Ospedale San Paolo di Corso Italia: un problema annoso per la risoluzione del quale, mi permetto di ribadire l'idea della necessitò di un progetto che preveda l'espansione di una presenza dell'Università, rivolta verso il centro cittadino. A proposito dell'ex Ospedale San Paolo: come è andata l'asta pubblica annunciata con grande enfasi, per il mese di Ottobre 2002, quasi un anno e mezzo fa. A proposito di effetto annuncio e di lettura dei giornali...). Appare, inoltre, tutto da verificare l'impatto economico reale sulla Città del terminal crociere: un aspetto, questo, che ritengo vada valutato con grande cautela e problematicità (qualcuno avrà sicuramente guadagnato. Ma chi e quanto? Quanti sono i posti di lavoro stabili creati? Quale l'impatto complessivo sulla nostra economia?

In sostanza il gruppo dirigente, inteso in senso "lato", dell'economia, della politica, della società savonese (inclusa quella parte rimasta al potere con l'amministrazione di Centrodestra del periodo 1994-1998, fondata su di un deleterio "corporativismo" esercitato dalle categorie economiche) rimane in forte debito con la Città, proprio perché non è riuscita a definire, oltre la chiusura dei principali siti industriali protrattasi per oltre un decennio fino al "fallimento" (mi permetto le virgolette) OMSAV, un progetto di nuovo modello di sviluppo (che pure era stato delineato, in passato, ad esempio nel piano dei servizi del 1985), fondato su presenze di tipo produttivo, collocate sulla frontiera più avanza dell'innovazione tecnologica .

Il turismo (importante, ma che potrà essere soltanto di "passaggio") non basterà da solo a rilanciare Savona; il piano regolatore portuale non ha definito i termini precisi per un'adeguata crescita (d'altro canto sono in ritardo tutti i progetti rivolti in questa direzione: primo fra tutti lo spostamento delle Funivie nella darsena Alti Fondali).

È necessario sviluppare un'idea di tipo comprensoriale che miri ad offrire all'industria più avanzata spazi (penso alle aree ERG ed ex Metalmetron di via Stalingrado) e sinergie con l'intelligenza produttiva che potrebbe essere fornite da un'Università posta, finalmente, in rapporto concreto con la Città, per insediarsi a Savona cominciando a porre mano agli indispensabili strumenti di promozione e programmazione, tentando anche di uscire da quella idea di "area centrale ligure" a predominanza genovese, che rimane un altro dei limiti che a ristretto la capacità d'azione della società savonese.

il Comune di Savona
il vecchio Ospedale San Paolo
foto di Andrea Petronici
Ricordo, ancora, tre punti essenziali: continua a mancare il Piano Urbanistico Comunale, la viabilità e la situazione dei parcheggi in Città è drammatica (non so guidare l'automobile e, quindi, in questo senso non posso essere sospettato di "conflitto d'interessi"), la viabilità tra Savona ed Albisola può ben essere giudicata "drammatica" (pensate al classico industrialotto lombardo, che vuol piazzare la barca e prendere casa da Bofill e poi si accorge che dall'uscita del casello autostradale fino al Porto, c'è da far un 'ora di coda).

Ancora due punti: dove si colloca il progetto di trasformare l'ATA in una azienda tuttofare (gestione di rifiuti, parcheggi, distribuzione di servizi, impianti sportivi) nell'ambito del progettato inceneritore di Cima Montà (fortemente rifiutato, è bene ricordarlo, dalla popolazione)? Come si valuta, nel rapporto tra economia e politica a Savona, al riguardo delle funzioni del credito, la coincidenza, a livello di responsabilità di direzione, nelle soggettività presenti all'Unione Industriali e alla Fondazione della Cassa di Risparmio?

Insomma: sulla situazione economica, politica, sociale, della nostra Città servirebbe, davvero, una riflessione più approfondita, al di là della critica (pur giusta) ai numeri presenti nelle tabelle del bilancio 2004.

Franco Astengo
Savona - 11 Marzo 2004