Rifondazione, la piattaforma, i dubbi, il dissenso

In Consiglio comunale slitta la votazione, Mauro Lami del PRC abbandona l'aula

La piattaforma era nel programma di Carlo Giacobbe eletto Sindaco con oltre il 60% dei consensi. Le dimensioni non sono affatto mutate, unico punto di contatto tra Rifondazione e l'Autorità Portuale, e troppe domande non hanno ancora trovato risposta. Problemi della vecchia e della nuova maggioranza vadese. Sarebbero problemi del Partito Democratico se a subire le conseguenze non fosse un'intera comunità. Per questo Mauro Lami, Consigliere comunale del PRC, ha abbandonato polemicamente il consiglio tra gli applausi del numeroso pubblico presente alla seduta.

Queste il breve la cronaca, ma ora riteniamo sia opportuno tornare a riflettere sull'opera, avanzando, grazie al contributo di Giorgio Barisone vadese membro della Segreteria provinciale di Rifondazione, i nostri dubbi, le nostre perplessità.

la redazione del sito
Savona - 26 Novembre 2007

Troppe domande senza risposta

Non è semplice per chi ha lavorato per più di 6 anni, dal 2001 ad oggi, a raccogliere materiale e documentazione sul problema della piattaforma multipurpuse di Vado Ligure dover sintetizzare in poche righe i motivi, i dubbi, del dissenso, nostro ma di tanta parte della cittadinanza vadese e non solo, ad un progetto che a prima vista (e ben pompato dai media) parrebbe essere il toccasana dei problemi lavorativi, e dello sviluppo, per il comprensorio savonese.

Abbiamo aperto i nostri faldoni e gli scatoloni dove pazientemente abbiamo raccolto articoli di giornale, prese di posizione di politici e sindacalisti locali e provinciali, comunicati del nostro circolo e del nostro gruppo consigliare (che, giova ricordarlo, è coerentemente all'opposizione dell'attuale maggioranza vadese che non ha saputo e voluto scegliere alcuna discontinuità con le precedenti scelte delle passate amministrazioni), e dopo aver passato alcuni giorni a scegliere i "pezzi" più interessanti, ci siamo comunque resi conto che l'impresa è non solo ardua ma addirittura impossibile. Sono veramente troppe le note, i riferimenti, le poche righe su centinaia di pagine di giornali che prese una ad una non danno il senso e non fanno capire cosa realmente si nasconda dietro questo mega progetto.

Allora la decisione è stata di presentare all'attenzione dei cittadini, che vorranno leggere fino in fondo (pur confermando la nostra piena disponibilità a "produrre" il materiale da cui abbiamo tratto i dati ed i nostri dubbi) queste paginette, solo alcuni punti di riflessione divisi per i principali settori di interesse. Davvero vorremmo che qualcuno ci potesse, dati e garanzie alla mano, convincere della giustezza delle scelte che porteranno alla costruzione della piattaforma; vorremmo che chi può ci garantisca personalmente e col suo patrimonio che da una scelta da cui non sarà possibile tornare indietro per il nostro territorio, per noi tutti, ma particolarmente per i nostri figli, non si cada nell'ipotecare un futuro certo di anni di disagi per un avvenire quanto mai incerto e nebuloso.

Territorialità

È giusto essere contro le mega opere o mega strutture che tutti i governi (sia Berlusconi che Prodi) hanno tentato di far passare, col miraggio di migliaia di posti di lavoro e di sviluppo economico, sulla testa e contro la volontà di intere popolazioni come in Val di Susa (TAV), Venezia (Mose), Gasificatori (Puglia e Livorno), Centrali a carbone (Toscana e Civitavecchia), Inceneritori (Campania), Ponte sullo stretto (Sicilia e Calabria)? Noi pensiamo di sì, perché non è con l'assalto al territorio che si produce sviluppo, ma con un uso consapevole delle risorse (e non con lo sfruttamento delle stesse). Ed allora come mai a Vado Ligure si vuole creare un EcoMostro di centinaia di migliaia di mq. che letteralmente mangerà il mare e le coste di decine di Kilometri attorno? Chi non conosce la realtà di Voltri o Migliarina è invitato a fare quattro passi ed a prenderne visione.

Perché prima (nel 2001) si è impedito con motivazioni tecnicopolitiche alla popolazione vadese (oltre 2000 firme di elettori vadesi – su circa 7200 iscritti alle liste elettorali e poco più di 6000 votanti alle elezioni) di esprimere il proprio parere quando i tempi erano ancora maturi per poter prendere altre direzioni di sviluppo? Perché il sindaco di Vado di ieri che proclamava ai quattro venti la sua sensibilità ambientale dichiarandosi pronto alle barricate contro la prima edizione della Maersk e, già che c'era, anche la sua volontà di incatenarsi alla centrale ENEL per impedire quello che oggi (se non si fosse attivata una forte opposizione popolare) pare sempre più possibile accadrà (con l'unica seria presa di posizione veramente contraria dell'amministrazione di Spotorno), non ha alzato la voce e non ha imposto una consultazione se non tecnica almeno politica della cittadinanza? Oggi, a noi, sarebbe parso più opportuno consultare prevensivamente i cittadini.

Posti di lavoro

In un momento in cui (vedi Liberazione del 19/10/2004) la Robotizzazione è il vero sviluppo a costo bassissimo che il capitale (e non importa che sia pubblico o privato) cerca di affermare anche nella portualità, permetteteci, essere almeno pessimisti sui numeri che i vari enti preposti ed i sindacati sbandierano come toccasana di tutti i mali.

Gioia Tauro forse non ha insegnato nulla? Ma basterebbe anche ricordarsi dei cassaintegrati Refeer terminal, o leggere quanto pubblicato sulla pagina "Economia e marittimo" del Secolo XIX del 14/12/05 in merito al trasferimento del "proprio quartier generale mediterraneo" della Maersk dalla precedente sede di Milano alla nuova sede di Genova: "... confidiamo che almeno 60 impiegati accettino il trasferimento a Genova, ma siamo consapevoli che un centinaio purtroppo non saranno in condizioni di farlo...".

Ora noi non vogliamo certo mettere il naso in situazioni che, siamo certi (o almeno speriamo) il sindacato avrà certamente saputo risolvere al meglio, a noi preme solo indicare come quando un panzer del livello Maersk si muove un pò di cocci li lascia sul territorio!

E allora, se anche volessimo dare per certi e reali i posti di lavoro promessi a Vado, qualcuno si è posto il problema di dove e quanti lavoratori oggi occupati da (o grazie a) Maersk nei porti dove attualmente sbarca i "suoi" container non saranno più "utili" o meglio ..."purtroppo non saranno in condizioni di..."?

Per meglio indorare la pillola ai vadesi (che cominciano a sentire puzza di bruciato a quanto parrebbe dalle nuove 2000 firme raccolte contro questo progetto, dalle 600 persone in piazza all'iniziativa di presentazione della raccolta firme, dai distinguo che sono emersi nella stessa maggioranza) sindaco e sindacati si sono sperticati in promesse di garantire in qualche modo (e anche qui sarà simpatico vedere come!) una sorta di precedenza o prelazione per quei posti di lavoro (magari sottopagati) ai residenti vadesi. Forse sbagliamo ma noi riteniamo, da comunisti, certi metodi un poco "leghisti"; per noi , comunisti (e orgogliosi di esserlo) tutti i lavoratori sono uguali (e anche i disoccupati o i sottoccupati); per cui non vediamo come si possa chiedere o proporre una sorta di "zonizzazione" del lavoro (quasi come faceva l'ACNA per meglio far digerire i suoi veleni ai contadini della Valle Bormida) privilegiando gli uni rispetto agli altri per la loro "residenza" o "nazionalità" (anzi forse è anche anticostituzionale, alla faccia delle pari opportunità!)

Una delle nostre controproposte (e non "condizioni", perché non abbiamo promesso nulla in cambio di alcunché) presentate al Sindaco (che forse giustamente ci ha fatto notare che queste proposte dovrebbero venire dal Sindacato...) è che, quando LorSignori saranno riusciti a fare la Piattaforma sulla testa dei vadesi, almeno il 30% dei posti di lavoro (tanti o pochi che siano) debbano essere riservati ad OVER 50 (i più in collocabili) espulsi dalle realtà produttive (e nella nostra provincia i vari casi ferraia, Rolam, ecc, sono solo un esempio).

Altro piccolo punto che abbiamo controproposto (ma forse anche qui sarebbe spettato al sindacato) è che gli assunti siano a "contratto dei lavoratori della portualità" evitando quei giochetti di stage, precariato, tempo determinato e simili, tanto cari oggi anche a certa sinistra perché ...la mobilità crea lavoro!! O forse, ma il desiderio è inconfessabile, per garantire lauti stipendi e prebende ad attuali e futuri presidenti di Autorità portuali, colossi dello shipping, grandi multinazionali e similari è necessario trovare "giovane mano d'opera a basso costo" che Brecht avrebbe meglio definita "carne da cannone"?

Sempre in tema di lavoro permetteteci una piccola disquisizione extra piattaforma (ma nemmeno poi tanto!): qual è il senso logico della delocalizzazione di tante produzioni dal nostro paese (con occupati che hanno costi e garanzie sindacali certi) verso paesi in cui lo sfruttamento (magari attuato dagli stessi capitalisti...pardon imprenditori... italiani) di mano d'opera sottopagata è certo e non osteggiabile da alcun tipo di sindacato?

Provate ad aprire un container tipo e guardate dove vengono costruiti, assemblati, lavorati, i prodotti che poi vanno a contribuire alla chiusura delle nostra attività produttive e all'incentivazione continua della sottocultura del consumismo sfrenato.

Oggi alcuni dei più attenti (!) tra amministratori ed anche tra di noi, hanno iniziato (magari un po' tardi) a (ri)proporre il leit motiv del RETROPORTO (oggi Quiliano, ieri Valbormida, domani chissà!) e del DISTRICT PARK (potenza delle lingue!) che garantirebbero valore aggiunto.

Ecco, a questo proposito vogliamo invitare i proponenti a leggersi con la dovuta attenzione l'intervento di Bianchi (che, se non andiamo errati è console portuale a Genova e capogruppo dei Comunisti italiani nella Regione Liguria) sul secolo XIX del 13/8/2007 ove, tra le tante interessanti osservazioni dice:..."già dieci anni fa chi scrive aveva espresso inascoltati dubbi sul tormentone mitologico del distripark a Genova. Sino a ieri si diceva che la sua realizzazione era condizione irrinunciabile di sopravvivenza del nostro scalo. Tesi che declinava un altro mito:quello di fermare la merce e trattarla – si dice: per aggiungere valore – nei dintorni dello scalo (sub o oltre appennini). Ma all'alba i sogni svaniscono. La si è andata a vedere la composizione delle merci containerizzate che arrivano dal Far East? Perché si scoprirebbe che, nella maggioranza dei casi, si tratta di abbigliamento, tessile,pelletteria e calzature,giocattoli e cianfrusaglia di plastica in genere. Quale valore ci possiamo aggiungere?"

Proseguendo: lo vogliamo dire che Genova non è porto hub e neppure internazionale (il 95 % delle merci movimentate provengono dalla lombardia); che perfino la portualità italiana di transhipment è sotto minaccia dalla crescita di nuovi scali, dalla Tunisia a Port said". Ed ancora ..."... sicchè la merce segue l'itinerario atlantico perché è lei a scegliere il porto, non l'incontrario. Un sacro principio che spazza via i tanti miti consolatori del "sol dell'avvenire" italiano e genovese in particolare. E la merce sceglie quei porti (che ci tagliano via) perché in questo modo si collega ad una catena strutturata di oltre 600 centri di distribuzione (360 solo in Olanda) che le danno accesso al cuore della parte più ricca dell'Europa, per di più collegata con un sistema di trasporto completamente integrato (aereo, fluviale, ferroviario e stradale)" Ed infine ..."la via di terra totalmente ripensata, grazie al collegamento ferroviario entro il 2020 tra 18 interporti cinesi e lo scalo Norvegese di Narvik. Esempio – che quanto ci tocca da vicino! – dello sviluppo in atto nel cosiddetto lanbridge, i corridoi ferroviari per abbattere tempi e costi delle lunghe rotte marine... ;quello in gestazione di maggiore importanza, prevede il collegamento via ferrata, tra Bandar Abbas e il Nord europa per le merci provenienti da Singapore".

Non siamo convinti nemmeno del fatto che il saldo occupazionale sarà così positivo perché dai 458 (prendendoli per buoni) occupati garantiti da Canavese per l'anno 2012, e dai definitivi 665 (idem) del 2020 (ma garantiti come? Con una fideiussione bancaria al primo incasso controfirmata da lui e dal mega direttore di Maersk o solo a parole?) ci saranno da togliere i disoccupati che si creeranno negli altri porti "abbandonati" da Maersk (e, sempre da comunisti, non ci interessa che ciò succeda a Genova o a Livorno, a Gioia Tauro o a Marsiglia, ecc.) e verificando quanta ripercussione negativa la "tombatura" del tratto di mare davanti a Vado con anni di sversamento in mare porterà sul fronte del turismo (e quindi dell'occupazione connessa, sia da lavoro dipendente che autonomo) della nostra costa da Noli-Spotorno-Bergeggi sino ad Albisola).

Ed ogni giorno sui giornali, sempre su Il Secolo XIX leggiamo cose non troppo rassicuranti sui posti di lavoro che, nella realtà, si attiveranno: "...nei porti del SUD Europa ci vogliono 300 persone per scaricare la stessa nave che nel Nord Europa si scarica con 24 uomini". Ma allora dove pensate che andranno a scaricare le navi per limitare i costi?

Paletti

Sotto questo nome sono indicati i cosiddetti "punti fermi" che le varie Amministrazioni (Peluffo e Giacobbe andata e ritorno, cioè l'ex sindaco di Vado e l'ex assessore provinciale ieri e l'attuale sindaco ed assessore a ruoli invertiti oggi) e sindacati (IL SECOLO XIX 26/10/2002: "Miceli chiama Verdi e PRC") parrebbero aver messo per "accettare" la piattaforma; vediamone alcuni a solo titolo di esempio:

Finanziamenti

Tutti i giorni sui giornali leggiamo di emendamenti, modifiche, speranze, ecc. che poco ci tranquillizzano sul cosiddetto "tesoretto dei porti": ultima in ordine di tempo su IL SECOLOXIX "Marittimo" del 29/11/07..." La commissione trasporti della camera ha approvato un emendamento che vincola l'uso del tesoretto portuale al 50% per interventi dentro ai porti, esclusi quindi i collegamenti terrestri,ferroviari e stradali..." ed ancora "... Se passasse questa versione, si potrebbe usare solo il 50% di un ammontare già difficile da quantificare." Ecco, anche questo non ci è chiaro chiaro, anzi è un poco oscuro.

Questi sono solo alcuni dei dubbi che ci siamo posti, ora attendiamo che qualcuno inizi a chiarirceli.

Giorgio Barisone
Vado Ligure - 28 Novembre 2007