Perché diciamo no al progetto Fuksas

I problemi sono di impatto ambientale, ma anche di viabilità

In relazione all'articolo di Adriano Sansa, recentemente pubblicato sulle pagine de "Il Lavoro" ci permettiamo di far conoscere ai lettori, sotto lenti non deformate, la posizione di Rifondazione Comunista a proposito del progetto Fuksas, di cui così tanto si sta parlando.

Il progetto della Margonara presentato dall'architetto Fuksas, pur raccogliendo in parte le prescrizioni emerse dalla Conferenza dei Servizi tenutasi il 19 Ottobre 2005, non elimina di lo scoglio della Madonnettafatto i problemi legati alla costruzione di un porticciolo turistico in un sito estremamente delicato.

Un progetto che noi, pur rispettando l'operato dell'architetto, avversiamo per molti motivi. Per Rifondazione Comunista è infatti sbagliato il tema, non lo svolgimento. A prescindere dall'elaborato dell'architetto Massimiliano Fuksas, a nostro giudizio, è profondamente sbagliato costruire un porto in quel tratto di costa. Un no chiaro e motivato. La realizzazione del progetto infatti andrebbe ad incidere pesantemente su un sito estremamente delicato ed avrebbe, a nostro parere, delle ripercussioni pesanti. Ovviamente in negativo.

Il progetto andrebbe infatti a "strozzare" l'attività del porto commerciale, a devastare una delle poche aree non sfruttare della nostra costa, incrementando l'eccessiva cementificazione a cui è sottoposta da decenni, ed andrebbe ad incidere pesantemente su un sito che ha un profondo significato per i cittadini del comprensorio savonese, basti pensare al legame con lo scoglio della "Madonnetta".

Ma le ripercussioni negative non si esauriscono qui. Con la realizzazione del porto si presenterebbe infatti un serio problema legato alla viabilità. In queste settimane anche i fautori del progetto hanno sottolineato questo problema, dimenticando tuttavia di ricordare che, oltre a non esistere allo stato attuale i finanziamenti per l'Aurelia Bis, lo svincolo previsto proprio per il porticciolo della Margonara è stato bocciato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Bocciatura non certo aggirabile. Quindi, e nessuno lo può negare, con il porticciolo si andrebbe ad un ulteriore ed insopportabile aggravio di traffico sull'Aurelia "normale".

I sostenitori del progetto sottolineano che il porto porterà occupazione. In realtà l'opera avrà scarse ricadute occupazionali. Stando ai documenti ufficiali, il porto della Margonara porterà all'occupazione di sole 83 persone nella fase dei lavori e di 30 occupati stabili secondo i dati del PRUSST, di 128 il tratto di costa interessato dal progettodipendenti nell'esercizio a regime. Dati certamente sovrastimati e comunque molto lontani dai numeri propagandistici presentati attraverso i quotidiani.

Un partito, il nostro, che ha anche avanzato due proposte: la prima per rispondere alle esigenze, importanti ma non certo prioritarie, della navigazione da diporto; la seconda per fornire una strada alternativa al turismo che va delineandosi lungo la nostra costa.

Per quando concerne il primo punto abbiamo avanzato l'idea di progettare, qualora venisse realmente dimostrata la necessità di nuovi posto barca, la Darsena Nuova come porto turistico. Operazione resa oggi possibile dato che l'Autorità Portuale ha avviato una progressiva dismissione delle attività portuali, con il previsto spostamento dei cantieri navali per la costruzione del nuovo accosto crocieristico.

Il secondo punto è ugualmente importante. Dobbiamo smontare l'equazione secondo cui crescita e sviluppo passano attraverso la cementificazione delle nostre coste e delle nostre colline. Sarebbe prioritario puntare su un turismo di qualità, non su un turismo "mordi e fuggi" e di seconde case. Su un turismo diverso, eco-compatibile. Magari imitando quelle esperienze (vedi 5 Terre) che hanno tenuto un profilo che ha puntato essenzialmente sulla qualità e non sulla quantità.

Tornando al progetto, oggi siamo in una fase antecedente la sua ipotetica realizzazione. Non dobbiamo porci la domanda "come" costruire, ma "se" costruire. Dovremmo riflettere su cosa si intende oggi per sviluppo. Se Savona ha bisogno di un porto turistico, se la nostra città necessita di nuove edificazioni residenziali.

Una posizione, quella di Rifondazione Comunista, chiara che il nostro partito ha sempre coerentemente tenuto, lavorando con tutti coloro (soggetti collettivi o singoli) che condividono la nostra posizione. Ci fa piacere che anche Sansa si schieri e non condivida questo progetto (ma solo questo di Fuksas o l'idea di costruire lì un porto turistico?). Noi stiamo facendo quanto è nelle nostre possibilità, esprimendoci coerentemente nelle istituzioni, raccogliendo assieme ad altri firme tra i numerosi cittadini contrari all'intervento: ne è prova ulteriore anche l'impegno della Sottosegretaria all'Ambiente Laura Marchetti. Qualche altro soggetto politico sta facendo di più? Ci farebbe piacere conoscerlo.

Marco Ravera - Segretario PRC Savona
Franco Zunino - Assessore all'Ambiente regionale
Savona - 10 Marzo 2007

I commenti dei quotidiani

No a Fuksas, fermatelo anche se non amerikano - da La Repubblica/Il Lavoro

L'intervento di Adriano Sansa

A Vicenza si sono riempite le strade. Ma Fuksas non è "amerikano", nonostante la cappa. Purtroppo. Perché allora gli esponenti della sinistra, di Rifondazione in particolare, che ho sentiti con le mie orecchie promettere che la speculazione della Margonara non si sarebbe fatta, li avremmo visti in piazza. Resistere. Mobilitarsi. Qui no, qui c'è il sovrano mattone, di cui un partito traversale si serve. E lo serve. Madonnina, ha detto Fuksas invece di Madonnetta. Piccolo lapsus, ma significativo, come sempre. Quel grattacielo, in sé forse un bell'oggetto, poteva andare indifferentemente a Milano, alla Fiera. O nel Dubai, dove si sarebbe stagliato sul mare smeraldino e il deserto. Noi, no, noi abbiamo altra storia, e memoria. Anzi, diciamo di averle ma le rinneghiamo.

A Milano dunque la grande occasione del ricupero della aree fieristiche sta andando sciupata. la torre di FuksasScartato il progetto di Piano, che rispettava prospettive e verde, pur innovando, hanno vinto tra l'altro tre grattacieli che lasciano spicchi di ombra gelida su rimasugli di verde. Peggio che alla Torretta di Savona, dove pure i savonesi cominciano a sentire il peso del nuovo squallore che incombe e si accrescerà tra breve. Freddo, negli spazi e nel cuore. La città si imbruttisce. Ebbene, uno dei tre grattacieli milanesi è identico a un altro, dello stesso autore, costruito in estremo oriente. Appunto. Madonnina o Madonnetta. Dubai o Fiera. Questa non è architettura.

Non ci sarà qualcuno che prende in giro i cittadini? Si fanno consultazioni in ambienti e contesti che già si sanno favorevoli. Si imbonisce il consiglio comunale con pompose conferenze, lo si svuota così del suo orgoglio e della sua responsabilità. Si annuncia che il grattacielo sarà "visibile da Genova", sfruttando malamente la storia per confondere il presente. Che è tristissimo. Non c'è nessuna esigenza abitativa che giustifichi lo sfruttamento di aree sul mare di pertinenza della comunità il cui pregio viene sottratto ai cittadini e regalato alla speculazione che ne ricaverà i vantaggi. Non ci sono vie di comunicazione adeguate, anzi il sistema stradale è in condizioni del tutto critiche, che influiscono già ora negativamente sulla qualità della vita, l'ambiente, le esigenze economiche e portuali. Se si costruisce ora, approfittando del porto turistico per caricare il luogo di lussuosi appartamenti, si faranno pagare domani ai savonesi i costi altissimi delle opere di urbanizzazione indispensabili per non soffocare. Ma allora i cantieri edili saranno scomparsi, gli amministratori locali saranno cambiati, qualcuno magari, come Ruggeri, avrà abbandonato anzitempo il mandato dei cittadini per seguire le sue ambizioni di carriera nel settore appunto edilizio e urbanistico.

Ricordo gli anni Settanta, quando a chi si occupava di contrastare l'inquinamento e la speculazione si affibbiavano etichette di retrogrado, o più spesso di sinistrismo, mentre le magnifiche sorti e progressive gonfiavano il petto dei furbi e dei potenti. Non ho timore di essere di nuovo, alle soglie della vecchiaia, aggredito in quel modo: forse si comincia a vedere chi mentisse sull'inquinamento e sulla distruzione delle risorse naturali. Ricordo di essermi personalmente battuto per quelle cause, e ne sono contento.

A Genova, si voleva demolire l'antico edificio del seminario, ora vi si trova la biblioteca Berio, splendida. Si voleva avvolgere l'abbazia di San Giuliano con un condominio di molti piani; hanno dovuto cambiare idea, sotto la spinta della giustizia, della stampa e dell'opinione pubblica, alleate per il bene comune. Cose avvenute a Genova: in questo sì che si potrebbe rimettere in auge la gara tra le nostre città, nella dignità delle battaglie civili e politiche. Ma allora c'era una città viva, a Savona come a Genova; c'era un dibattito politico, dove ora c'è il pateracchio. Non ci sono più né i veri liberali né una sinistra decorosa.

Nell'intervista pubblicata ieri da Repubblica, Fuksas dà solo due indicazioni sui concetti architettonici che lo hanno ispirato. Primo: in Liguria siamo nervosi perché viviamo allo stretto. Ecco: ora si confonde con Hong-Kong. Il bosco savonese è una delle più grandi foreste italiane. Però è vero, lo spazio costiero è scarso, perciò prezioso; e va usato a favore di tutta la comunità. Come è vero che certe zone urbane sono degradate, hanno pochi spazi per gli abitanti: ma non è di queste che si preoccupa il progetto di Fuksas.

Poi c'è la puntura di spillo come terapia per la Liguria. Troppa grazia, centoventitrè metri sono uno spiedo, gigantesco, per cucinarci a fuoco lento come polli. Davvero finiremo col diventare nervosi. (Adriano Sansa - 09/03/07)