Una manciata di sabbia nell'ingranaggio della precarizzazione

Fausto Bertinotti a Savona per la campagna referendaria aderisce con grande disponibilità alla nostra campagna virtuale "Tre motivi per votare Sì ai referendum"

Fausto BertinottiSe si devono indicare tre ragioni, e ce ne sarebbero migliaia, per votare Sì all'estensione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori anche alle aziende sotto i 16 dipendenti, il diritto fondamentale di non essere licenziato senza giustificato motivo e giusta causa, mi pare potrebbero essere organizzati così.

Il primo è assolutamente semplice ed elementare ed è una ragione che si potrebbe definire etica, una ragione di giustizia generale. Se come è stato giustamente detto da più parti il diritto a non essere licenziato senza giustificato motivo è il diritto dei diritti del lavoro cioè l'architrave su cui poggia l'intero tetto dei diritti dei lavoratori e perciò tocca direttamente la dignità degli stessi, la dignità non può fermarsi a 16 dipendenti. La dignità dei lavoratori deve riguardare tutti e dunque nello stesso modo, in questo diritto fondamentale, per i lavoratori che stanno nelle aziende sopra i 16 come quelle sotto i 16 dipendenti.

La seconda ragione mi pare invece una ragione di fondo che riguarda il futuro, che riguarda il modello di sviluppo, il modello di società, il modello di rapporti di relazione sociale. Io credo si sia aperta una fase, che temo sarà lunga, di conflitto tra una tendenza del padronato e dei governi di destra a rendere generalizzata la precarietà, a far si che la precarietà non sia come è stata nel passato, dannosamente riguardante i giovani e certe aree della società, ma invece una condizione generale, universale. La precarietà come condizione tipica di questa fase dello sviluppo. Si potrebbe dire che il padronato tenda a fare della precarietà quella che la parcellizzazione era stata per l'organizzazione capitalistica del lavoro del fordismo. La precarietà è la condizione che si vuole adottare nel lavoro poter realizzare la competitività delle merci in una condizione di crisi economica come quella che genera la globalizzazione. Contro questa idea della precarietà, che peraltro non funziona perché come si vede la crisi si aggrava più che risolversi e l'incertezza pure, c'è l'idea opposta: quella di costruire dei diritti esigibili ed inalienabili per cui nonostante il padrone scomponga la fabbrica, esternalizzi, decentri troverà sempre nella lavoratrice e nel lavoratore un bagaglio di diritti incomprimibili e da li può ricominciare la ricomposizione del lavoro per ottenere e difendere le sue conquiste.

La terza ragione che mi pare di ordine strategico ed è l'idea di riguadagnare, attraverso il referendum sull'articolo 18, una critica dell'economia capitalistica. Riguadagnare cioè un punto di vista autonomo dei lavoratori rispetto alle imprese ed il mercato; che ricomincia a dire questo è mio, questo è nostro e non ci può essere portato via in nessuna condizione. E da qui ricominciare il confronto per un diverso sviluppo.

Aggiungo un ultimo comma a questi tre punti. Questo è l'unico modo oggi per fermare un'offensiva pericolosissima in Italia in questo momento che si vede nell'attacco della Federmeccanica che disdice il contratto dei lavoratori metalmeccanici, si vede nel decreto legge del governo per estendere, dilatare, ingigantire la precarietà nel lavoro, che si vede nell'attacco che sta partendo in tutta Europa alle pensioni. L'unica possibilità oggi di mettere una manciata di sabbia nell'ingranaggio della precarizzazione di queste politiche neoliberiste è far vincere il referendum sull'articolo 18.

Fausto Bertinotti
Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
Savona - 7 Giugno 2003