Un voto contro gli infortuni e il lavoro nero

Ma è proprio vero che l'estensione dell'articolo 18 anche nelle aziende con meno di 16 dipendenti danneggerebbe le imprese ed il paese?

La retorica non ha mai fine e nasconde sempre la verità. Ci sembra il commento più giusto nei confronti delle affermazioni di chi, privo d'argomenti verso chi sostiene il SI al referendum sull'articolo 18 - si andrà a votare il 15 Giugno - usa la retorica ed invita a non andare a votare (o a votare NO, che poi è la stessa cosa del non andare a votare). Ed allora vediamo come stanno le cose anche rispetto all'interesse delle imprese e del Paese, dando per scontato che l'interesse per i lavoratori c'è ed è grande e prevalente.

Il numero degli infortuni (1.000.000 ogni anno) e dei morti per cause di lavoro (1.000 ogni anno) è da imputare, stando ai dati INAIL, nella maggioranza dei casi ad attività svolte in piccole aziende. Il costo sociale ed umano che pagano i singoli lavoratori, le loro famiglie ed il Paese è enorme. Ma perché la gran parte degli infortuni avviene nelle piccole imprese? Eppure le leggi antinfortunistiche e per la prevenzione contro gli infortuni vale anche per loro. Perché nelle piccole aziende si risparmia di più nella spesa antinfortunistica in rapporto a ciò che viene fatto nelle medie e grandi aziende? Perché i lavoratori di queste piccole aziende non sporgono denuncia alle forze dell'ordine, ai magistrati, agli ispettori? Quando vedono che le leggi non vengono rispettate, perché non si rifiutano di lavorare se vedono una condizione di grave pericolo? Perché leggi e Contratti di lavoro non vengono applicati in gran parte delle piccole aziende?

Il 2002 è stato l'anno per la sicurezza sul lavoro. Ma niente è cambiato in Italia. Da anni i dati statistici sugli infortuni sono inchiodati lì: 1.000.000 di cui 1.000 mortali. Il tutto, o in gran parte, succede nelle piccole aziende. Il diritto alla vita e alla salute non vale per i lavoratori occupati nelle piccole aziende? E quanto paga l'INAIL ogni anno per risarcire gli infortunati? Sono miliardi d'euro ogni anno che gravano sul bilancio e su quello delle imprese. Come possono i lavoratori, ed in modo particolare quelli delle aziende con meno di 16 dipendenti far valere gli elementari diritti umani, in aziende dove solo a sentir parlare di sindacato, ispettori, medici, INAIL, ecc si rischia il posto di lavoro?

Fra i Paesi dell'Unione Europea, l'Italia detiene il primato del lavoro nero. Un fenomeno non quantificabile, ma dalle dimensioni elevatissime. Quindi evasione dei Contratti di lavoro, dei contributi previdenziali, delle tasse fiscali - IRPEF ed IVA - insomma il rischio c'è ma ne vale la candela in termini di profitto. Anche qui, sul terreno del lavoro nero, gratta gratta si registra alla fine che il fenomeno coinvolge nella gran parte dei casi le piccole aziende.

Più volte Confindustria, Confapi, Confartigianato e tutte le associazioni padronali hanno denunciato, insieme ai sindacati dei lavoratori, il fenomeno dl lavoro nero, della concorrenza sleale che i padroni evasori fanno nei confronti di quelli che avrebbero un comportamento corretto verso i diritti dei lavoratori e le leggi dello Stato (anche se va' detto che anche nelle grandi e medie aziende non si sfugge alla tentazione di evadere, non applicare leggi e contratti).

Perché i lavoratori di queste piccole aziende - molti dei quali non hanno una regolare assunzione, non hanno il Contratto Nazionale di Lavoro applicato (minimo salariale, ferie, malattia, inquadramento, ecc) non hanno i versamenti INPS, IRPEF, non hanno accordi sindacali aziendali - non protestano, non chiedono di essere regolarizzati? Perché Confindustria e le altre associazioni padronali non denunciano alla magistratura i padroni di queste aziende che non applicano leggi e contratti? Dal lavoro nero viene un danno enorme per le imprese e per il Paese oltre che ai lavoratori direttamente e indirettamente coinvolti.

Occorre aprire una grande battaglia contro gli infortuni e il lavoro nero. Per poterla fare il presupposto minimo è che ai lavoratori delle piccole aziende siano riconosciuti i diritti e le tutele contro il licenziamento individuale senza giusta causa. Non rimane che da fare una cosa, cui sono interessati anche gli imprenditori e tutto il Paese - sindacati dei lavoratori, dei padroni, partiti politici e forze sociali -. Una cosa da fare oggi, subito: invitare ad andare a votare, il 15 giugno, per il referendum che estende l'articolo 18 della legge 300 del 20 maggio 1970 a tutti lavoratori e tutte le lavoratrici e votare si.

Enzo Jorfida
Fare Sindacato - Area programmatica sinistra CGIL
Sesto San Giovanni - 14 Maggio 2003