La formazione della nuova Giunta Regionale

Un complesso itinerario politico

Il giudizio sulla nuova Giunta Regionale può essere, a questo punto, espresso soltanto analizzando il metodo politico seguito per la sua composizione: non sono in discussione, evidentemente, le qualità politiche dei suoi membri, né tanto meno la capacità complessiva del nuovo esecutivo di realizzare il programma elettorale (su questo elemento, come è ovvio dovremo ritornare tra qualche mese). Purtuttavia non si sfugge ad una impressione di difficoltà di partenza, dovuta non tanto per l'eccessivo protrarsi dei Franco Zuninotempi (ben oltre un mese dalla data delle elezioni) e per il susseguirsi di notizie che fornivano l'idea di una contrattazione dura ed anche confusa. I fattori di criticità che si sono evidenziati nel frangente, a mio avviso, sono altri, più complessi e difficili da affrontare, proprio sul piano dell'analisi.

Innanzitutto è emerso un conflitto (di carattere generale che, nella fattispecie, ha assunto connotati di particolare importanza) tra il ruolo del Presidente eletto direttamente e le forze politiche componenti la coalizione (in sede di commento ai risultati elettorali avevamo già fatto notare come il successo del centrosinistra fosse dovuto, in buona parte, all'espressione di una maggiore capacità coalizionale rispetto al centrodestra) che hanno tentato di riprendersi il "potere di nomina".

In questo senso è venuto fuori un elemento di vera e propria difficoltà nell'applicazione della legge che assegna al Presidente il potere di nomina degli Assessori: in una situazione di macroresponsabilità come quella Regionale, il meccanismo di assegnazione all'organo monocratico del potere di nomina dell'esecutivo scricchiola, proprio per la vastità e l'articolazione delle materie in oggetto.

Il primo punto da ripensare, quindi, è proprio questo: quello del potere di nomina diretta da parte del Presidente degli Assessori (insomma: appare davvero difficile che un organismo esecutivo necessariamente composto in forma plurale, chiamato ai compiti che spettano ad una Giunta Regionale, possa risultare "dipendente" esaustivamente da un organo monocratico).

In secondo luogo le forze politiche del centrosinistra ligure hanno dimostrato una, perlomeno, debole cultura istituzionale. Il mio giudizio nasce dall'aver visto frammista la trattativa per la composizione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio e per la formazione della Giunta Regionale. Addirittura sono apparse notizie di stampa secondo le quali, a suo tempo, si sono operate vere e proprie "riserve di Carlo Ruggeriresponsabilità" per soggetti correntizi interni ai partiti (in nome di una non meglio precisata "visibilità istituzionale), con meccanismi di scambio tra posizioni dominanti nel Consiglio e posizioni dominanti nella Giunta.

Mi permetto ritenere che i due livelli dovessero essere tenuti rigidamente separati, proprio perché si tratta di due poteri completamente diversi:

La commistione tra i due livelli è stata causa delle difficoltà cui tutti abbiamo assistito.

Ad una prima valutazione riguardante il peso specifico delle diverse forze componenti la coalizione all'interno della nuova Giunta non sfugge, inoltre, una impressione di squilibrio: il bilanciamento, infatti, in un organismo che ha come sua missione principale la già citata "erogazione di spesa", si deve realizzare non attraverso il nominalismo delle deleghe, ma sulla realtà dei comparti assegnati ai diversi assessori in relazione alla programmazione finanziaria, di bilancio.

Se si valutano le cose a questo modo, allora, si può dire che i DS hanno in mano le chiavi dell'amministrazione regionale in una sovradimensione del tutto anomala, rispetto al reale equilibrio tra i diversi soggetti (val la pena di ricordare che i DS sono stati parte della coalizione Franco Zunino e Carlo Ruggeri
i due assessori savonesi della Giunta Burlando
"Uniti nell'Ulivo" ed a quel livello avrebbe dovuto riferirsi il meccanismo di suddivisione delle deleghe). Di conseguenza si può azzardare che, sull'inevitabile spartizione, abbiano pesato fattori diversi da quelli del reale equilibrio di coalizione: verrebbe da dire che, forse, hanno agito fattori "esterni", in grado di individuare nel blocco dominante dei DS (formato in Giunta da ex-amministratori delle tre grandi province: Burlando ex-sindaco di Genova, Montaldo ex-vicesindaco di Genova, Guccinelli ex-sindaco di Sarzana, Ruggeri ex-Sindaco di Savona) il punto di appoggio "vero", proprio nella direzione di poteri "esterni".

Infine una annotazione riguardante la richiesta di dimettersi avanzata agli Assessori, già eletti Consiglieri. Il caso è molto diverso da quello delle Amministrazioni Comunali, che per l'appunto sono "Amministrazioni". La Regione è Ente legiferante (provvisto dei poteri assegnatigli dal Titolo V della Costituzione: nella speranza che non passi la "devolution"): di conseguenza le dimissioni degli Assessori finirebbero con l'alterare il quadro voluto dall'elettorato, creando così una situazione di sostanziale disagio istituzionale.

In questa fase è possibile, dunque, esprimere queste valutazioni ancora analiticamente insufficienti, nella speranza che le difficoltà evidenziatesi nella fase d'avvio siano superate dal lavoro concreto che la Giunta sarà chiamata a svolgere per l'attuazione del programma concordato.

Franco Astengo
Savona - 10 Maggio 2005

La nuova Giunta Regionale