Programmare una nuova stagione di sviluppo sostenibile, realizzare un nuovo accordo per il lavoro

Il programma elettorale di Marco Bertolotto

Una nuova stagione di sviluppo sostenibile è possibile. Dobbiamo dare fiducia alla nostra comunità, e dobbiamo ottenere che la nostra società si impegni unita verso questo obiettivo. Questo serve ai lavoratori, ai cittadini, e anche alle imprese. È necessario per questo riannodare il filo che lega economia e società, vita delle imprese e vita dei cittadini, perché questo filo, in questi anni difficili, in questi giorni difficili, si è spezzato.

Dobbiamo rendere più forte e più visibile il legame tra la crescita della ricchezza e la sua diffusione e ridistribuzione nella società. Dobbiamo correggere la percezione che le crisi siano di tutti ma i profitti solo di pochi. Dobbiamo sempre di più mettere il lavoro ed i lavoratori al centro delle politiche per lo sviluppo. L'accordo per lo sviluppo sostenibile è l'accordo per il lavoro. Questo perché il lavoro non è solo un mezzo, ma assume un valore più grande, di fondamento morale del benessere individuale, e di grande ed unica vera opportunità di emancipazione e di libertà per i cittadini, soprattutto per quelli che partono in condizioni di svantaggio.

1. Affrontare lo sviluppo dell'economia savonese come questione politica, non come questione tecnica

Le forze di centro e di sinistra devono ricondurre il dibattito sul vero terreno di scontro, che la destra ha interesse a occultare: quale sviluppo economico del territorio si vuole perseguire, quali interessi si vogliono privilegiare, quali gruppi sociali si vogliono aiutare. Il modello di sviluppo economico da proporre si caratterizza politicamente in modo molto preciso. Ciò che lo distingue è che:

Sullo sfondo di ogni progetto, di ogni iniziativa, deve esserci, e deve essere chiaramente visibile, l'obiettivo di creare nuove opportunità di lavoro stabile e di qualità (anche dal punto di vista delle condizioni di lavoro e del rispetto dei diritti dei lavoratori), adatte al mondo di oggi e quello di domani, per consentire ai cittadini, specie a quelli più giovani, la libertà di decidere di lavorare a Savona.

Lo sviluppo dell'economia savonese è allora, prima di tutto, una questione politica: è compito delle forze di centro e di sinistra di rifiutare un capitalismo vecchio, speculativo, inquinante, costretto a ridurre i costi per carenza di idee, e di indicare alla nostra comunità un moderno percorso di crescita e di benessere, in direzione di un modello di sviluppo equo, solidale, in pace con la natura, che ponga al centro l'uomo e il suo talento.

La Provincia non può agevolare la precarietà e proprio per questo va posta con determinazione la "clausola sociale": oltre che per i lavoratori direttamente assunti dalla Provincia stessa, anche nel momento in cui si indice una gara, un appalto, si devono inserire nei capitolati delle clausole in cui stia scritto qual è l'occupazione, qual è il contratto di riferimento, quali siano i diritti acquisiti. Insomma, un impegno concreto a contrastare la crescente precarietà dilagante.

2. Adottare il coinvolgimento e la condivisione come unici metodi di governo

Gli obiettivi non fanno, da soli, una politica: è necessario dotarsi di un metodo di governo dell'economia. Il metodo condiziona il merito, dal punto di vista dell'efficacia, dell'efficienza, dell'etica delle scelte pubbliche. Il metodo democratico da adottare è quello della condivisione e del coinvolgimento. La condivisione e il coinvolgimento sono finalizzati a creare, attraverso un accordo tra le parti (i sindacati, le imprese, la pubblica amministrazione), degli incentivi e dei condizionamenti che favoriscano la realizzazione di progetti e di iniziative utili sia dal punto di vista privato che da quello pubblico. In questo quadro, le istituzioni democratiche, prima tra esse l'Amministrazione Provinciale, hanno assunto e devono continuare ad assumere il ruolo di centro di indirizzo e di programmazione dello sviluppo economico della provincia di Savona.

Tutte le iniziative rilevanti per lo sviluppo economico del territorio devono essere valutate, impostate, promosse e monitorate dalle pubbliche amministrazioni. È necessario essere molto chiari e vigili su questo aspetto delle politiche per lo sviluppo: se la Provincia di Savona fosse amministrata dalla destra, gli indirizzi, i programmi, le scelte importanti circa lo sviluppo economico del territorio sarebbero demandati al mondo privato. In nome del liberismo esasperato si ridurrebbe così al minimo il ruolo di programmazione e di regia svolto dal sistema pubblico, che a quel punto finirebbe inevitabilmente per rivelarsi inefficace nella risoluzione dei problemi e nella conduzione delle politiche economiche.

3. Potenziare gli strumenti della programmazione

La frammentazione geo-economica della provincia di Savona tra Ponente, area Savonese e Val Bormida (per citare le principali aree geo-economiche), e la frammentazione del sistema degli enti locali, con meno di 280.000 abitanti divisi in 69 comuni, indeboliscono il sistema politico-economico provinciale. Lo sviluppo della provincia di Savona ha quindi bisogno di un centro politico di riferimento forte e autorevole, che svolga una funzione di cerniera, di coordinamento, di elaborazione nell'interesse per tutte le comunità provinciali.

Il Comitato di Pilotaggio è un importante strumento di coinvolgimento e condivisione delle scelte che dovrà essere rivisto e potenziato, investendo oltre che nella concertazione sociale anche in quella istituzionale, per rafforzare, o talvolta addirittura creare, un vero clima di fiducia e collaborazione tra i diversi livelli di governo – provinciale, sovra comunale, comunale - del territorio.

Al suo interno potrebbero essere istituiti dei tavoli sub provinciali: pensando alla conformazione geo economica della nostra provincia, sarebbe utile istituire un tavolo per il Ponente e uno per la Val Bormida. La sua competenza dovrebbe includere i temi della ricerca e della formazione, della programmazione urbanistica, della gestione delle reti dei servizi.

Ulteriori strumenti di coinvolgimento e condivisione delle scelte dovranno essere ricercati mediante l'attivazione di nuove forme di esercizio della democrazia (traendo ispirazione da quanto già discusso e realizzato attraverso il Forum delle Autorità Locali, all'interno del Forum Sociale Mondiale, e dal metodo introdotto da Agenda XXI), coinvolgendo una pluralità di soggetti portatori di interessi locali che accompagnino ed affianchino l'attività dell'Amministrazione Provinciale nell'intero processo di gestione di piani, politiche e progetti, in modo da assicurare il rispetto delle forme di aggregazione socio-culturale locale.

La qualità delle scelte pubbliche dipende inoltre dalla qualità della conoscenza e della comprensione dei fenomeni economici locali. Un fattore critico di successo delle politiche locali sarà sempre più l'intelligenza del territorio provinciale. Per questo sarebbe utile la creazione di una osservatorio dell'economia - privata e pubblica – provinciale, che ricostruisca, a supporto delle decisioni, un quadro completo di dati, informazioni, interpretazioni, analisi il quale risulti condivisibile dai diversi attori locali, e che consenta, ove possibile, di prevedere le minacce e le opportunità, evitando di subire le prime e rincorrere le seconde.

4. Programmare una strategia di sviluppo complessiva, equilibrata ed integrata

La nostra economia cresce se tutte le sue componenti lavorano in sincronia. I diversi modelli di sviluppo presenti sul territorio sono quindi complementari e non in antitesi tra di loro; non si deve credere che la nostra economia provinciale possa basarsi esclusivamente sul terziario, avanzato e non, così come non ci si deve illudere che l'industria e l'indotto ad essa collegato possa tornare nel breve/medio periodo ai fasti di un tempo, perché non ve ne sono più le condizioni strutturali e di mercato.

Di conseguenza, lo sviluppo può passare solo dall'incontro delle diverse parti che compongono il sistema, pur nel rispetto e se possibile nel riordino delle proprie vocazioni specifiche, con la ricerca di un mix equilibrato tra le diverse filiere produttive. Analizzando la composizione per filiera della nostra economia, emergono gli obiettivi strategici delle politiche economiche locali:

  1. lo sviluppo specializzato della portualità;
  2. il potenziamento della filiera agro-alimentare;
  3. l'arricchimento dell'offerta turistica;
  4. la reindustrializzazione.

Ad essi deve associarsi un obiettivo trasversale alle diverse filiere: l'incremento della capacità di innovazione e di creatività del nostro sistema economico.

4.1. Lo sviluppo specializzato della portualità

Uno dei punti di forza della nostra provincia è il porto di Savona - Vado Ligure. Oggi, a differenza di dieci anni orsono, il porto ha una strategia. Le priorità di politica economica sono due: in primo luogo, non accettare ripensamenti, rifiutando senza ambiguità di immaginare la chiusura o la riduzione del porto commerciale di Savona, ma continuando a perseguirne lo sviluppo specializzato e integrato con Vado, Voltri e Sampierdarena; in secondo luogo, lavorare perché aumenti il valore aggiunto indotto dal porto. Di assoluta rilevanza appare l'intervento per il potenziamento dei collegamenti ferroviari, finalizzato ad assorbire quote significative di traffico merci.

4.2. Il potenziamento della filiera agro-alimentare

Nella nostra provincia sono rilevanti due segmenti della filiera: la produzione agricola, e il commercio all'ingrosso. L'agricoltura presenta punte di eccellenza nel comprensorio albenganese, dove l'orticoltura, oltre che la floricoltura e il florovivaismo, sono esercitate con tecniche di coltivazione avanzate che consentono un utilizzo intensivo delle risorse.

È necessario sostenere queste attività sul piano della programmazione territoriale, sul piano della gestione delle risorse idriche e su quello della formazione professionale, ed è utile favorire lo sviluppo multifunzionale delle piccole imprese agricole, anche a vantaggio della cura delle strade e del verde dell'entroterra ingauno.

La strada da percorrere è quella della qualità e della sostenibilità ambientale: occorre incentivare le tecniche che minimizzano l'utilizzo di pesticidi e fitofarmaci, impedire lo sfruttamento sconsiderato della risorsa acqua (anche per impedire la risalita del cuneo salino nella piana), valorizzare l'originalità dei prodotti locali, favorendo l'agricoltura convenzionale di qualità e quella biologica.

Il commercio all'ingrosso di prodotti alimentari si è sviluppato, anch'esso a partire dal comprensorio albenganese, grazie alla presenza di un gruppo di medie o grandi imprese di successo, che hanno registrato elevati tassi di sviluppo e che hanno un'elevata proiezione internazionale. È importante accompagnare queste imprese, facendo in modo che il loro sviluppo ricada il più possibile sul nostro territorio, sia direttamente che indirettamente, attraverso l'indotto che esse alimentano.

4.3. L'arricchimento dell'offerta turistica

È auspicabile agire per riequilibrare il rapporto tra turismo alberghiero e turismo della seconda casa a favore del primo, perché certamente crea maggiore valore aggiunto. Bisogna tuttavia essere realistici: lo stock di seconde case esistenti, e la redditività degli investimenti immobiliari lungo la riviera, rendono inefficace qualunque politica turistica che prescinda o trascuri il fenomeno del turismo della seconda casa.

Da un lato, bisogna quindi favorire ulteriormente la modernizzazione delle imprese alberghiere di qualità medio-alta nonché la riconversione delle imprese alberghiere più obsolete verso un modello di ricettività molto diffuso in Europa, quale quello del Bed and Breakfast, o, dove la localizzazione lo consente, verso l'agriturismo. Dall'altro lato, bisogna studiare azioni per riqualificare l'offerta di appartamenti in affitto, per combattere il mercato sommerso, per inserire a pieno titolo questo turismo nel sistema di offerta locale. Una riqualificazione dell'esistente che eviti al contempo ulteriori cementificazioni del nostro territorio, estremamente delicato e straordinariamente bello.

È inoltre necessario sviluppare, organizzare, promuovere alcuni segmenti dalle grandi potenzialità di attrazione - lo sport, il turismo sanitario e del benessere, la cultura - sapendo che il lavoro più difficile è quello di mettere in rete le diverse proposte, di coordinarle, di farne una promozione congiunta, e ciò perché le imprese che le pensano e le offrono sono numerosissime e di piccola dimensione unitaria.

Si tratta infine di tradurre il più possibile il flusso di presenze, indotto dal turismo tradizionale così come dal turismo di nicchia, dal turismo da diporto e da quello delle crociere, in valore aggiunto e occupazione. Si tratta, in altri termini, di valorizzare l'effetto di moltiplicatore della ricchezza che il sistema commerciale è in grado di produrre. Su questo fronte molto resta da fare, sia per garantire l'equilibrio del sistema commerciale tra le sue diverse componenti, sia per incentivare i progetti privati, specie quelli legati alle piccole imprese commerciali di qualità, spesso in difficoltà a causa della concorrenza della grande distribuzione.

4.4. La reindustrializzazione

Oggi il peso dell'industria savonese appare insufficiente a supportare uno sviluppo di qualità. L'industria manifatturiera ha nel settore meccanico (componentistica per auto, produzione di mezzi di trasporto, in particolare aerei e ferroviari), nella chimica, nel settore del vetro (vetro cavo e fibra di vetro) e nell'impiantistica industriale le filiere più rilevanti. Malgrado alcune realtà di eccellenza, complessivamente la scarsità di specializzazioni e la conseguente parcellizzazione dei settori evidenziano una situazione di debolezza strutturale anche in prospettiva: questa preoccupazione riguarda le imprese di medio/grande dimensione, ma anche, per conseguenza, l'artigianato di indotto.

In questo quadro generale si collocano i casi Rolam e Ferrania. Nel caso Rolam una proprietà straniera disinveste da un territorio che non considera strategico. Si ripropone con forza la questione del rapporto tra proprietà e territorio: dobbiamo basare il nostro sviluppo sulle nostre gambe, favorendo l'acquisto dell'azienda da parte di imprenditori locali che nutrano un interesse duraturo e non di breve periodo per il nostro territorio.

Il caso Ferrania propone una lettura diversa. Nei settori high tech la competizione è tra pochi concorrenti che si spartiscono il mercato mondiale e che hanno dimensioni enormi, che consentono loro investimenti enormi in ricerca e sviluppo. In tutti i paesi occidentali, in primis negli USA, le imprese high tech diventano così grandi grazie alle politiche industriali dei governi. Il problema di Ferrania è la debolezza della politica industriale italiana, che non ha consentito a questa azienda, in un recente passato così eccellente, di investire quanto i suoi concorrenti mondiali. È un problema del paese, oltre che della Val Bormida. Sulle soluzioni dovremo essere intransigenti, l'unica opzione è quella che il governo favorisca l'arrivo di nuove risorse per un nuovo sviluppo industriale dell'azienda che ne impedisca lo spacchettamento e che scongiuri i tagli occupazionali: non ci possono essere subordinate. Il patto per lo sviluppo in questi casi è: fare quadrato intorno ai lavoratori di Rolam e Ferrania.

Come agire per ridurre le debolezze strutturali dell'industria savonese? Bisogna proseguire nelle politiche di fidelizzazione delle imprese al territorio, bisogna continuare ad aiutare le medie imprese locali ad alto potenziale a crescere, a modernizzarsi ed espandere i propri mercati, perché diventino leader di intere filiere produttive, ed è necessario continuare ad aiutare le piccole imprese artigiane a specializzarsi, a migliorare la propria qualità e a coalizzarsi secondo impostazioni del tipo "reti di imprese", o anche attraverso operazioni di concentrazione per acquisizione e fusione.

Occorre giocare con grande attenzione la carta delle aree industriali (in particolare quelle dismesse, che in primo luogo devono, laddove necessario, essere bonificate), sia per favorire l'ampliamento delle imprese esistenti e la creazione di poli della piccola industria locale, sia per attirare dall'esterno della provincia medie imprese di qualità che abbiano interesse, per motivi legati alla qualità ambientale, ai fattori logistici, alla disponibilità di risorse umane qualificate, a gravitare nell'area centrale ligure. È necessario perseguire con rigore la difesa della destinazione produttiva delle aree disponibili, contrastando le soluzioni, solo apparentemente e temporaneamente più facili, che prevedano una riconversione verso destinazioni prevalentemente commerciali o residenziali.

4.5. L'incremento della capacità di innovazione e di creatività del nostro sistema economico.

Innovazione e creatività sono gli ingredienti indispensabili per creare lavoro qualificato e dar fiato allo sviluppo economico. La provincia di Savona vanta un sistema scolastico di ottimo livello, e incomincia ad offrire serie prospettive per gli studi universitari. Sviluppare le attività universitarie e di formazione, quindi, va considerato obiettivo primario di una politica dello sviluppo: bisogna far sì che i giovani trovino in provincia opportunità di qualificazione e di lavoro di alto livello per contrastare la tendenza a trasferirsi altrove. Ma bisogna anche attrarre nuove forze: la provincia di Savona, per ragioni geografiche e climatiche, può diventare polo di attrazione per studenti di altre province e regioni, che porterebbero non solo nuove energie vitali, ma anche un considerevole indotto, perfettamente complementare all'attività turistica.

L'industria culturale è una 'filiera' economica con grandi potenzialità per uno sviluppo organico e rispettoso dell'ambiente e delle tradizioni. Il potenziamento dell'attività universitaria e formativa a Savona ed Albenga va quindi visto come un'opportunità insieme culturale, sociale ed economica meritevole di investimenti sia pubblici che privati, nel rispetto del prioritario principio della salvaguardia e valorizzazione della scuola pubblica. Produrre ricerca e cultura significa anche offrire alle imprese attive nel territorio un'opportunità di crescita: all'ossessione della destra, che sui mercati internazionali si debba competere abbattendo il costo del lavoro, e che ricerca e formazione siano anch'essi costi da comprimere, le forze di centro e di sinistra controbattono che gli investimenti nella produzione del sapere sono fonte di progresso e di prosperità sia a breve che in prospettiva. Solo così, tra l'altro, è possibile aiutare e stimolare le imprese savonesi a sviluppare rapporti internazionali, favorendo la costituzione, il consolidamento e lo sviluppo di poli dell'esportazione grazie anche all'integrazione con la filiera logistica.

Il campus universitario di Savona, già utilmente collegato alla sede degli enti di formazione e alle strutture dedicate alle politiche attive del lavoro, così come in futuro quello di Albenga, devono essere il centro di un rilancio culturale ed economico della provincia, il luogo privilegiato per la trasformazione del sapere in lavoro e prosperità. L'insediamento di aziende ad alta tecnologia nel campus di Savona si sta rivelando una scelta felice che va incrementata e valorizzata anche in vista delle ricadute positive che si attendono dalla creazione a Genova dell'Istituto Italiano di Tecnologia. Attività congressuali, formazione residenziale, formazione a distanza, telelavoro e teleservizi possono costituire altre importanti occasioni di crescita per una provincia che vuole vincere la sfida dell'innovazione e dello sviluppo tecnologico.

5. Pianificare le infrastrutture assumendo come quadrante strategico la Regione Logistica del Nord-Ovest

La scala minima a cui rapportare le prospettive di sviluppo del savonese corrisponde all'area vasta, chiamata Regione Logistica del Nord-Ovest, costituita dai territori delle province di Savona, Alessandria, Cuneo e Genova: in questo ambito si dispiegano importanti risorse in termini di portualità, viabilità su rotaia e gomma, aree per la logistica, lo stoccaggio e la prima lavorazione delle merci che possono consentire un decisivo salto di qualità per un sistema territoriale che deve misurarsi con la competizione globale che si sviluppa quanto meno a livello continentale.

In questa chiave assume un particolare rilievo la presenza di due grandi realtà portuali come quelle di Genova e Savona, che dopo anni di difficile congiuntura conoscono oggi una nuova fase di sviluppo: lavorare nell'ottica di un Sistema Integrato dei Porti Liguri può consentire di sostenere la sfida della competizione on i porti del Mediterraneo Occidentale e soprattutto con quelli del Northern Range per l'inserimento del nostro sistema territoriale nelle grandi correnti di traffico transoceanico.

Il Piano Regolatore prevede una crescita complessiva dei traffici portuali e della nautica da diporto, nonché dei servizi ad essa collegati tanto da prefigurare la nascita di un vero e proprio distretto della nautica e della cantieristica. È tuttavia necessario che si raggiunga un equilibrio sostenibile tra ragioni dello sviluppo economico e qualità della vita e dell'ambiente nel territorio circostante. In questo senso il Piano deve essere accompagnato da un progetto organico di riqualificazione dell'arco costiero tra Albissola Marina e Vado Ligure attraverso l'attivazione di consistenti investimenti e disposizioni che tendano a salvaguardare funzioni di tipo urbano.

Il rilancio del porto di Savona-Vado è strettamente dipendente dal rapporto con il suo immediato retroterra e dalla qualità dei suoi collegamenti infrastrutturali. La vera sfida sta nel far sì che alla crescita dei traffici si accompagni una sempre maggiore ricaduta economica sul territorio circostante, passando da un'idea di porto come semplice luogo di transito e movimentazione di merci a volano economico capace di suscitare nuove attività non solo legate allo stoccaggio, ma anche alla lavorazione e alla trasformazione di merci. Qui si pone il tema della retroportualità, cioè di un ambito territoriale connesso funzionalmente all'economia portuale, che nella nostra visione non può essere limitato alle sole aree insediabili a filo di costa, ma deve ricomprendere in una logica di stretta integrazione con le attività portuali le aree della Valle Bormida, vera banchina remota del porto di Savona-Vado, che attraverso la spinta dei traffici possono tornare ad esprimere valore aggiunto, capitalizzando la valenza strategia di una collocazione lungo l'asse porto-mercati finali dell'Europa continentale.

Sul piano dei collegamenti, preso atto dei progetti e delle infrastrutture in itinere, è necessario operare prioritariamente lungo due direzioni:

Sempre in un'ottica di consolidamento dei rapporti tra Savonese e Basso Piemonte, a completamento del sistema gravitante attorno all'asse della A6 Torino-Savona, occorre valorizzare i collegamenti trasversali:

6. Riorganizzare le reti e i servizi di pubblica utilità per garantire migliore qualità dell'ambiente e maggiore soddisfazione dei cittadini

6.1. La tutela e la valorizzazione delle risorse energetiche

Per quanto concerne la Centrale di Vado Ligure, occorre garantire che l'impegno a metanizzare i gruppi 1 e 2, finalmente assunto dalla nuova proprietà, sia effettivamente attuato, dando corso ai contenuti dell'accordo sottoscritto dai Ministeri dell'Ambiente e delle Attività Produttive con gli Enti Locali nel 1993, a cui risale l'inizio del processo di ambientalizzazione, ribaditi dal Decreto del Ministero delle Attività Produttive del maggio 2002 e dal protocollo d'intesa stipulato tra gli Enti ed il Ministero nel luglio 2002.

Punti fondamentali per i Comuni di Vado e Quiliano e per la Provincia di Savona sono:

Oltre a ciò appare necessario concludere una nuova Convenzione socio-economica tra la nuova proprietà, i Comuni di Vado e Quiliano e la Provincia e avviare le procedure per sottoporre rimpianto a certificazione ambientale ISO 14001.

Per quanto riguarda invece il possibile incremento della capacità energetica della nostra provincia, occorre tenere presente tre fattori:

Alla luce di ciò riteniamo vada data la priorità a progetti che investano nello sviluppo di fonti alternative ai combustibili fossili (biomasse forestali, eolico, fotovoltaico, idrico).

Per quanto riguarda l'ipotesi di nuove centrali a carbone in Valle Bormida dichiariamo con chiarezza la nostra contrarietà. Rimane tuttavia nella sua interezza il problema occupazionale e ambientale del sito di Italiana Coke a Bragno. Ciò deve indurre a porre fin da adesso alla società proprietaria e alla comunità caprese un problema relativo alla ambientalizzazione del sito e, in un orizzonte di medio termine, un problema che riguarda il destino di quell'impianto, le sue prospettive di sviluppo, la difesa dei livelli occupazionali. Analoga questione di risanamento ambientale va affrontata per il sito delle Funivie.

Occorre più in generale avviare un ragionamento complessivo che riguardi la possibilità di insediare un nuovo modello di sviluppo per l'intera società valbormidese: sotto questo punto di vista sciogliere i nodi relativi alle aree di CairoReindustria, Italiana Coke, Acna di Cengio, Paleta, Millesimo e Roccavignale diventa condizione necessaria e non più dilazionabile.

6.2. La tutela e la valorizzazione integrata delle risorse idriche

Facciamo nostri i principi e la lettera dell'ordine del giorno proposto dall'UPI e votato recentemente dal Consiglio Provinciale savonese relativo al riconoscimento dell'acqua come bene comune e patrimonio dell'umanità e dell'accesso all'acqua potabile come diritto umano fondamentale, degno di protezione giuridica. In particolare, anche alla luce delle novità introdotte dalla Legge Galli che ha creato in Italia la possibilità di concepire il ciclo delle acque (captazione-distribuzione-raccoltadepurazione dei reflui) in modo unitario in vista di una gestione più efficiente ed efficace dell'intero sistema, crediamo sia opportuno:

Per fare tutto ciò è necessario, a partire dall'individuazione dell'acqua come bene comune e patrimonio umano indisponibile, mantenere sotto controllo pubblico il ciclo integrato dell'acqua. Ciò può avvenire in molti modi:

In particolare il Piano d'Ambito licenziato a dicembre 2003:

  1. prevede un percorso graduale nell'entrata a regime del nuovo sistema (la gara si svolgerà entro il 2005 come prevede la legge ma la maggior parte delle gestioni in essere verrà tutelata fino ad un termine massimo fissato nel 2029);
  2. crea le condizioni per salvaguardare le due gestioni pubbliche maggiormente consolidate (il depuratore savonese prossimo alla trasformazione in SPA e il depuratore di Borghetto);
  3. delinea un passaggio morbido verso la tariffa unica, da calcolarsi tenendo conto dei bisogni e delle necessità dei singoli comprensori;
  4. predispone un programma di investimenti teso a migliorare l'attuale rete acquedottistica e fognaria della provincia, correggendone le disfunzioni e le diseconomie, nonché a colmare i deficit della rete di depurazione della nostra provincia in particolare nell'arco di costa compreso tra Pietra Ligure ed Andora.

6.3. La modernizzazione e la riorganizzazione del ciclo integrato dei rifiuti

II decreto legislativo n. 22/97 (Ronchi) introduce una forte innovazione nel modo di intendere la gestione dei rifiuti, affermando una nuova impostazione che alla logica dell'emergenza sostituisce un'ottica di sistema in cui assume rilievo il così detto ciclo integrale del rifiuto, ovvero la gestione dello stesso dalla produzione alla fase dello smaltimento.

Snodo fondamentale è quindi il superamento del sistema attuale, contraddistinto dalla prevalenza della fase dello smaltimento finale sugli altri momenti del ciclo dei rifiuti, su di una quota assai modesta di raccolta differenziata (la media provinciale si attestava fino allo scorso anno attorno al 15%) e su di un ruolo "egemonico" rappresentato dalle discariche, che attualmente assorbono oltre 1'85% del rifiuto prodotto. Nell'arco del periodo transitorio delineato dal Piano Provinciale (compreso tra il 2002, anno di entrata in vigore del Piano, e il 2007, quando tutti gli obiettivi del Piano dovranno essere raggiunti), occorre in particolare promuovere le seguenti azioni:

Essenziale in questa azione di riorganizzazione del ciclo dei rifiuti sono il riassetto e il rafforzamento dei servizi di raccolta differenziata, che presuppongono una grande, capillare, campagna di informazione e di educazione ambientale e l'adozione di criteri di gestione più flessibili. In questo senso è necessario affiancare ai tradizionali contenitori stradali altre più innovative soluzioni: dalla raccolta domiciliare nei centri urbani, alla realizzazione di isole e stazioni ecologiche, all'incentivazione del compostaggio familiare nei centri minori, in particolare nell'entroterra. Per raggiungere e superare le quote previste dal Ronchi sarà inoltre opportuno associare alla raccolta differenziata della frazione secca, anche quella della frazione umida.

Per quanto concerne più specificatamente il segmento dello smaltimento finale, preso atto delle indicazioni contenute nel Piano Provinciale, è necessario aprire con criteri oggettivi e scientifici una verifica che consenta di optare per la soluzione tecnologicamente più avanzata, più sostenibile per l'ambiente e più compatibile con un livello molto alto di raccolta differenziata come quello che ci proponiamo, valutando con attenzione anche la praticabilità di sistemi innovativi. In relazione ai siti ospitanti impianti di smaltimento attualmente operanti destinati ad esaurimento, si confermano le previsioni di Piano.

II Piano Provinciale, in un'ottica di razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse umane e tecnologiche del sistema, innova molto anche dal punto di vista degli assetti organizzativi, prevedendo due distinti livelli di governo:

Posto che sia nei Bacini Ottimali sia nell'Ambito Territoriale Ottimale occorrerà operare gare o comunque individuare procedure per la scelta di gestori unici, assisteremo ad una vera e propria rivoluzione rispetto allo scenario attuale che vede agire in ciascun comprensorio della nostra provincia più soggetti imprenditoriali.

La nuova cornice, al fine di evitare diseconomie e una dannosa competizione tra aziende spesso a totale o prevalente partecipazione pubblica, costringe a superare tale frammentazione dando vita a soggetti più forti, dimensionalmente più grandi e quindi più competitivi nella prospettiva dell'individuazione dei gestori unici. Occorre, dunque, favorire tutte le azioni tese a suscitare processi di aggregazione, specialmente tra le imprese controllate dagli Enti Locali con l'obiettivo di:

La grande sensibilità che in questi mesi ha suscitato la discussione sui temi ambientali ed in particolare su quello dei rifiuti, portando anche alla nascita di comitati spontanei, pone il problema di individuare strumenti che consentano di comporre in modo nuovo e più diretto il rapporto tra scelte istituzionali e consenso popolare.

Per questo crediamo si debba estendere e rendere più efficace il ruolo dei forum previsti da Agenda XXI, a partire dal Forum tematico sui rifiuti attivato dalla Provincia di Savona. Essi possono rappresentare lo strumento concreto per concertare, condividere e monitorare le scelte di politica ambientale e territoriale operate dagli Enti Locali, creando le condizioni per un dialogo permanente tra Istituzioni, associazioni ambientaliste e dei consumatori, imprese, sindacati, cittadini.

Allegato 1 - La gestione della caccia in provincia di Savona

Considerato l'alto valore etico e simbolico assunto dal tema della caccia nel più ampio quadro delle problematiche ambientali ed ecologiche, tenuto conto delle sensibilità e delle passioni che tale tema suscita nella comunità provinciale, le forze di centro e di sinistra hanno ritenuto di concordare una dettagliata piattaforma di principi su cui basare le regole per la gestione della caccia in provincia di Savona.

Tali principi sono di seguito sinteticamente illustrati.

  1. Consentire la caccia alla fauna stanziale dalla terza domenica di settembre al 31 Dicembre per soli tre giorni alla settimana, senza scelta delle giornate da parte dei cacciatori.
  2. Con riferimento alla caccia agli ungulati, prevedere il recupero immediato dell'animale ferito senza deroga oltre gli orari di caccia e nessuna deroga di caccia sulla neve.
  3. Prevedere inoltre:
  4. Con riferimento alla caccia alla volpe, prevedere il divieto della caccia a squadre dal 15/12 al 31/12.
  5. Ripristinare il divieto di caccia nella zona litoranea.
  6. Prevedere il blocco degli appostamenti di caccia ai trenta finora autorizzati, senza alcun aumento futuro e senza l'uso di richiami vivi.
  7. Prevedere che le deroghe vengano concesse solamente dopo l'avvenuta riconsegna dei tesserini delle stagioni venatorie precedenti, come previsto dalla legge, e solo dopo aver valutato i danni alle colture sul territorio.
  8. Potenziare il nucleo di vigilanza ambientale, in modo da rendere più efficaci i controlli sul territorio.