Record di candidati, ma chi siederà in Consiglio Proviciale?

Alcuni appunti sparsi su liste e candidature

Se la Commissione elettorale provinciale confermerà la validità di tutte le sottoscrizioni, saremo di fronte a cifre record: 11 candidati alla Presidenza della Provincia, sostenuti da 26 liste. Un sensibile incremento, rispetto a cinque anni fa, quando i candidati presidenti furono 7 e le liste 17.

La prima valutazione possibile prende le mosse, quindi, proprio da questo dato numerico: in tempi di forte crisi della partecipazione politica e di diversa dislocazione delle capacità d'intervento dei cittadini sulle politiche pubbliche (ad esempio: attraverso i "movimenti", oppure i "comitati di scopo") questa massiccia presenza elettorale (fenomeno diffuso, ormai: a Milano si contano 19 candidature, a Torino 14) appare frutto, essenzialmente, di una ricerca di protagonismo individualistico (siamo ormai alla stampa di santini con fotografia, addirittura per i candidati alle elezioni comunali di piccoli paesi), che non può essere considerato un segnale positivo per la qualità di espressione del nostro sistema politico. Una presentazione massiccia che, del resto, non porrà questo turno elettorale al riparo dal fenomeno dell'astensionismo: sicuramente la tornata elettorale prevista per il 12/13 Giugno si collocherà sotto i riflettori dell'opinione pubblica per via di una scadenza europea, usata come "test" in funzione nazionale, fortemente trainata dai mezzi di comunicazione di massa, ma vale la pena di ricordare che Europee e Provinciali risultano tra le scadenze elettorali meno appetite (nel 1999, in Provincia di Savona si recò Marco Bertolottoa votare il 76% degli aventi diritto).

Una situazione di relativo interesse che non risulterà compensata dalla presenze di elezioni che si svolgeranno in molti Comuni (nella nostra Provincia mancheranno, però, Savona, Albenga ed Alassio: quindi circa un terzo dell'elettorato) poiché nella maggior parte delle situazioni in cui si vota pare prevalere una forte frammentazione nelle forme di presentazione elettorale (che varrebbe la pena di analizzare in profondità). Una situazione di forte frammentazione che potrebbe contribuire, alla fine, a disorientare ulteriormente l'elettore medio, bombardato da messaggi diversi e contraddittori: in alcuni casi ci sono candidati,ad esempio, presenti nelle elezioni Provinciali all'interno di uno schieramento, e in quelle comunali nello schieramento opposto. Insomma, una sorta di "fiera del personalismo", da non confondere con la partecipazione alla politica.

Una presenza elettorale resa ancor meno comprensibile, considerato il tipo di "fratture" su cui si collocano molte delle candidature: pur in un quadro di complessivo ritardo nell'esplicitazione pubblica delle diverse opzioni programmatiche, si può già individuare come le differenze sui contenuti tra molte delle opzioni che si pensa di poter presentare agli elettori, risulteranno non molto diverse tra di loro e, di conseguenza, non offriranno opportunità di scelta netta nell'espressione di voto.

In sostanza si riscontrano, sotto questo aspetto, dei veri e propri elementi di confusione, in particolare sul versante del centro e della destra, laddove infatti le distanza sulle "fratture" appaiono davvero ridotte, se si pensa al rapporto esistente tra le liste Crepaldi, Fracchia e la presenza dell'UDC all'interno della Casa delle Libertà e, ancora, la contemporanea presenza delle lista di Alessandra Mussolini e della Fiamma Tricolore. La prima domanda cui rispondere, allora, potrebbe essere questa: quanti tra gli 11 candidati Presidenti hanno, in realtà, la possibilità di accedere ad un seggio a Palazzo Nervi? Premesso che quanti si presentano isolati, con una sola lista di sostegno collocata al di fuori delle coalizioni (si tratta di 9 candidature!) dovranno preventivamente superare lo scoglio del 3%, per poter essere ammessi alla suddivisione dei seggi, e che la loro stessa condizione di "isolati", li porterà al conteggio "successivo" rispetto a quelle delle liste presenti nella coaliziMarco Bertolotto il candidato presidente sostenuto da Rifondazione Comunista
foto tratta da www.marcobertolotto.com
one perdente (un meccanismo un po' complicato) si può pensare che, prevedendo circa 160.000 voti validi espressi ( nel 1999, furono 167.732) finiranno con l'occorrere tra 6.500 e 7.000 voti circa (tra il 4,5% ed il 4%, quindi): una quota che, osservando attentamente le potenzialità degli schieramenti in campo, potrebbe risultare alla portata soltanto di due liste, quella del Patto Segni, rappresentata da Roberto Cuneo e quella della Lega Nord, rappresentata da Roberto Nicolich (del resto andò cosi' anche nel 1999, poiché furono soltanto 4 i candidati presidenti ad accedere in Consiglio: oltre a quelli delle due super-coalizioni, Garassini e Piccardo, ci riuscirono, infatti, la Lega Nord con Marco Melgrati al 6,7% e Rifondazione Comunista con Bruno Marengo al 5,7%).

Esaminiamo, infine, il duello tra i "giganti" che possono aspirare, per davvero, alla Presidenza dell'Amministrazione Provinciale. Anche in questo caso serve una doverosa premessa di carattere generale: l'eccessivo frazionamento nell'offerta di voto, non pregiudicherà il possibile successo al primo turno del candidato giudicato più forte. Anzi, un frazionamento che si verifica su di un asse così ridotto sul piano delle opzioni programmatiche, appare, paradossalmente, un punto di forza per l'affermazione del candidato capace di esprimere la più forte capacità coalizionale, tanto più che l'elettorato appare trascurare le potenzialità del meccanismo elettorale proposto dal turno di ballottaggio, del resto quasi sempre disertato in misura massiccia (nel 1999 vi partecipò il 44% degli aventi diritto).

In questo senso il Centrosinistra, che si presenta al completo, appare favorito e, sulla base delle proprie posizioni di partenza, si colloca ad un passo dal conseguire il successo al primo tentativo. Molto dipenderà dal "valore aggiunto" che sarà in grado di esprimere la candidatura del Presidente, ma appare innegabile l'ampio spettro di opzioni concrete che il centrosinistra è riuscito a mettere assieme e che rappresentano la base sulla quale è possibile indicarne il favore del pronostico. Il Centrodestra, infatti, si presenta sì folto di liste e di candidature, ma privo di un soggetto fondamentale della sua identità (la Lega Nord), e con un insieme di piccole liste (che non si possono, tecnicamente, definire "civiche", poiché si tratta di elezioni provinciali), in buona parte già presenti in alcune elezioni comunali (Albenga, Savona) dove hanno fornito risultati molto modesti.

Sarebbe stato più opportuno, a mio modesto avviso, per il Candidato Presidente del Centrodestra presentare, al fianco delle liste tradizionali di dimensione nazionale, una sola lista di ispirazione "personale", in grado di attirare (o trattenere: perché questo sarà il problema di tutti: trattenere elettori tentanti dal "cambiamento" o dalla "fuga") voti in diverse direzioni.

Fatto che risulterà più difficile, nel quadro di una frammentazione così ampia (tanto più che, nel caso delle elezioni provinciali, essendo i candidati già collocati all'interno del collegio, lo stimolo alla ricerca della preferenza risulta sicuramente inferiore, rispetto alle occasioni in cui, come nel caso delle elezioni comunali, è necessario far scrivere il cognome sulla scheda).

Quali saranno, allora, le liste, all'interno delle due grandi coalizioni, che ragionevolmente possono ambire ad essere presenti nel nuovo consiglio Provinciale? All'interno del centrosinistra appare scontata la presenza di DS, Margherita e Rifondazione Comunista, probabile la presenza della lista Occhetto - Di Pietro e, forse, dello SDI, più difficile e problematica la sorte di Verdi, PdCI e UDEUR (serviranno 3800 - 4300 voti: più o meno il 2,5%, stando dalla parte del premio di maggioranza). Sul versante del Centrodestra sicuri Forza Italia e Alleanza Nazionale, le incertezze riguardano UDC e lista "Voce alla Gente" (da questa parte, ferma restando la valutazione già svolta circa la possibile partecipazione al premio di maggioranza, collocandosi, invece, sulla linea della suddivisione relativa al premio di coalizione della minoranza, serviranno circa 5.700 voti, pari al 3,5%).

Il tutto, in attesa di essere clamorosamente smentiti dagli eventi.

Ricordiamo, infine, i dati del 1999.

Primo Turno

CandidatoVoti%
Erminio Raiteri (Alpazur)16381.0
Gabriella Porta (PRI e altri)34961.5
Graziano Crepaldi (DC)35012.1
Alessandro Garassini (Verdi, SDI, Democratici, Dini, PPI, PdCI, DS)7451144.4
Marco Melgrati (Lega Nord)112436.7
Bruno Marengo (Rifondazione Comunista)96275.7
Sandro Piccardo (Forza Italia, CCD-CDU, Pensionati, AN, Nuovo PSI)6471638.6

Ballottaggio

CandidatoVoti%
Alessandro Garassini5608352.7
Sandro Piccardo5032747.3

Si noti la grande quantità di voti persa, tra il primo ed il secondo turno, dai candidati pervenuti al ballottaggio.

Franco Astengo
Savona - 16 Maggio 2004