Una difesa della Costituzione fondata sull'alternativa

Il 30 gennaio tutti in piazza per difendere la "Carta"

Nell'epoca delle destre totalizzanti al potere, dell'immagine sacra e intangibile del premier come primo console della Repubblica non napoleonica ma certamente molto bonapartista, capita di diventare antiberlusconiani di rigetto, per controverso, per antitesi e per antipatia. Capita di scoprirsi dall'altra parte della barricata senza magari aver mai fatto politica o aver avuto una visione "politica" della società, interpretandola con categorie che non si fermassero semplicemente alla pura estetica di un mondo vissuto in quanto bello e tollerato se brutto. E succede anche di scoprire il colore viola come colore del ribellismo all'assolutizzazione, alla centralizzazione del potere, all'accumulazione senza vergogna di decine di conflittualità di interesse che riempiono le colonne dei giornali e i volantini di noi forze politiche.

E apriti cielo! Ecco che, in mezzo alla riscoperta della partecipazione, si riscopre anche l'insufficienza di noi forze politiche, anche di sinistra, anche comuniste come Rifondazione, un partito che (lo diciamo per i giovanissimi) ha già vent'anni di storia e una eredità difficile da metabolizzare e da coniugare in un binomio che è il suo nome e che è anche la sfida più difficile.

Apriti cielo, dunque, e sollevati terra! Eh sì, perché non a tutti piace sentire la parola "partito" che viene spesso e ingiustamente associata a Tangentoli per tutti quei processi che hanno messo fine ai grandi protagonisti della vita sociale e di palazzo del primo cinquantennio di vita della Repubblica. È stato così per la Democrazia Cristiana, per il Partito Socialista Italiano, per il Partito Repubblicano Italiano, per il Partito Socialista Democratico Italiano e anche per il Partito Liberale Italiano. Non è stato così per il Partito Comunista Italiano e per la più piccola, ma coraggiosa, Democrazia Proletaria e anche per tutti quei protagonisti individuali che non si sono mai riconosciuti in queste due forze comuniste ma che non sono stati travolti da scandali, tangenti e avvisi di garanzia.

Il PCI e DP, e così negli anni addietro forze come il PSIUP (Partito Socialista di Unità Proletaria) e il PDUP (Partito di Unità Proletaria - Per il Comunismo) nonchè la corrente culturale de "il Manifesto", hanno certamente meglio interpretato il dettame costituzionale secondo cui la vita politica del Paese è regolata con l'associazionismo in partiti.

Uno strumento previsto da quella Carta che oggi è completamente sotto attacco, soprattutto dopo le non deliranti parole del ministro Renato Brunetta che, tempestivamente, ha disvelato il programma del governo per il prossimo futuro: mettere fine a tutta una serie di diritti che, sino a poco tempo fa, erano bipartisianamente considerati intangibili, mentre la disponibilità all'eversione nei confronti della Costituzione toccava la sua seconda parte. Non certo meno importante della prima, ma indubbiamente disposta alla regolamentazione dell'apparato statale invece che alla disposizone dei diritti "naturali" del cittadino (e dell'uomo e della donna). In fondo, l'attacco del governo Berlusconi alla Costituzione è la concretizzazione di un processo golpista che da oltre trent'anni va avanti con alti e bassi e, oggi, sempre più con alti propositi che trovano conferma in un consenso popolare a dir poco stupefacente.

Lo stupore per tutto questo esiste ancora, nonostante la narcotizzazione catodica che viene messa in atto da ogni teleschermo, da ogni dibattito rissoso, serio o serioso, ameno o grottesco che sia. I partiti non sono il demonio da combattere. Come ogni cosa, sono uno strumento e sono buoni o cattivi in dipendenza solamente dall'uso che se ne fa e, in questo caso, dal codice di condotta morale, sociale e politica che una forza intende seguire.

C'è, invece, nella marea viola che ha invaso Roma il 5 Dicembre scorso, una tenue, sottile, strisciante e per questo insidiosa tendenza a soffermarsi ad una considerazione estremamente superficiale della forma partito e di ciò che ancora può dare al Paese.

Qualche anno fa, quindi in un recentissimo passato, Rifondazione Comunista era considerata una forza politica differente da tutte le altre per il portato della sua visione di insieme della società e per le soluzioni che prospettava in merito ai problemi del Paese. Si diceva: "I comunisti sono diversi da tutti gli altri partiti". Lo dicono anche Marx ed Engels in quel libretto di poche decine di pagine che sembra dimenticato, ma che è alle vette degli scaricamenti su Internet di testi e libri: "Il manifesto del Partito Comunista". Roba vecchia? Può darsi, ma se ancora una risposta viene da questi testi, vuol dire che i problemi che oggi viviamo, di instabilità democratica, di assolutizzazione del potere, di schiavitù del lavoro e di compressione generale dei diritti, non sono poi così nuovi e di ultima generazione, ma si ripetono nel tempo aggiornando i modi e le espressioni.

Difendere la Costituzione della Repubblica Italiana oggi può essere definito un atto per l'appunto simile alla citazione di una frase del "manifesto" di Marx ed Engels. Difendere la Costituzione, che secondo i signori della destra ha bisogno di riforme e rinnovamento culturale, può diventare - se strumentalizzata a dovere - una azione di conservazione. E non affatto complicato per i mass media fare un tam tam con un messaggio di questa portata.

Il livello di criticismo sociale e individuale è così ai minimi termini che qualuque menzogna è realtà e, come diceva qualcuno di nostra conoscenza agli inizi del secolo, "la verità diviene rivoluzionaria".

Ci piacerebbe condividere sempre e comunque con tutti i cittadini questa lotta di preservazione dei diritti civili, sociali scritti dai Padri Costituenti e insieme difendere la separazione dei poteri, l'armonia di una Repubblica parlamentare che viene piegata al peggiore trasformismo che possa esistere: apparire ancora tale ed essere, nei fatti, un sistema iper presidenziale, dove l'esecutivo esercita un ruolo dominante e dove i suoi membri, primus inter pares il presidente del Consiglio, sono intangibili, soggetti ad uno "ius" estraneo alle normative vigenti.

Per questo Rifondazione Comunista, insieme alle altre forze della Federazione della Sinistra, saranno in piazza a Savona il 30 Gennaio prossimo. Saremo davanti alla prefettura con le nostre bandiere, non con quelle tricolori. E non per marcare una spocchiosa differenza: chi ci conosce sa che siamo persone che individuano nella differenza non un elemento di superiorità o di distinzione, ma semmai una ricchezza e un luogo di aggregazione e di interazione culturale e sociale.

Avremo le nostre bandiere rosse perché il tricolore ci è appartenuto nei giorni della Resistenza e della Lotta di Liberazione. Ci appartiene ogni volta che si applica proprio quella Costituzione che oggi viene negata giorno dopo giorno. Ma non ci appartiene se diventa bandiera di parte, se diviene bandiera degli uni contro gli altri, se diviene bandiera di guerra in Afghanistan e in Iraq o nel Kosovo.

Noi portiamo una critica sociale al revisionismo anticostituzionale avanzato dalle destre: una critica sociale che probabilmente non è la stessa che il popolo viola sente tale. E nel rispetto di queste sensibilità, noi diciamo a tutte e tutti di condividere con noi e noi con loro questa importante lotta di civiltà e di democrazia, ma di avere la necessità di non dimenticarci che la deriva di oggi è figlia delle politiche liberiste contro il lavoro, delle politiche xenofobe contro i migranti e tutti coloro che sono considerati "diversi" da noi italiani, delle politiche antisociali contro le pensioni, la casa, la scuola, la sanita, delle politiche cementificatrici e delle grandi opere che sdegnano uno sviluppo sostenibile e sostengono invece le più basse intenzioni degli speculatori.

Noi siamo tutto questo, noi siamo parte di quella Costituzione, ne sentiamo il peso e il dovere di difenderla. Per questo chiamiamo alla sua difesa chiunque ritenga in pericolo la libertà in ogni sua forma, in ogni sua espressione.

Marco Sferini
Segreteria provinciale Rifondazione Comunista
Savona - 17 Gennaio 2010