Ambiente e beni fuori dal comune

Quarta lezione con Paolo Cacciari

Siamo giunti alla quarta lezione della Scuola di politica, organizzata dalla Federazione Provinciale di Savona del Partito della Rifondazione Comunista, presso la Sala Rossa del Comune. Paolo CacciariIn questo quarto incontro Paolo Cacciari, giornalista e autore di "Decrescita o barbarie" e "Pensare la decrescita", ha dimostrato come i beni comuni vengano fagocitati da politiche economiche e finanziarie che considerano questa tipologia di beni unicamente come fonte di profitto, della quale bisogna impossessarsi, senza considerare le conseguenze ambientali e sociali che ciò comporta.

Cacciari sottolinea dunque, come sia necessario ripensare queste politiche al fine di progettare il futuro, la tutela della salute delle persone e la tutela ambientale; necessità, questa, che non trova attuazione in nessun piano o strategia economico-politico, considerando per esempio il sostanziale fallimento della Conferenza di Copenaghen e la sua incapacità di proporre nuove politiche di tutela e sviluppo eco-sostenibile; i beni comuni dovrebbero essere definiti come fulcro dello sviluppo e rilancio di nuove politiche economico-sociali.

Cacciari, inoltre, definisce quelli che sono i beni comuni indicandoli come naturali (legati alla produzione naturale della terra), culturali (questi beni sono intesi anche come lascito intellettuale e creativo delle generazioni precedenti le nostre), sociali (questi sono frutto della cooperazione delle persone e/o le istituzioni, come nel caso del Welfare).

Questi beni, sottolinea Cacciari, non possono esserePaolo Cacciari in un momento della lezione
foto di Marco Sferini
considerati, conteggiati come fossero delle merci, poiché non sono mercificabili in quanto non nascono merci. Se si procedesse ad un effettiva mercificazione, ad un calcolo dei costi-benefici che deriverebbero da questi beni, il risultato sarebbero come conteggiato negli USA, in riferimento a dei servizi ecosistemici, cifre pari al doppio del PIL satunitense. Il valore sarebbe così alto in quanto si considerano questi beni come beni non riproducibili.

La conclusione della relazione di Cacciari verte sulla centralità dell’acqua, alla quale viene riconosciuta lo status non solo di bene comune, ma sopratutto di bene essenziale e, in quanto tale, pubblico per definizione ed irrinunciabile; è secondo questi principi che si inserisce la battaglia contro la privatizzazione di questo bene; battaglia presente anche nel nostro paese e volta ad una cancellazione della normativa che, in riferimento all’acqua, definisce una sua progressiva privatizzazione.

Gianmaria Pace
Savona - 20 Marzo 2010