Dal Primo Maggio all’8-9 giugno: una valanga di SI’ ai referendum!

Al pari del 25 aprile appena trascorso, anche il Primo Maggio di quest’anno assume una connotazione altra rispetto alla classica manifestazione che si esprime nei cortei tradizionali per ricordare la giornata internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori e la conquista dei tanti diritti ottenuti dalla classe operaia nel corso di quasi due secoli e, oggi, pesantemente sotto attacco nella fase più ferocemente liberista del capitalismo moderno.
Questa connotazione speciale è data da una commistione di interessi che vanno, ovviamente, da quelli profittuali, economici e finanziari quindi, a quelli politici di una classe dirigente che si accredita presso le corti imprenditoriali e i centri di potere dell’alta finanza con la garanzia di trattare le criticità provenienti dal mondo sindacale, della scuola, della cultura e della precarietà diffusa con metodi repressivi e con misure di sempre maggiore contenimento delle libertà civili e democratiche.
Per questo, la lotta contro le destre di governo è lotta contro le prove generali di un neo-autoritarismo che dovrebbe essere imposto mediante quella che Giorgia Meloni ha definito “la madre di tutte le riforme”, ossia una controriforma incostituzionale, un unico mondiale rappresentato da un abominio dell’anti-diritto come il “premierato”. Una attualizzazione della sintesi già messa in pratica ad inizio Novecento che riuniva in un’unica persona capo del governo e, sostanzialmente, le funzioni del capo dello Stato.
Il lavoro, la precarietà e il non lavoro rientrano in un contesto, dunque, di rielaborazione delle categorie di rispetto dei valori e dei diritti sociali che, venendo meno, fanno franare tutto il restante edificio dei diritti civili ed umani. La povertà incedente è registrabile ovunque. Citando la provincia di Savona, ben più di 15mila lavoratrici e lavoratori a contratto regolare percepiscono un salario al di sotto dei 10mila euro lordi annui. Questo significa che si sopravvive con meno di 800 euro al mese.
Sempre andando a leggere gli studi accurati elaborati dalla CGIL, sappiamo che, a partire dal 2008 ad oggi (quindi dal biennio della grande crisi della bolla speculativa statunitense), il potere di acquisto dei salari è diminuito dell’8,7% mentre in Germania è aumentato del 15%, ed in Francia del 5%. Sempre in provincia di Savona, oltre il 92% dei contratti è precario, mentre il 47% riguarda occupazioni part-time. Nemmeno a dirlo, le più colpite dalla precarietà e dalle condizioni peggiori di lavoro sono le donne.
Speciale Referendum 2025
Discriminazione e sfruttamento unite nella lotta contro le fasce più deboli e meno garantite di una società che mette al centro soltanto il profitto e non si cura dell’esaurimento progressivo di una rete di tutele pubbliche che, piuttosto, sono viste solo come intralcio a quello che i liberisti più accesi (come Calenda, ma non di meno Renzi e le destre, con qualche residuo ancora importante presente anche nel PD…), considerano come il progresso del nuovo millennio.
Il Primo Maggio 2025 diviene quindi un momento di grande, importante presa di coscienza collettiva in merito ai cinque referendum che andremo a votare l’8 e il 9 giugno prossimi. Cinque SÌ sono necessari per una nuova stagione di espansione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, dell’arcipelago immenso della precarietà, del recupero delle generazioni più giovani che non lavorano e non studiano e si rassegnano ad una vita fatta di indolenza.
I referendum sono uno straordinario strumento di partecipazione a cui un partito come Rifondazione Comunista, dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori, di tutti gli sfruttati per propria conformazione ideologica, culturale e, se vogliamo, per una storica “missione” politica e sociale, chiama per determinare nuove condizioni di rivalutazione proprio dei diritti di tutte e di tutti: partendo da quelli che sono stati fatti oggetto di una espropriazione in tal senso anche da governi di centrosinistra che, un tempo, qualcuno ha ritenuto troppo amici rispetto a quello che realmente erano.
Adesso occorre guardare al presente e creare una vasta mobilitazione civile e sociale per fare in modo che l’8 e il 9 giugno venga superato il quorum, che quindi i referendum siano validi e che, nella loro validità, prevalga ampiamente il SÌ alla reintroduzione dei diritti di un mondo del lavoro che ha una occasione imprescindibile di rivalsa nei confronti della prepotenza imprenditoriale e della protervia governativa che la spalleggia.
Il Primo Maggio a Savona ci vediamo in corteo da piazza Sisto IV (appuntamento alle ore 9.45) e poi sulla Fortezza del Priamar per il concerto organizzato dal sindacato. Immediatamente dopo continua una campagna referendaria per ridare forza alle classi sociali che sono prese in giro da un padronato che si mostra incapace di stabilizzare una condizione economica sulla base di una anche timida perequazione, e da un governo che finge di essere sociale e che, invece, è schierato a tutto tondo con i peggiori elementi reazionari e conservatori.
Parliamo, diffondiamo ogni notizia possibile sui referendum di giugno. Siamo la maggioranza di questa società, perché padroni, imprenditori e finanzieri senza scrupoli sono una netta minoranza. Convinciamo chi sta peggio a pretendere di stare meglio: l’8 e il 9 giugno invitiamo alla partecipazione in massa all’appuntamento con le urne, vincendo anche quell’apatia e quella sfiducia che si sono impossessate da troppi anni della vitalità sociale e politica della nostra gente.
Lavoriamo in questa direzione e avremo ben festeggiato il Primo Maggio 2025.
MARCO SFERINI
Resp.le prov.le organizzazione
Rifondazione Comunista – Savona
30 aprile 2025