L’80° della Liberazione celebriamolo oggi e l’8-9 giugno
L’Ottantesimo della Liberazione dal nazifascismo si celebra in un momento a dir poco epocale: una convergenza di fattori critici determina questa eccezionalità e fa sì che l’evento sia trattato per l’appunto come una commemorazione da un governo che esige “sobrietà” per via del fatto che siamo – da Stato laico – in lutto cinque giorni per la morte del pontefice. Ma il 25 aprile non è una data da commemorare nel senso più languidamente cerimoniale del termine. Si deve dare testimonianza alla memoria, farne comunione e, quindi, viverla collettivamente.
Ma non si può pensare che il 25 aprile sia una liturgia laica che si esaurisce nella ritualità e che tutto venga quindi vissuto e fatto vivere come una serie di atti e di parole che obbediscono ad una specie di galateo istituzionale. Nel momento in cui ci ricordiamo dei fatti storici che portarono alla fine della dittatura di Mussolini e dell’occupazione del Terzo Reich in Italia, contestualmente al termine della Seconda guerra mondiale in Europa (ed in larga parte del mondo), abbiamo il dovere di rivivere tutto ciò attraverso la pratica quotidiana.
Speciale 25 aprile 2025
Per farlo, il miglior modo è difendere la Costituzione che è la pietra angolare della Repubblica democratica oggi messa in discussione dai tentativi di sovvertimento della centralità del lavoro nella vita del Paese, dell’esigenza di una sempre più ampia eguaglianza sociale, civile e morale, della necessità di una difesa del Parlamento come cuore delle istituzioni a fronte dell’auspicio premieristico della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e della sua maggioranza di postfascisti, ex-secessionisti e neoliberisti di destra.
Come si può quindi celebrare il 25 aprile, e poi tra una settimana il Primo Maggio, senza far cadere il tutto nella mera ritualità che dura ventiquattro ore, passa per tornare esattamente un anno dopo? Con un impegno continuo in questo mese e mezzo che ci separa, ad esempio, dai referendum proposti dalla CGIL sui diritti del mondo del lavoro. L’8 e il 9 giugno si terranno cinque consultazioni referendarie: quattro su temi che riguardano proprio coloro che oggi sono i più penalizzati dall’economia di guerra, dalla crisi ambientale, dalla compressione dei diritti tutti. Compresi quelli civili che, a volte, mettiamo un po’ in secondo piano.
Dobbiamo lavorare, nel nome della Resistenza e della Liberazione da ogni oppressione passata, presente e futura, per archiviare una serie di penalizzazioni nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, dei precari, di coloro che il lavoro proprio non riescono a trovarlo e anche di quelli che hanno smesso di cercarlo e non sono più in grado – per via del disagio sociale, degli alti costi degli studi – di iscriversi ad una facoltà o di continuare le scuole superiori. Sono generazioni di media e giovane età che non possono essere abbandonate e che hanno il diritto di essere aiutate e il dovere di aiutare, a loro volta, coloro che rimangono indietro.
Sono milioni e milioni di persone che hanno dato tanto a questa società e hanno ricevuto in cambio delusioni, amarezze, ingiustizie. A partire dai migranti che sono una parte importante del tessuto sociale e civile, nonché economico, dell’Italia moderna. Il diritto alla cittadinanza lo meritano coloro che sono cittadini in tutto e per tutto e che, quindi, sopravvivono con occupazioni precarie e in condizioni simili o peggiori rispetto a noi autoctoni.
Speciale Referendum 2025
Celebrare la Liberazione oggi, nel suo Ottantesimo anno, è essenzialmente questo: renderle l’onore di essere stata un movimento civile di grande portata popolare che ha avuto coscienza, dopo vent’anni di spietata dittatura fascista e cinque di guerra criminale, di quanto accaduto e del fatto che era il momento di voltare pagina. Per sempre. Almeno questo era il presupposto contenuto in ogni singolo sacrificio partigiano, in ogni singola vita prestata alla lotta resistente. Non possiamo tradire questo presupposto e lo dobbiamo concretizzare giorno dopo giorno.
Celebriamo il 25 aprile oggi e tra un mese e mezzo, l’8 e il 9 giugno votiamo cinque SÌ per dare più forza ai diritti sociali e civili, per rendere più salda la nostra democrazia che oggi, mai come prima, è in pericolo e rischia di essere logorata, consunta e, così, superabile nel nome di nuovi nazionalismi che sono, davvero sempre, la premessa di nuovi conflitti.
Buon Ottantesimo della Liberazione, buon 25 aprile, buon voto a giugno!
RED.
Savona, 24 aprile 2025