Il 30 aprile 1974 cominciava a Savona una stagione di vero e proprio terrore. La sperimentazione di quella che, molto tempo dopo, si sarebbe scoperto essere la “strategia della tensione“, per sovvertire l’ordine democratico e instaurare anche in Italia un regime antidemocratico al servizio dei peggiori istinti repressivi, militaristi e filostatunitensi, fu pagata dai savonesi a duro prezzo: oltre venti feriti, due morti (Fanny Dallari di 82 anni e Virgilio Gambolati di 71 anni) e una prova di grande compostezza e di energia collettiva che coinvolte l’intera città nel presidio permanente degli abitati, delle scuole, delle sedi politiche e sindacali, di quelle culturali e sociali.
A cinquant’anni da quegli eventi, che si inseriscono nel clima avvelenato dalle trame nere, dai servizi segreti deviati, dal clima di destabilizzazione cercato dalla Loggia P2 di Gelli e dai tentativi di golpe portati avanti per contrastare la presenza della sinistra e dei comunisti sempre più considerevole nella vita della nazione, l’amministrazione comunale guidata da Marco Russo propone di assegnare alla Città un riconoscimento formale al valore o al merito civile.
Così il sindaco ha sintetizzato la richiesta al Ministero dell’Interno: «Una pagina storica ultimamente un po’ dimenticata, forse posta in un angolo, ma sicuramente di grande importanza, di rilievo che grazie all’opera dell’Isrec, del professor Maneschi, dell’ex magistrato Picozzi, delle altre personalità che hanno collaborato, è stata riportata alla luce in grande evidenza.
Una pagina che ha molti significati, che ricorda come Savona in quell’epoca sia stata attraversata da una vicenda della storia nazionale e non solo, una strategia della tensione che ha segnato pesantemente gli anni 70 e hanno condizionato gli anni successivi.
Occupa una pagina del nostra paese e ha avuto Savona anche la sua parte in questa dinamica nazionale. La città e altri comuni limitrofi si sono segnalati con una risposta, una mobilitazione civile di altissimo valore, che ha coinvolto le varie forme di aggregazione sociale prima ancora che politica.
Anche cittadini privi di aggregazioni sociali si sono tutti mobilitati in modo assolutamente solidale non tanto a curare la sicurezza in senso stretto ma a tutelare i luoghi della convivenza civile come le scuole e i luoghi pubblici. Come a dire che il tessuto democratico della nostra città fosse più forte di qualsiasi attentato si volesse organizzare. Una risposta civile ma anche democratica molto alta.
Vogliamo portare all’attenzione del consiglio comunale la proposta di richiedere il riconoscimento al valore o al merito civile per la città di Savona trasmettendo una richiesta al Ministero dell’Interno illustrando quello che è stato non tanto la vicenda delle bombe ma la risposta che la città ha dato».
Una richiesta formulata ufficialmente con il voto del Consiglio comunale che ha approvato quasi all’unanimità la domanda da rivolgere al Ministero dell’Interno. Unica eccezione per Fratelli d’Italia che, per dichiarazione di uno dei suoi consiglieri, Massimo Arecco, rivedendo la storia e revisionadola afferma: «Non le definisco bombe fasciste ma bombe e basta, dei delinquenti che hanno ucciso anche delle persone che sono stati soltanto capaci di unire la città, di ottenere l’effetto opposto che volevano».
Secca la replica del consigliere capogruppo di Sinistra per Savona, Marco Ravera: «Erano bombe fasciste, credo che il consiglio comunale abbia bisogno di momenti più alti all’interno di un quadro drammatico in cui a Savona vennero messe delle bombe fasciste.
La risposta all’epoca fu data da tutta la Città. Vi era un arco costituzionale nel quale si confrontavano e scontravano le forze politiche da impostazioni molto lontane e diverse e poi c’erano i fascisti e la Città seppe rispondere. Un atto simile non credo che serva banalmente per farsi belli ma penso sia un atto importante e interessante».
RED.
29 novembre 2024
foto tratta da You Tube
Per approfondire l’argomento:
“Bombe di Savona” su Wikipedia