Il progetto voluto da Toti, in accordo col governo nazionale, riguardante il riposizionamento della nave rigassificatrice Italis LNG (ex Golar Tundra) nella rada di Savona-Vado è assurdo e assolutamente da bloccare.

Anziché sviluppare energie rinnovabili, efficientamento energetico, riduzione dei consumi e soprattutto degli sprechi, si continua, anche in contrasto con gli obiettivi dettati dalle direttive europee,  a puntare sulle fonti fossili. E si scopre, anche grazie a studi di ReCommon e Greenpeace, tra gli altri, che di fatto il vero obiettivo del governo italiano è  quello di fare della nostra penisola un hub del gas.

L’anno scorso il nostro Paese ha quasi triplicato, rispetto all’anno precedente, la quantità di gas venduto, raggiungendo i 4,5 miliardi di mc., all’incirca la capacità rigassificatrice della Italis LNG.

Negli ultimi quindici anni la necessità di gas nel nostro Paese è diminuita di circa il 30%, passando da 86,5 miliardi di mc.  del 2005  a 61,5 miliardi del 2023; l’anno scorso la riduzione è stata molto consistente, addirittura di oltre il 10%, e cioè di circa 8,5 miliardi di mc. Nel primo semestre di quest’anno vi è stata un’ulteriore riduzione del 4,6%, corrispondente ad ulteriori 1,5 miliardi di mc.

Certamente la stasi economica, alcune migliorie strutturali apportate, la crescita delle rinnovabili e il cambiamento climatico, di cui le fossili peraltro hanno la maggior responsabilità, hanno causato queste riduzioni, che sono ormai costanti. Inoltre l’impegno dell’Italia è quello di scendere ai 50 miliardi di mc. annuali nel 2030.

E allora perché realizzare impianti che rimarranno in funzione ben oltre quella data? Che senso ha? Davvero possiamo ritenere che la guerra tra Ucraina e Russia andrà avanti all’infinito e che mai più, neppure a guerra finita (sperando naturalmente in una pace la più  giusta possibile), faremo accordi economici con la Federazione Russa?

Continueremo ad importare gas liquefatto, più pericoloso, più costoso e spesso ottenuto con tecniche altamente inquinanti, in particolare per le falde acquifere, anziché approvvigionarci dai gasdotti?

Nel comprensorio savonese la lotta contro questo progetto “monstre” ha coinvolto moltissimi soggetti organizzati, oltre a singole persone. Si è costituito il Coordinamento No Rigassificatore, un coordinamento di oltre 50 associazioni, movimenti, sindacati di base e partiti politici, in accordo anche con soggetti che formalmente non fanno parte del Coordinamento, quali Fermiamo il Mostro, Uniti per la Salute, la CGIL provinciale e altri che da mesi si stanno battendo contro questo scellerato progetto.

E sono state tante le iniziative organizzate. Basti pensare al riguardo alle iniziative pubbliche a Vado, a Valleggia, alla SMS Serenella, a Bergeggi, presso l’Unione Industriali, davanti alla Provincia e soprattutto alla catena umana che l’estate scorsa ha coinvolto, sul litorale, più  di 16.000 cittadini, tra cui molti turisti e che pure quest’anno ha avuto una partecipazione eclatante.

Si tratta di una battaglia trasversale che unisce praticamente tutti i cittadini del comprensorio savonese, aldilà di appartenenze o orientamenti politici; una battaglia che risulta fondamentale per la difesa della qualità di vita del territorio, dell’ambiente, della salute, della sicurezza e di una prospettiva di futuro sostenibile, non incatenato alla pesante zavorra, per oltre un ventennio,  delle fonti fossili, a cui ci condannerebbe questo progetto se venisse realizzato.

Eventuali compensazioni economiche non sono accettabili. Peraltro il modo col quale il dimissionario presidente della Regione ha dileggiato gli amministratori pubblici che si oppongono a questo scellerato progetto, considerandoli alla stregua di quattro amici al bar, è stato vergognoso, così  come son state vergognose le sue parole rivolte ai cittadini del comprensorio, appostrofandoli quali “terrapiattisti”, insomma  zoticoni che si oppongono alle sorti mirabolanti del progresso.

E anche l’accusa rivolta di essere affetti dalla malattia di coloro che vogliono difendere solo il proprio giardino di casa,  il cosiddetto “nimbysmo”, risulta inaccettabile per gli abitanti di un territorio che hanno subito per anni la presenza di una centrale a carbone e su cui ricadano tuttora discariche a servizio di un’area vasta, anche extraregionale, oltre a tre aziende  sottoposte alla legge Seveso, nonché la previsione di depositi di gas liquido a Bergeggi.

Oltre alle considerazioni di carattere generale, inoltre, non c’è dubbio che il posto prescelto sia profondamente sbagliato per diversi motivi, a cominciare dalla vicinanza alla costa, meno di 3 kilometri dalle spiagge savonesi (Savona ha questa fortunata ricchezza di avere spiagge in città), dalla vicinanza all’area Marina Protetta di Bergeggi, in una zona di mare peraltro interessata da un prezioso habitat costituito da strutture coralligene e in cui il rischio di collisioni, in particolare con le navi di grandi dimensioni della Sarpom, è reale.

La forte mareggiata dello scorso anno ci ricorda quanto sia pericoloso posizionare lì una nave rigassificatrice,  una nave rigassificatrice peraltro con serbatoi prismatici, inadatti al mare aperto, così come dichiarato durante la Conferenza di Servizi a Piombino.

Nei vari incontri, grazie a valenti tecnici del settore, in particolare biologi marini, si è potuto apprendere quali pesanti conseguente questo progetto avrebbe sull’habitat marino in una zona del Mediterraneo che si trova nel cuore del Santuario dei Cetacei.

Il progetto avrebbe importanti ripercussioni anche sulla terra ferma e in particolare sulla piana di Valleggia, compromettendo coltivazioni pregiate, quale quella dell’albicocca, apprezzato presidio slow food, conosciuto in tutta Europa.

Un progetto che non solo confligge, come giustamente sottolineato dai sindaci, dalla CGIL e da diverse categorie imprenditoriali, quali bagni marini e albergatori con la vocazione turistica del comprensorio savonese, ma anche rimarca come la politica energetica nazionale a cui sottende il progetto sia profondamente errata.

FRANCO ZUNINO
Presidente provinciale ARCI – Savona

31 agosto 2024

dal sito Benincomune