Allarme destra in Europa. Pace Terra Dignità si ferma al 2,2%
In attesa delle dichiarazioni ufficiali da Pace Terra Dignità nazionale, pubblichiamo, dopo alcune considerazioni (del tutto personali), questo breve resoconto de “il manifesto” sul risultato della lista, scritto prima della proclamazione ufficiale dei voti che, comunque, quasi definitivi si attestano sul 2,2 in termini percentuali e su oltre mezzo milione di voti in termini assoluti. Un risultato certamente modesto che indurrà riflessioni necessarie.
Non per dismettere l’ennesimo progetto di scopo messo in piedi velocemente, con pochissimi mezzi e con una quasi totale esclusione dai canali di comunicazione di massa (per primi televisione e radio), ma per capire come rendere più necessariamente utili e forti le ragioni di un pacifismo che è, anzitutto, progetto politico, sociale e civile contro l’economia di guerra, contro la guerra.
Più di tutto risalta la situazione francese. Invece di imparare dai loro giganteschi errori (leggasi: le volute logiche liberiste di questi anni che hanno massacrato la povera gente, i lavoratori, i precari e chiunque era già incazzato con la politica in generale), le classi dirigenti perseverano.
La “Macronie” crolla ingloriosamente come era giusto che fosse, sotto il peso delle sue responsabilità storiche. La “gauche” è divisa, ma considerata in una sommatoria tutt’ora irrealizzabile, va verso il 30% dei consensi. Allarma Le Pen, ma non è purtroppo una novità e, per questo, il problema della connessione tra strati disagiati e poveri e destre estreme si pone ancora più urgentemente. Circa sei laboratori su dieci hanno votato per la figlia del fascista dell’ex Front National…
Ursula von der Leyen magnifica una vittoria del PPE che non c’è. Il completo fallimento dell’austerità tanto della Commissione quanto della BCE è palese e si rovescia sul voto tedesco facendo del governo Scholz un esecutivo che tirerà a vivacchiare in una patetica difesa di posizioni che finirà in rissa tra Spd, Verdi e Liberali.
Sono soprattutto gli ecologisti alemanni a pagare lo scotto.
Ed anche qui è opportuno considerare che la penalizzazione elettorale è meritata, viste le loro posizioni sul ritmo e sulla guerra. La Linke attraversa una crisi strutturale e da che parte possa uscirne è difficile poterlo dire. I neonazisti di ADF fanno il paio con Le Pen e con altri partiti di estremissima destra (il FPOE austriaco, tanti per citarne uno, ma pure Vox in Spagna) e dovrebbero indurre Scholz a “progressistizzare” la sua azione di governo.
Invece la prossima risposta antisociale del governo federale aumenterà, nella sua subalternità alla Nato e agli Stati Uniti, il consenso per populisti, razzisti, omofobi e odiatori della peggiore specie.
Il caso italiano. Pace Terra Dignità ottiene un risultato consono alla sua originaria debolezza, di cui non ci si può stupire oggi. Purtroppo con tutti i pochi mezzi a disposizione, abbiamo fatto una campagna elettorale decorosa, onestà e schietta, ma non in grado di arrivare ad un obiettivo che, secondo me sbagliando, Michele Santoro ha pubblicamente più volte minimizzato: il raggiungimento e il passaggio del 4% di sbarramento.
È evidente che uno degli scopi della lista di scopo era eleggere degli eurodeputati. Ma non solo.
Tuttavia, se fondamentale era eleggere, noi qui registriamo, fatte salve le premesse di cui sopra, una incapacità di farci largo in quell’elettorato disilluso che, se è tornato in parte a votare, ha preferito sostenere Alleanza Verdi e Sinistra con lo scopo di liberare Ilaria Salis, piuttosto che leggere nella nostra proposta un atto di impegno in quella direzione per tutti i detenuti politici. Strumentale o meno che sia stato, l’intuito sagace di Fratoianni e Bonelli ha pagato.
Ha votato, in Italia, appena il 48% degli eventi diritto. Questo dato, sommato alla gioia del partito meloniano per il suo lambire il 30%, più di quanto avuto due anni fa alle politiche, è oggettivamente demoralizzante.
La sconfessione della democrazia attraverso il voto è un fenomeno che si evince chiaramente nel Novecento quando le crisi economiche seguite alle guerre imperialiste hanno dato il via libera all’espansione di movimenti fascisti e völkish che sono stati la tomba degli Stati di diritto o delle molto lacunose democrazie liberali di allora.
Non per concludere, ma per chiudere queste prime considerazioni, non dobbiamo crearci l’alibi del mal comune mezzo gaudio.
Se l’onda nera sovrasta l’Europa, se le sinistre sono in sofferenza quasi ovunque, questo non deve cancellare le nostre responsabilità nelle scelte tattiche e strategiche. Ma tutto ciò non deve nemmeno essere un presupposto per abbandonare, sull’esagerazione puerile dello sconforto, una linea tracciata.
Quella della prima necessità oggi di sostenere a tutto tondo un movimento e un soggetto politico della pace e per la pace.
MARCO SFERINI
10 giugno 2024
Pace, terra e dignità non ce la fa. La lista si ferma sotto il 3%
Mentre scriviamo non sono ancora arrivati i risultati definitivi dai seggi distribuiti su tutto il territorio nazionale, ma la lista Pace terra dignità, lanciata da Michele Santoro e Raniero La Valle insieme a Rifondazione comunista, è lontana dal quorum nazionale del 4%. A questo punto non ci sono speranze che riesca a superarlo.
Il dato parziale inchioda l’esperimento pacifista intorno al 2,3%, a più di un punto e mezzo di distanza dallo sbarramento che secondo la legge elettorale nazionale per le elezioni europee bisogna superare per mandare gli europarlamentari a Strasburgo.
Il recupero sperato fino agli ultimi giorni non c’è stato, nonostante un buon numero di voti che, secondo molti sondaggisti, sarebbero stati strappati soprattutto all’area di elettorato vicina al Movimento 5 Stelle sulla rivendicazione netta della pace.
La lista era presente in tutte le circoscrizioni, dopo la vittoria nei ricorsi contro l’iniziale esclusione per problemi burocratici a Nord-Ovest e nelle Isole. La percentuale maggiore è stata ottenuta al centro con il 2,7%, mentre quella più bassa al sud con l’1,8%.
Nella classifica dei non eletti Pace terra dignità, lista formata da pochi mesi, si è posizionata meno di un punto sotto Azione-Siamo europei, il partito di Carlo Calenda, e a un punto e mezzo da Stati uniti d’Europa, l’altra formazione centrista, che ha riunito il gruppo di Matteo Renzi e i Radicali. Sono loro i primi tra i non eletti, fermi al 3,5%.
«Evidentemente il no alla guerra non è la discriminante che polarizza l’elettorato. Pace terra dignità esce sconfitta da una giusta lotta», ha commentato il segretario di Rifondazione Maurizio Acerbo.
RED. POLITICA
10 giugno 2024