Pubblichiamo il dibattito sulle pagine de “il manifesto” in merito alla presenza di una lista unica della sinistra e della lista della pace alle prossime elezioni europee. Interventi, nell’ordine, di Michele Santoro, Luigi de Magistris, Maurizio Acerbo
Se io sono per fare una lista unitaria? Certo che lo sono. E lo sarò fino all’ultimo secondo utile. Ma deve essere una lista per la Pace, che parli a tutti, non una lista per rifondare la sinistra. E gli eletti devono garantire solennemente che non si divideranno dopo il voto, tornando a rispondere ai loro partitini di provenienza.
Io non voto da tempo e una lista così, di persone serie e preparate, potrebbe riportarmi alle urne e ridarmi la fiducia nella politica.
Dunque Fratoianni ha ragione quando ci ricorda che non possiamo prendere in giro l’elettore creando speranze che vengono puntualmente deluse; ma ha torto quando non spiega che la sua bicicletta con Bonelli non è un progetto politico ma un’alleanza elettorale. Infatti in Europa, sempre che prendano il quorum, dovranno dividersi dopo aver marciato, si fa per dire, uniti.
Per nascondere questa elementare verità la guerra è stata ridotta, nella mozione finale del congresso di Sinistra Italiana, a una generica aspirazione alla Pace; mentre, a parer mio, il sistema di guerra è la forma che attualmente organizza il mondo, allontana la transizione ecologica, accelera le migrazioni e, soprattutto, imprigiona i più deboli nella continua emergenza e nel debito, giustificando la crescita delle diseguaglianze.
Quindi lottare per la Pace e per il disarmo è una necessità impellente per salvare l’umanità dalla distruzione e non si può sottovalutarne l’importanza per non mettere in imbarazzo i Verdi europei che hanno perso se stessi schierandosi in prima fila per l’invio di armi in Ucraina.
Che tipo di campagna elettorale faranno Fratoianni e Bonelli? Cosa diranno a Elly Schlein? Non vorrei che si ponessero semplicemente in attesa di raccogliere il voto di chi non ce la fa a votare PD ed è costretto a confluire sull’unica alternativa commestibile senza che ne derivino conati di vomito. Magari sperando che siano ancora di più quelli come me che non vanno a votare in modo da raggiungere il quorum con maggiore facilità.
Primum sopravvivere? Grazie no.
Alla vigilia delle elezioni politiche, Fratoianni e Bonelli mi avevano assicurato che, dopo aver conquistato qualche seggio, avrebbero aperto un processo Costituente per qualcosa di nuovo. Non mi risulta nessuna iniziativa. E adesso ci risiamo: “Dammi il voto e poi aspetta e spera, non vorrete mica che buttiamo via la bicicletta costruita con tanti sacrifici!”.
C’è un’opinione pubblica molto vasta che chiede all’Italia e all’Europa di uscire dalla guerra. Si comincia a comprendere che se non si mette fine ai massacri in corso in Ucraina e in Medioriente, se non si ferma l’escalation che coinvolge il Mar Rosso, il Libano e l’Iran, e che rischia di estendersi a Taiwan, alla Cina, all’India all’Australia, rendendo sempre più concreto il pericolo di una terza guerra mondiale, dell’uso di armi nucleari e della distruzione del genere umano, continuare a predicare la difesa dell’ambiente, dello Stato Sociale, della riduzione del debito, sono solo parole al vento.
Dunque uniamoci non soltanto per evitare di disperdere il voto ma per dare inizio a un movimento che consideri il far tacere le armi e il mettere da parte la cosiddetta competizione strategica degli Stati Uniti con la Cina la premessa di un nuovo mondo possibile fondato sul rispetto di tutti i popoli e su Pace, Terra e Dignità. Un mondo in cui ogni bambino, ogni donna, ogni uomo abbia diritto ad avere cibo, medicine a sufficienza e a sperare in un futuro migliore.
Perciò non pensiamo all’Europa come a un superstato armato che eserciti il diritto alla guerra ma come a un insieme di comunità pacifiche e indipendenti, non succube degli Stati Uniti e di nessuna grande potenza, che superi la contrapposizione tra i blocchi, operi per ridurre le armi e la spesa militare e impieghi le risorse per affrontare le grandi sfide del clima, delle pandemie, delle migrazioni e della disuguaglianza.
Leggo che qualcuno si è sottratto all’idea di una lista unitaria, alla quale in verità non era mai stato invitato a partecipare. Ne rispetto la scelta e la decisione di continuare a far garrire al vento le bandiere. Ma io credo che ci voglia coraggio e che si debba aprire una strada nuova, senza pregiudiziali ideologiche e trovando con generosità ciò che ci unisce.
Non vedo perciò cosa dovrebbe dividere uno come me e uno come Nicola Fratoianni o Luigi De Magistris e sono pronto a collaborare senza condizioni per raggiungere un risultato, che potrebbe essere così sorprendente da rendere incredibile la decisione di andare avanti da soli. Abbiamo l’opportunità di essere tra i fondatori di un movimento mondiale non violento.
A Emilio Molinari, a Basilio Rizzo, a Vincenzo Vita e Alfonso Gianni rispondo infine che apprezzo il loro appello. Noi ci siamo. Ma, sia ben chiaro, andremo avanti per raccogliere le firme. E saranno i cittadini a decidere.
MICHELE SANTORO
da il manifesto, 27 gennaio 2024
Una lista per la pace con idee e candidati che siano credibili
Ho seguito con interesse il dibattito sul manifesto in vista delle prossime europee e da ultimo l’intervento di Michele Santoro. Considero assolutamente necessario fare ogni tentativo possibile, con lealtà e serietà, per costruire una lista per le elezioni, la più chiara e popolare possibile, per la pace e contro le guerre.
Un fronte pacifista coerente e credibile che si unisca intorno a un manifesto di pochi punti netti e forti: fuori l’Italia dalla guerra, stop all’invio di armi in Ucraina e in Israele, condanna dei crimini di guerra e del genocidio da parte dello Stato d’Israele contro il popolo palestinese, cessate il fuoco in Ucraina e Palestina, autodeterminazione del popolo palestinese a cui va garantito subito la nascita di uno Stato autonomo e indipendente.
Porre fine al riarmo e firmare i trattati per la messa al bando delle armi nucleari. Impegnarsi per il progressivo superamento della Nato e interrompere la subalternità economica e militare europea agli Stati uniti che è cosa differente dall’amicizia ed alleanza tra i popoli.
Costruire un’Europa unita nelle diversità dal Portogallo alla Russia come auspicavano Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, per contribuire a realizzare il continente dei popoli per un mondo multipolare senza alcuna supremazia di nessun tipo se non quella della pace contro tutte le guerre.
Una lista per le pace non può essere disgiunta dalla giustizia sociale, economica e ambientale. Per realizzare pace e giustizia si deve dire basta all’Unione europea dell’austerità e dei patti di stabilità che soffocano i diritti fondamentali e la vita delle persone, ma consolidano vendita e traffico di armi, speculazioni finanziarie ed economiche, l’accumulazione della ricchezza in poche mani.
Quindi è necessaria un’Europa capace di redistribuire le ricchezze che favorisca la coesione sociale. Così come non è più eludibile una radicale svolta ambientalista, perché la distruzione del pianeta è strettamente connessa alle politiche di guerra e della prevalenza del capitale sulle persone e sulla natura.
Se penso alla lista per la pace penso anche a una forza che sia in grado di porre fine, con politiche di solidarietà internazionale e cooperazione decentrata, al più grande cimitero d’Europa dopo la seconda guerra mondiale che è divenuto il mar Mediterraneo. Per realizzare una lista per la pace sono necessari capacità, volontà, coraggio, passione, forza, innovazione in grado anche di suscitare entusiasmo.
Ma non basta mettere insieme dirigenti di partito e di organizzazioni, si deve provare ad attivare partecipazione e interesse concreti per poi provare a candidare persone credibili e coerenti, con storie personali o collettive coerenti e credibili, perché tutti si dicono per la pace, contro le guerre, contro le mafie, contro le corruzioni e per l’acqua pubblica e poi sappiamo dove ci sono fiumi di parole e invece zero fatti.
In Europa la lotta è difficile perché ci vuole autonomia, competenza e coraggio per opporsi al sistema che ci ha portati sull’orlo della guerra nucleare, nell’abisso dei cambiamenti ecologici, nel baratro delle terribili disuguaglianze sociali ed economiche. Una lista per la pace che possa superare la soglia di sbarramento è necessaria per dare finalmente voce agli oppressi contro gli oppressori.
Si deve provare a costruire una lista in cui prevalgano le ragioni dell’unità pur nelle differenze ma con l’obiettivo vero di attuare la Costituzione antifascista e rispettare un programma netto e radicale. È un obiettivo che dovrebbe unire chiunque si collochi al di fuori del sistema e che vuole dimostrare anche nelle istituzioni che un’alternativa è possibile.
LUIGI DE MAGISTRIS
da il manifesto, 28 gennaio 2024
Una lista di scopo per la pace e per non ripetere l’errore
Condivido le preoccupazioni di Emilio Molinari e Basilio Rizzo in vista delle ormai imminenti elezioni europee.
E per questo sostengo dall’inizio l’appello di Michele Santoro e Raniero La Valle per una lista per la pace che metta al centro della campagna elettorale la deriva guerrafondaia dell’Italia e dell’Unione europea al seguito della Nato e degli Usa, lo stop all’invio di armi in Ucraina (rivotato da destra e Pd), il taglio delle spese militari, la solidarietà coi popoli palestinese e curdo, la riforma e il rilancio dell’Onu per la risoluzione delle controversie internazionali, il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari.
Una lista per la pace che non può non avere un programma di giustizia sociale e ambientale alternativo all’ordoliberismo europeo e alle politiche razziste e xenofobe.
La proposta di Michele Santoro e Raniero La Valle ha il pregio di non proporre semplicemente sommatorie elettorali – che tra l’altro non sempre funzionano come verificato cinque anni fa con la Sinistra – ma un compito ben più importante e necessario, quello di far uscire l’Italia dalle guerre e dalle logiche di guerra, di portare nel parlamento europeo la voce di chi si riconosce nel ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione.
La «lista per la pace» va fatta non tanto per unire i partiti ma per imporre la centralità della questione della guerra e la critica della deriva dell’Unione europea. Proprio per questo offre un terreno positivo di convergenza.
La «sinistra pacifista, ambientalista, dei diritti sociali e civili così ben scritti nella nostra Costituzione» ha il dovere di dare il proprio contributo superando ogni autoreferenzialità. Ricordo che anche alle elezioni politiche noi proponemmo la coalizione del fronte pacifista e quindi come Rifondazione Comunista abbiamo dato la nostra disponibilità alla costruzione di una lista «di scopo» che unisca su un programma condiviso chi ha assunto posizioni coerentemente contro la guerra.
Dentro Unione popolare abbiamo proposto una linea che coincide con quella riassunta dal portavoce Luigi de Magistris nel suo intervento su queste pagine e lavoriamo perché altre componenti come Potere al Popolo superino la propria posizione di contrarietà sulla base di un profilo programmatico convincente. Non abbiamo mai posto pregiudiziali.
Anzi nel mio intervento al congresso nazionale di Sinistra italiana lo scorso novembre ho proposto le medesime argomentazioni di Rizzo e Molinari, riprese anche da Alfonso Gianni e Vincenzo Vita. Ho invitato a non ripetere l’errore che nel 2009 fecero Sel e Rifondazione respingendo un appello unitario promosso da tante personalità della sinistra e dei movimenti, tra cui voglio ricordare compagni preziosi come Paul Ginsborg e Pino Ferraris.
Il risultato fu la dispersione di circa il 7% dei voti pur avendo entrambe le liste superato il 3%. Segnalo che una convergenza è stata sollecitata sia dal gruppo parlamentare europeo della Sinistra che dal partito della Sinistra europea. Purtroppo il gruppo dirigente di Si/Verdi per ora si è dimostrato impermeabile come ha potuto constatare anche Mimmo Lucano che da Riace aveva lanciato un appello.
Ho la sensazione che Si/Verdi, essendo gli unici a sinistra del Pd nell’attuale parlamento, preferiscano correre il rischio di non avere eletti alle europee pur di conservare questo piccolo monopolio nello spazio della rappresentanza.
Spero che venga superata questa posizione autoreferenziale. Intanto è positivo che Michele Santoro abbia scritto che intende andare avanti a prescindere dalla partecipazione di questo o quel partito perché il progetto può e deve parlare molto al di là dei confini della sinistra e già ha perso mesi preziosi. Bisogna chiamare a raccolta tante energie e intelligenze che sono fuori dai partiti, ma soprattutto cercare di far emergere un sentimento popolare diffuso.
L’Italia è il paese dove più forte è l’avversione verso la guerra. Possiamo lanciare un segnale importante in Europa.
MAURIZIO ACERBO
Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
da il manifesto.it, 30 gennaio 2024