Pubblichiamo il documento politico/programmatico quale impegno di lavoro del Comitato politico regionale ligure del Partito della Rifondazione Comunista per i prossimi mesi
Il nostro impegno come Partito della Rifondazione Comunista si svolge in un momento di pesanti difficoltà per il mondo del lavoro, nella nostra Regione come nel resto del Paese. I ceti popolari, i giovani e le donne sono gravemente colpiti dall’offensiva neoliberista sul piano del reddito e dei diritti.
Aumentano le disuguaglianze e cresce la polarizzazione sociale.
Si intensificano le discriminazioni di classe, territoriali, di genere e generazionali, la precarietà si estende e pervade l’esistenza tutta, aumentano le povertà ed aumentano i lavoratori poveri, specie le lavoratrici che hanno salari molto più bassi degli uomini mentre sono costrette al doppio o triplo lavoro.
E’ questa una situazione destinata a perpetuarsi e peggiorare se prevarrà il progetto del Governo Meloni, in perfetta continuità con quello Draghi e di Confindustria, volto a completare la trasformazione in senso neoliberista di tutto il sistema economico e sociale asservendo tutto il “pubblico” (scuola, sanità, pubblica amministrazione) agli interessi delle imprese.
Anche sul piano istituzionale l’attacco alla Costituzione rappresentato dal disegno di Autonomia differenziata rappresenta una pesante arma nelle mani dei padroni per indebolire e dividere i lavoratori ed i ceti deboli.
La giunta regionale guidata da Giovanni Toti interpreta, per ciò di sua competenza, gli stessi interessi e la stessa direzione politica del governo nazionale.
Di fronte a questo pesantissimo attacco ed all’attuale situazione di frammentazione della nostra classe di riferimento, riteniamo che il compito principale delle comuniste e dei comunisti sia far crescere nelle lotte per l’opposizione al governo nazionale ed al governo regionale, la domanda di alternativa attraverso il rilancio dell’iniziativa sociale, l’internità alle lotte e ai movimenti per l’unificazione delle stesse. Fare la colla!
Riteniamo necessario sviluppare nei territori l’aggregazione della sinistra antiliberista. In questo senso Unione Popolare non può rappresentare solo una scatola elettorale, ma deve poter diventare uno spazio di aggregazione politica sempre più articolato che abbia come obiettivo la proposta di un’alternativa radicale politica e sociale al neoliberismo imperante.
Unione Popolare deve poter crescere con il contributo di uomini e donne, compagne e compagne di altre esperienze politiche a noi vicine, dei movimenti, dell’associazionismo e tutti gli uomini e le donne che, pur indipendenti, condividono le nostre istanze e le nostre lotte.
Un progetto politico aperto, inclusivo, democratico non calato dall’alto ma che coinvolga tutti coloro che in questi anni si sono battuti contro le politiche neoliberiste nei luoghi di lavoro, nei territori in difesa dell’ambiente, nei movimenti per i diritti e l’autodeterminazione delle donne, per il diritto alla casa, per la scuola e la sanità pubbliche, contro il razzismo, il fascismo e il revisionismo storico, contro l’omolesbobitransfobia.
Una particolare attenzione va posta all’intervento contro la guerra, non solo con la nostra presenza attiva nei movimenti contro l’invio delle armi all’Ucraina, contro la militarizzazione e per la riconversione delle basi militari, ma anche nel far emergere le contraddizioni di una economia di guerra che si fonda sul taglio dei servizi sociali e dei salari a vantaggio dell’aumento delle spese militari, i possibili collegamenti nelle vertenze dei vari settori e la necessità della costruzione di un’alternativa.
In questo senso e per quanto di competenza dell’ambito regionale individuiamo i seguenti ambiti di intervento come prioritari:
Il tema del LAVORO. Di fronte alla drammatica emergenza che investe tutta la Liguria diventa particolarmente urgente la lotta contro la precarietà e per un lavoro stabile e sicuro, così come l’adeguamento di salari e pensioni all’aumentato costo della vita diviene una necessità non più rinviabile.
Si tratta quindi di costruire nei territori, nei luoghi di lavoro, nelle Istituzioni dove siamo rappresentati, una campagna durevole ed articolata per agevolare una spinta dal basso in grado di dar luogo a lotte e vertenze superando incertezze e timidezze delle direzioni sindacali. La campagna per il salario minimo rappresenta un utile strumento proprio per l’unificazione delle tematiche e dei soggetti atti a portarle avanti.
L’iniziativa sulle tematiche del lavoro va peraltro raccordata con un impegno volto a traguardare una nuova e diversa prospettiva per la nostra regione la cui economia deve sempre più caratterizzarsi per la varietà dei suoi ambiti, dalla portualità ai servizi, da un turismo rispettoso del territorio, alla produzione industriale utile alla collettività tutta e realmente compatibile con gli equilibri ambientali, al di là della propaganda all’insegna del greenwashing.
Di fronte alla progressiva deindustrializzazione che si caratterizza con la delocalizzazione e il ridimensionamento di importanti realtà produttive e con l’incertezza di prospettive per interi comparti industriali occorre operare per la difesa e il rilancio dell’industria ligure affiancando a questo impegno anche una forte iniziativa affinché nelle industrie del comparto militare si possano avviare processi di riconversione dal militare al civile, in sintonia con l’impegno delle realtà operanti in regione con i contenuti della recente manifestazione dei portuali genovesi.
L’assetto dell’AMBIENTE ligure è sempre più deteriorato e le politiche portate avanti dalla giunta Toti ne accentuano il degrado; siamo di fronte ad una vera e propria aggressione all’ambiente fatta di cementificazioni selvagge, progetti di grandi opere costose, inutili e dannose, privatizzazione delle coste e degli affacci al mare, (il Masterplan dell’isola Palmaria è un esempio significativo della concezione di “valorizzazione” del territorio della Giunta Toti).
Occorre promuovere una vasta campagna per fermare il consumo di suolo sollecitando, in alternativa alle nuove realizzazioni, il recupero e la riqualificazione dell’esistente non utilizzato e degradato a partire dalla difesa e valorizzazione dell’entroterra.
Dopo le disastrose alluvioni degli anni scorsi e la tragedia del ponte Morandi, era lecito attendersi una netta svolta nelle politiche messe in atto dalla Giunta Toti. Così non è stato e le scelte strategiche sono continuate uguali a prima.
Il territorio ligure ha bisogno di un rinnovato impegno di tutela e di manutenzione. Su questo tema occorre impegnarsi per far sì che gli enti locali preposti investano nella costante manutenzione del territorio.
Tutto ciò non esaurisce il nostro impegno ambientalista, che deve articolarsi anche sul tema del trattamento dei rifiuti, contrastando la realizzazione di impianti come quello che si vuole realizzare a Saliceti e puntando sul superamento delle discariche e sul potenziamento della raccolta differenziata, del riciclo e del riuso, traguardando l’obbiettivo del “rifiuto zero”.
È naturalmente centrale anche la lotta per impedire la trasformazione della centrale termoelettrica di Vado Ligure, dopo la dismissione dell’utilizzo del carbone, in un inceneritore, nonché quella per la chiusura della centrale della Spezia, con la relativa bonifica del suolo inquinato. Così come le grandi opere previste (dalla Gronda al terzo valico, come il tunnel della Fontanabuona) rappresentano per noi lo stesso scellerato progetto di cementificazione e sfruttamento ambientale, fatto a vantaggio di pochi ed a danno della collettività.
Cementificazione e sfruttamento ambientale che si concretizzano ulteriormente nella possibilità di costruzione in aree a bassa esondabilità e nelle volontà di estrazione del titanio nelle aree confinanti con Parco del Beigua.
La giunta Toti in questi anni, inoltre, ha portato avanti una politica di ridimensionamento dei parchi regionali e delle aree protette, che invece andrebbero rafforzati per l’indubbio valore, non solo ambientale, ma anche per investire nel turismo sostenibile.
Le condizioni della SANITÀ ligure sono disastrose. Le carenze di personale medico e paramedico, la privatizzazione dei servizi, le liste d’attesa, il degrado di molte strutture ospedaliere, la sistematica distruzione della medicina territoriale, fondamentale in una regione con l’età media più alta d’Europa, non solo hanno ormai reso impraticabile qualsiasi prevenzione ma negano di fatto ai cittadini anche il diritto alla cura.
Questa situazione, che è il risultato di processi già avviati con il centrosinistra alla guida della Regione che sono stati poi ulteriormente aggravati dalla Giunta Toti, va duramente contrastata. Occorre costruire le condizioni per una vertenza regionale sulla sanità che incalzi la Giunta Toti costringendola a fermare la privatizzazione ed a rilanciare, con adeguate risorse, un sistema sanitario regionale pubblico ed efficiente. Su questo terreno si può costruire una vertenzialità di massa e generalizzata.
Tutti questi ambiti di lavoro, per essere perseguiti, necessitano di un PARTITO forte ed organizzato.
Si tratta quindi di recuperare a tutti i livelli efficienza e collegialità nel funzionamento degli organismi di direzione politica, superando personalismi e costruendo una modalità di confronto politico che privilegi la sintesi rispetto alla contrapposizione tra opzioni anche diverse, come è normale che sia, come fra l’altro ribadito nel documento politico approvato all’unanimità nel corso dell’ultimo congresso regionale.
Occorre ripartire dai territori, comprenderne le peculiarità, la specificità delle vertenze, delle lotte, dei fattori di criticità che li caratterizzano e li attraversano. Occorre che nell’ambito dei circoli e delle federazioni si concretizzi l’impegno nella ricerca di interlocuzioni, di eventuali collaborazioni, non solo con realtà politiche della Sinistra, ma anche con l’ampio ventaglio associazionistico e sindacale.
E’ fondamentale che l’incontro e l’interlocuzione si svolga su un piano di reciprocità e di solidarietà nella condivisione dei temi comuni. La crisi pandemica in molti territori ha contribuito ad intensificare e rendere ancora più capillari le attività di volontariato e sostegno alle fasce deboli o divenute tali della popolazione da parte delle associazioni.
Molte sedi di partito e Case del Popolo hanno reso disponibili spazi per la distribuzione di viveri, per l’attivazione di sportelli informativi, scuole popolari, intercettando un vasto disagio economico, sociale e psicologico.
Proponiamo di mettere a valore queste esperienze e di crearne una rete in grado di scambiarsi informazioni utili all’allargamento di tali iniziative. Occorre superare la diffidenza che porta molte associazioni presenti sui territori, a prendere le distanze dalla “politica”.
Occorre restituire credibilità e agibilità all’agire politico e ri-nominare per ri-cominciare ad esistere. La politica è cosa seria e complessa, è scelta di parte, è impegno, è dimensione compiuta della nostra esistenza. La cultura comunista è quel complesso di prassi e teorie che possono contrastare il sistema feroce e disumano del mercato. Siamo chiamati all’ascolto e alla presenza, siamo tenuti ad entrare nelle vertenze con le nostre idee e i nostri corpi.
Il tesseramento in questo senso rappresenta un piano di intervento importante, non un semplice atto “burocratico”, che dovrà impegnare tutte le compagne e tutti i compagni al rafforzamento del partito in Liguria.
Il regionale deve supportare e coordinare lo sforzo delle federazioni che devono darsi obiettivi specifici di tesseramento.
Siamo consapevoli che si tratta di una proposta che ha, come orizzonte lungo, la costruzione, nel rilancio e nell’unificazione delle lotte contro il neoliberismo, del “blocco sociale” per l’alternativa al capitalismo, una proposta che sappia cimentarsi in maniera credibile e non solo in un’ottica emergenziale pur nella serissima considerazione delle prossime elezioni regionali liguri e quelle più strettamente comunali.
E questo senza sottovalutare le elezioni Europee che possono essere l’occasione per la costruzione delle necessarie interlocuzioni in coerenza col percorso nazionale e in grado di essere condivise dalle aree sociali e politiche che in questi anni si sono opposte alle politiche neoliberiste delle destre, alle politiche messe in campo da un sedicente Partito Democratico ugualmente ed altrettanto appiattito su politiche atlantiste e guerrafondaie.
Oggi è urgente e necessaria una maggior efficacia ed un maggior coordinamento del nostro agire politico.
La drammatica condizione in cui versa il Pianeta non consente ritardi ulteriori! Pertanto occorre partire da Noi, dal Nostro comitato Politico Regionale ed assumere tutti e tutte insieme l’onere della sintesi.
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
COMITATO REGIONALE LIGURE
24 luglio 2023
foto tratta dalla pagina Facebook della Federazione di Genova del PRC