Quando venne chiusa corso Italia al traffico veicolare e ne venne fatta una zona pedonale, anzitutto i commercianti si sollevarono contro la decisione del Comune. Poi toccò, per fortuna senza l’ausilio malefico della ripetitività giaculatoria dei social, ad una parte dei cittadini che, più che giustamente, si ponevano l’enigma: sarà utile o no per tutta la città?

E, di seguito altre domande, altrettanto giuste: non ci sarà un rallentamento del traffico? Non si complicheranno gli spostamenti soprattutto durante le giornate di mercato settimanale? Ma la voce più grossa la fecero coloro che avevano delle attività, dei negozi lungo tutto il tratto del corso che andava da piazza Giulio II fino a via Paloecapa.

Passarono gli anni e ci si accorse, un po’ tutte e tutti, che quella zona venne valorizzata invece: economicamente, socialmente ed anche culturalmente.

Le “vasche” nel corso erano diventate un appuntamento quotidiano, soprattutto nel fine settimana e avevano giovato agli incassi tanto dei bar quanto degli altri negozi. Ai savonesi piaceva, e piace tutt’ora, fare due passi in centro, fare compere e fermarsi a prendere un gelato in piazza Sisto, o meglio… “in Sisto”, come dicono i giovani oggi.

Puntualmente, le polemiche tornarono quando si chiuse prima la parte verso mare di corso Italia, dopo il rifacimento del vecchio edificio dell’Ospedale San Paolo. Ed oggi, tornano nuovamente con la chiusura dell’ultimo tratto che va da via Paleocapa a piazza Marconi.

Più che giuste anche in questo caso le obiezioni e le critiche preventive: dove parcheggeranno gli abitanti? Dove, quando potranno effettuarsi i carico/scarico di merci? Il Comune ha dato le sue risposte con rapidità: parcheggi recuperati nelle vie limitrofe (per gli scooter e le moto in via dei Mille) e nelle piazza appena prossime all’intersezione tra le due vie più grandi del centro.

Ma oggi la foga interventista sui social esponenzializza il dibattito e lo rende cacofonico, privo di una criticità onesta, molto inquinato da un apriorismo che non aiuta a semplificare il dialogo tra amministrazione e cittadini (e viceversa, si intende).

Una cosa è sicura: più aree pedonali si riescono ad inserire nel tessuto urbano di un centro cittadino, più vivibile è la città stessa. E’ una tendenza che un po’ tutte le aree urbane stanno adottando. E non solo in Italia. Savona, del resto, è meno grande di una circoscrizione di Roma, di un quartiere di Milano e si può percorrere senza troppe difficoltà da un capo all’altro in meno di venti minuti. A piedi. In moto o auto, siamo nell’ordine di una manciata di minuti.

La direzione giusta è proprio questa: incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico, dei grandi parcheggi come quello di piazza del Popolo per il trasporto privato ed evitare di ingolfare il centro che deve poter essere vissuto come cuore delle città, unitamente al fronte mare e alle periferie.

Il problema della vitalità dei quartieri è legato intrinsecamente alla vivibilità degli stessi. Qualche sforzo in questo senso è stato fatto. Meno accidia ed acrimonia sui social, meno pregiudizialità e più voglia di collaborare alla costruzione di una comunità rinsaldata proprio sul sostegno ai più deboli, farebbero un gran bene a tutte e tutti e sarebbero di stimolo anche per l’azione amministrativa.

RED.

Savona, 25 gennaio 2023