La proposta da parte di Tirreno Power di un nuovo gruppo a metano, di circa 800 MW, è per noi irricevibile.
In un’area che, secondo il Piano regionale di risanamento e tutela della qualità dell’aria e per la riduzione dei gas serra, è già considerata critica e per la quale non sono consentiti interventi che peggiorino la situazione esistente, non è tollerabile introdurre un progetto che sicuramente per almeno due inquinanti – il particolato (polveri sottili e ultrasottili) e la CO2 (il principale gas serra) – peggiora di gran lunga la situazione esistente (e perfino la proposta già bocciata di un nuovo gruppo a carbone).
Una centrale a metano, a parità di potenza, è certamente meno inquinante e impattante di una a carbone per alcuni elementi inquinanti, soprattutto per gli ossidi di zolfo, ma non per altri e se inoltre si prospetta un gruppo di potenza di gran lunga maggiore, il risultato inquinante della combustione non può che essere quello sopracitato.
La centrale di Vado diventerebbe una delle centrali termoelettriche più grandi a livello nazionale ed europeo, peraltro in un’area di fatto urbana.
La Liguria già oggi produce circa il doppio dell’energia necessaria al territorio regionale e, a livello nazionale la perdurante crisi – accompagnata dall’aumento della produzione da energie rinnovabili e ai processi di efficientamento energetico introdotti negli ultimi anni, sia in campo industriale che civile – rendono questa scelta profondamente sbagliata per il futuro del nostro Paese.
La privatizzazione introdotta nella produzione energetica sta continuando a causare danni enormi, inducendo ad una concorrenza nella realizzazione di nuove centrali, indipendentemente dalle necessità reali del nostro Paese.
Anche dal punto di vista occupazionale, questione per noi di grandissima importanza, avrebbe una ricaduta insoddisfacente, in quanto l’area industriale di Vado potrebbe permettere l’assunzione di ben più dei 25/30 dipendenti previsti per il nuovo gruppo a turbogas.
Un investimento da quasi 300 milioni di euro, e che produrrà, al netto del periodo di realizzazione dell’impianto, solo 25/30 posti di lavoro stabili, sarebbe un’occasione perduta anche dal punto di vista occupazionale in una zona che ha bisogno di tanto lavoro.
Siamo quindi contrari a questa scelta, che riteniamo inaccettabile, e invitiamo gli Enti territoriali interessati e le parti sociali a trovare, per quelle aree, soluzioni ecologicamente sostenibili e con ricadute occupazionali più consone al loro stesso valore.
È necessario creare nuovi posti stabili di lavoro, e che questi siano per attività non inquinanti. Il territorio non può più permettersi fuga di giovani e problematiche occupazionali e di salute.
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
SEGRETERIA PROVINCIALE – SAVONA
15 novembre 2020