Chico Mendes: l'uomo e la foresta

Un amico, morto per gli indios e l'Amazzonia

Chi MendesUna foresta grande che di più non se ne può. Un polmone necessario all'umanità, un gigantesco valore commerciale per i capitalisti, per i padroni delle fazendas (fattorie) che sono pronti a tutto pur di poter espandere il loro profitto. I tronchi degli alberi dell'Amazzonia sono alti e ben robusti, ma nulla possono sotto i colpi delle asce del capitale.

È il 10 Marzo 1976: gli alberi trovano degli alleati irriducibili. Sono i lavoratori, i proletari brasiliani che organizzano quello che in portoghese si chiama empates ossia (dal verbo empatar: impedire), una azione tesa ad evitare a tutti i costi il disboscamento delle foreste. La notizia prende corpo su tutti i giornali del Brasile: è nelle colonne delle prime pagine. A Xapuri c'è un giovane parroco, si chiama Luigi Ceppi e ha fatto sua la causa dei raccoglitori di caucciù (i seringueiros). Don Luigi racconta che i seringueiros hanno pacificamente occupato le terre, si sono riuniti in assemblee popolari per decidere come meglio agire contro la speculazione e la classe padronale che avanza a suon di dollari contro il verde della foresta. Sono mesi di lotte durissime. Chico Mendes le racconta con passione e getta la sua anima in questa battaglia di civiltà e di rispetto della natura e dell'uomo. I seringueiros vincono: il governo di Brasilia cede e decreta l'intangibilità della foresta. l'empates è riuscito!

Chico Mendes è figlio della foresta, è figlio proprio di un raccoglitore di caucciù e sin da piccolo aiuta il padre nel suo lavoro. Si sposta con lui nell'Amazzonia fino a conoscerla nelle più profonde problematiche e nel suo splendore al tempo stesso. Mentre nel 1968 in Europa divampa la presunta "rivoluzione" sociale, in Brasile si acuisce lo scontro tra i sindacalisti marxisti ed ambientalisti come Chico e i mercanti di gomma. Lo sfruttamento del lavoro è ai massimi livelli. Gli empates aumentano sempre più e dal 1977 al 1987 purtroppo le sconfitte sono parecchie, tanto che portano alla carcerazione di centinaia di seringueiros. Il movimento sindacale di Chico evita sempre ogni anche minimo spargimento di sangue nonostante già dal 1978 la repressione governativa e borghese contro gli impedimenti asssuma proporzioni incontenibili. La polizia picchia i lavoratori, li arresta e nega loro ogni diritto costituzionale.

Ma Chico ed i suoi compagni non si arrendono e organizzano la resistenza a queste offensive. Racconta lo stesso Mendes: «Realizzavamo un cordone e circondavamo l'area che stava per essere disboscata, non lasciavamo entrare nessuno e cominciavamo a smontare gli accampamenti. Nessuno di noi era armato, per meglio dire avevamo due o tre persone aramte ma con la ferma raccomandazione di agire solo nel caso che si minacciasse la vita di qualcuno. Il nostro obiettivo era quello di convincere i tagliatori di alberi a mettersi dalla nostra parte. Sempre riuscivamo a conseguire l'adesione. Ma quando la polizia arrivava questi erano obbligati a mettersi contro di noi. Ricordo che per quattro volte la polizia picchiò la gente e poi, tutti insanguinati, ci chiudevano in una camionetta e, tutti insieme, cominciavamo a cantare gli inni religiosi. Arrivavamo al commissariato, in più di cento, e non c'era posto per collocarci, se non nei corridoi. Alla fine la polizia ci liberava». Il Sindacato dei lavoratori rurali di Mendes prende sempre più corpo e queste lotte si diffondono in tutta l'Amazzonia, in particolare nella sua regione, l'Acre, che confina con Perù e Bolivia.

In questi tribolatissimi anni '70 è lo sviluppo della rete stradale brasiliana a condurre un grande numero di allevatori contro la foresta. Si riaffilano le asce e si riprende ad uccidere il verde polmone dell'America Latina. C'è bisogno di pascoli per questi borghesi disboscatori: c'è bisogno di terra pianeggiante, comunque libera da quell'"ingombro" che per loro sono le piante, gli alberi e gli indios... Alla fine del 1979 Luis Inàcio da Silva, detto Lula (attuale Presidente del Brasile), fonda insieme a Josè Ibrahim il Partito dei lavoratori (PT). Si viene così a creare una forte consonanza, una simbiosi tra la Centrale Unica dei Lavoratori (CUT) e il nuovo soggetto politico. Lula, come Chico, è di origine nordestina e assimila nella sua lotta politica culture ed esperienze profondamente diverse fra loro: si va dalla chiesa alla lotta dei seringueiros. Questo esperimento politico induce Chico ad abbandonare il Partito Comunista del Brasile (PCdoB) e si schiera con il Partito dei Lavoratori. I comunisti del PCdoB lo etichetteranno come un "traditore", un grave errore dettato da una sciocca eccessiva sensibilità verso l'orgoglio. Mendes si adopera per la crescita del PT nello Stato dell'Acre. Insieme a Lula combatte contro il fazendeiro De Olivieira che resterà poi vittima di un attentato. L'accusa dell'omicidio verrà, ovviamente, gettata sui due sindacalisti e Lula scriverà: «Penso che Chico ha avuto la capacità di unire la lotta per il miglioramento delle condizioni di vita e per migliori salari alla lotta in difesa dell'ecosistema. Chico Mendes, per tutto quello che è riuscito a fare, rimarrà per molto tempo nella storia del popolo brasiliano, soprattutto in quella delle popolazioni amazzoniche», una dichiarazione fatta dall'odierno Presidente del Brasile poco tempo dopo l'assassinio di Mendes.

Infatti Chico non si ferma un attimo nella sua lotta per la difesa degli indios, dei lavoratori e della foresta bagnata dal Rio delle Amazzoni. Molti fazenderos nell'Acre lo avrebbero visto volentieri sotto due metri di terra da anni ed anni. Insomma, avrebbero pagato moneta sonante per liberarsi di quell'agitatore del proletarito... Uno più di tutti nutriva verso di lui un odio cieco: si trattava di Darly Alves da Silva, un potentissimo allevatore che a tutti i costi stava cercando di impossessarsi della tenuta di Cachoeira, tanto cara a Mendes. Fino ad allora, e siamo nel 1988, i seringueiros erano riusciti insieme a Chico a strapparlo sempre dalla voracità padronale. Aveva assunto dunque, quel luogo, anche un grande valore simbolico. Era una specie di roccaforte ambientale inespugnata. Per questo attirava anche altrettanto gli appetiti dei faccendieri brasiliani.

Chi MendesDarly Alves era riuscito in un primo tempo ad ottenere la fazendas per pochi soldi da altri proprietari, ma Chico era a sua volta riuscito a strappargliela di mano ed a consegnarla al popolo dei raccoglitori di caucciù con una petizione che dichiarava illegittima la proprietà di Alves su quella terra. Le autorità giudiziarie riconobbero giuste le rimostranze di Mendes, e la terra con la libertà di possederla a titolo popolora e non singolare, fu dei seringueiros. In quel periodo l'Acre pareva essere divenuto un territorio svantaggioso per i disboscatori, a causa della forte opposizione presente del PT, della lotta sociale e sindacale. Molti proprietari pensavano di trasferirsi altrove. Altri titubavano, altri preparavano la vendetta e la riscossa di morte.

Una calma apparente prima della tempesta... Chico era divenuto anche oltre frontiera un personaggio conosciuto e rispettato per le sue lotte sociali ed ambientali. Ma nell'Acre la sua sicurezza era precaria, tanto che in una intervista che rilasciò al Jornal do Brasil del 9 Dicembre 1988 disse: «Ultimamente la mia sicurezza è stata rafforzata grazie alla decisione del governatore dello stato dell'Acre, Flaviano Melo. Egli sa che il mio assassinio complicherebbe la situazione nell'Acre. Non credo che la morte di un seringueiro nell'Acre sia una novità. Adesso il nostro movimento è riconosciuto a livello internazionale, in particolare dalla Banca Mondiale, dal Bid e dal Congresso americano». Ma Chico sa che questo rafforzamento sulla protezione della sua persona è un puro palliativo: una situazione dai contorni mafiosi, incarnati da Alves e da altri padroni, è pronta a calargli addosso e ad annientarlo. Lui e il "mito" di Chico Mendes, che al di là dell'uomo spaventa più di tutto.

Affermerà poche ore prima di essere assassinato: «Con la presente esprimo la nostra preoccupazione per gli ultimi avvenimenti relativi ai pistoleros Darli e Alvarino Alves, entrambi proprietari della fazenza Paranà a Xapuri. Un mandato di arresto per i citati pistoleros fu spedito nel mese di settembre dall'Eccellentissimo signor giudice del Distretto di Umuarama, ma non ha trovato ancora esecuzione. Lei sa che ora sono obbligato a muovermi con due guardie del corpo perchè Darli e Alvarino dicono che si consegneranno alla giustizia solo dopo avermi visto morto. I loro sicari si muovono in tutta Xapuri minacciando costantemente chiunque. E quando la polizia militare ne arresta qualcuno, la polizia civile si adopera per liberarli. Non possiamo continuare con questa situazione di ingiustizia. Che concetto hanno della sicurezza la Polizia Federale e la Segreteria di Sicurezza?».

Chico viene barbaramente assassinato il 22 Dicembre 1988 sulla porta della sua casa a Xapuri. Per i suoi assassini, Darli e Alvarino Alves (che affermarono di essere gli autori del delitto), era un sindacalista da uccidere, una pedina scomoda da eliminare. Non avrebbero mai pensato che la sua morte sarebbe divenuta un boomerang sociale contro la smania profittuale che desiderava niente altro se non veder cadere sempre altri alberi al suolo.

Gli studi odierni sulla deforestazione ci dicono che nel 2011 in tutto il pianeta arriveremo ad un impoverimento irreversibile e insostenibile per l'aumento demografico mondiale. Tutto questo a meno che non si inverta la rotta e si proteggano i grandi centri di ossigeno del pianeta dalla distruzione voluta dal capitalismo affaristico. Eliminando così anche la perversa condizione di sfruttamento dei lavoratori di tutta l'America Latina e degli altri continenti.

Una bella canzone dei "Nomadi" a tal proposito dice: "...se quel giorno arriverà, ricordati di un amico, morto per gli indios e la foresta, ricordati di Chico!".

Marco Sferini
Marzo/Aprile 2004