Dove nasce il profitto

Quando Marx scoprì quei valori in più

Immaginiamo una società dove il tasso di produttività del lavoro è tale da soddisfare solamente il singolo bisogno umano: una società di questo genere permetterà al contadino di vedere appagate le proprie necessità di vita e non altro. Così avverrà per qualsiasi altro soggetto che svolga comunque un ruolo di "produttore". Visto che non stiamo indagando il carattere del produttore, ma solo la quantità della produzione, sarebbe sbagliato spostare il discorso sulle particolarità di chi produce. Infatti, resteremo su un percorso prettamente "numerico" e matematico.

Nella nostra società, sia di recente passato che odierna, ossia nel nostro mondo "occidentale", non accade che un contadino abbia una produzione propria che giustappunto gli sia sufficiente per vivere. Comunque, se si va per campagne e montagne, si trova sempre chi cerca un pollo ruspante e lo trova, chi le uova di giornata e le trova, chi un coniglio, del latte fresco da comperare e così via. Questo dimostra che il contadino ha qualcosa in più che può dare via. Quindi può dividerla con altri: in questo caso la divide facendola divenire una "merce". Il pollo, il coniglio, il latte e le uova non vengono scambiate con altro (parleremmo allora di "baratto") ma vengono vendute dietro pagamento di una somma: non hanno quindi solo più il "valore d'uso", ma assumono anche il "valore di scambio" e questo le rende a pieno titolo delle merci.

In questo frangente, quando ossia si manifesta una produttività maggiore rispetto al fabbisogno personale, si crea un sovraprodotto sociale e questo fa del produttore che "ha di più" un produttore differente da quelli che sono uno stesso livello di produzione, magari bastante appena alla soddisfazione dei bisogni quotidiani. Qui nasce la "divisione sociale", il "classismo": nasce da un "surplus". Dal momento in cui vi è questa eccedenza di produzione, che può essere messa a disposizione di altri come merce, ecco che nasce il mercato capitalistico con tutte le sue regole e le sue peculiari leggi "anarchiche". Ecco che il lavoro non è più finalizzato ad appagare i bisogni della collettività, ma diviene lo strumento dell'accumulazione capitalistica, poichè una diminuzione della produzione è strettamente legata ad una diminuzione del lavoro medesimo. Ma se il contadino continua a lavorare come prima e continua a produrre il "surplus" di merce che può immettere sulla piazza, allora il lavoro è, in parte, anche il mezzo con il quale quel contadino potrà un giorno divenire "classe dominante" e quindi "liberarsi dal lavoro medesimo", come afferma Marx. Liberazione dal lavoro, certo, ma solo per quel contadino: gli altri dipenderanno da lui e quindi saranno la classe non dominante, quella sfruttata attraverso il lavoro stesso. Ma andiamo con ordine.

Abbiamo parlato sino ad ora di come si forma il "sovraprodotto sociale", quindi una forma merceologica che viene consegnata alla domanda pubblica e quindi è fonte di ricchezza per chi la produce. A prima vista sembrerebbe che il valore aggiunto derivante da tutto ciò nasca dallo scambio della merce. Questo valore aggiunto, ossia il guadagno che il capitalista ottiene, non deriva dalla circolazione delle merci: se così fosse, attraverso la legge della "concorrenza", il tasso del valore aggiunto potrebbe calare a dismisura nella libera competizione fra gli imprenditori. Una merce, comunque la si pensi, non potrà mai avere un valore pari a zero! Da dove nasce, allora il profitto? Nasce attraverso la produzione di quello che Marx chiama "plusvalore", che - come abbiamo visto - non è affatto figlio nè della concorrenza, nè tantomeno della circolazione merceologica. Per comprendere come nasce il "plusvalore", che genera il profitto capitalistico, occorre chiarire quale ruolo assume l'uomo nella produzione capitalistica.

Molto spesso non ci si accorge che l'individuo è esso stesso una "merce": è quella che Marx chiama la "forza-lavoro" che viene acquistata dal capitalista che lo compensa con un "salario". Questo compenso in denaro è direttamente proporzionale alle esigenze del lavoratore di potersi mantenere in vita (soddisfacendo i minimi essenziali bisogni, nulla di più, statene certi...!) e poter così, il giorno dopo ritornare al suo posto di lavoro e continuare la produzione. Ricapitoliamo un secondo: la differenza di classe nasce da un "surplus", da una eccedenza di produzione. Da questa si originano le classi sociali che danno avvio a tutto ciò che riguarda il mercato capitalistico. Nel complesso meccanismo del capitale, i produttori che detengono eccedenze produttive hanno la possibilità di arricchirsi a spese di tutti gli altri uomini e donne. Questo arricchimento, però, non deve essere visto sotto un'ottica morale: il capitalista non si arricchisce per far dispetto a qualcuno. Egli svolge un suo ruolo "di classe", così come lo svolge il singolo lavoratore. Non possiamo quindi giudicare il sistema capitalistico sotto un'ottica moralistica: non soltanto sarebbe fuorviante, ma sarebbe la negazione dell'analisi della struttura economica in cui ancora oggi viviamo.

Se il ruolo del padrone è quello di accumulare profitto, cerchiamo di comprendere come il lavoratore gli "permette" questo: Marx afferma che il "plusvalore" è "la differenza che passa tra il valore prodotto dall'operaio e il valore della sua stessa forza lavoro". Il valore prodotto dall'operaio è, ovviamente, contenuto nella fase completa della produzione. Il valore della forza lavoro è, ricordiamolo, il salario. Marx chiama e definisce "salario" quella "quantità di lavoro socialmente necessaria" per produrre e riprodurre la forza-lavoro medesima: quindi il ritorno dell'operaio in fabbrica il giorno dopo. In questo contesto dobbiamo comprendere quindi la formazione del profitto, attraverso il "plusvalore". Il contadino, nella società precapitalistica, portava al mercato del grano e lo vendeva (quindi vende della merce che chiamiamo M). Ne ricavava del denaro (che chiamiamo D). Con questo denaro acquistava dell'altra merce (M) che poteva essergli utile per i suoi bisogni. Il ciclo conclusivo avviene ad essere: M-D-M. Si parte con la merce e ad altra merce si arriva.

Marco Sferini
Ottobre 2003