Bertinotti: un politico che guarda oltre l'orizzonte

Intervista a Leo Gullotta

Interprete di film per il cinema e la televisione, Leo Gullotta è anche e prima di Leo Gullottatutto un cittadino appassionato di Politica, quella con la "p" maiuscola che vuole e sa costruire un futuro migliore. Da molto tempo è vicino alle posizioni di Rifondazione Comunista, da poco tempo - solo qualche ora - è stato contestato da alcuni ragazzi che l'hanno insultato per aver interpretato la fiction sulle foibe "Il cuore nel pozzo".

Sorridente, anche se un po' amareggiato per quanto successo, si rende subito disponibile per fare quattro chiacchiere con noi.

Leo cosa è successo prima in sala?

Stavo leggendo le lettere di alcuni partigiani condannati a morte. Lettere indirizzate alle madri, ai figli di quei giovani combattenti. Un'emozione fortissima. Poi è scattata la contestazione. Subito non ho nemmeno capito. Mi hanno urlato "Venduto!", "Traditore!", "Fai i soldi e poi vieni a parlare di partigiani, "Viva Tito e viva la Jugoslavia!". Ma come si fa a gridare "Viva la Jugoslavia", quando la Jugoslavia non esiste più.

Ho replicato, ma mi pare ovvio che questa fosse una "sceneggiata" organizzata dagli stessi che non si sono alzati alla lettera di Ingrao. Sono da due giorni a Venezia se avevano qualcosa da dirmi potevano cercarmi, non mi nego a nessuno.

Che rapporto hai con Fausto Bertinotti? Condividi la linea politica che propone?

Ho amato sempre Bertinotti. Per la sua onestà, perché è un politico oltre l'orizzonte. Anche in questi giorni ha posto interrogativi nuovi, penso ad esempio alla capacità di mettersi in discussione, alla scelta della non violenza.

Il guardare oltre l'orizzonte è un elemento per me fondamentale. Leo GullottaSono siciliano e in Sicilia esistono due tipi di persone: quelle che si siedono su uno scoglio e parlano di quanto è bella la nostra terra, di quanto sono buoni la cassata, il marsala e le melanzane, e quelli che come me hanno sempre guardato oltre l'orizzonte.

Oltre all'intervento di Bertinotti cosa ti ha colpito in questi primi due giorni del Congresso?

Innanzitutto la lettera di Pietro Ingrao. Mi sono commosso alla lettura delle sue parole. Mi sono emozionato a sentire la voglia di lottare che ha ancora. E come non citare Vendola. Il suo è stato un discorso magnifico. Nichi è diverso per stile, classe, cultura, capacità politica.

In questi giorni siamo immersi in un'atmosfera vogliosa, ci sono emozioni nuove, diverse. Insomma penso che si debba guardare avanti e questo è un partito che sa guardare avanti.

Come vedi l'Europa nei processi di integrazione mondiali? E che ruolo può ricoprire l'Italia?

L'Europa è opportunità, occasione, ricerca. Ricercare una funzione diversa. Il nostro continente è un ideale bilancino tra oriente e America, un ruolo fino ad ora non svolto che dovremmo costruire. In questo quadro il nostro paese potrebbe essere importante, decisivo. Ma siamo tagliati fuori dall'azione del Governo.

Un governo affarista è un governo dipendete. Dipendete dai poteri economici, finanziari, militari. E questo è il nostro caso. Purtroppo. Il nostro è un governo che parla tanto e a sproposito, ma non è capace di ascoltare.

Per rimanere all'azione dell'attuale esecutivo, cosa ha fatto il Governo per il mondo della cultura, per il mondo dello spettacolo?

Zero. Niente. Leo Gullotta durante l'intervista
foto di Marco Ravera
Ne dobbiamo ancora parlare? La cultura viene vista come una spesa e non come un investimento per il paese. È assolutamente imbarazzante quello che sta accadendo allo spettacolo italiano. Stiamo attraversando un momento molto basso e triste. Il problema tuttavia nasce già dalla scuola. Il mondo è cresciuto con Mozart, Pirandello e perché no anche con Dario Fo. Negli altri paesi tutto ciò è materia di studio. In Italia no. Perché?

La cultura non può essere considerata alla stregua dei pomodori sugli scaffali dei supermercati. Per cambiare le cose ci vorranno anni e ci vorrà l'aiuto di tutti. Chi non pensa alla cultura non pensa al futuro, e chi non pensa al futuro non pensa al bene dei propri figli.

Marco Ravera e Marco Vigna
con l'indispendabile aiuto di Sara Lazzari
Venezia - 4 Marzo 2005