Storia di Rifondazione Comunista nella Provincia di Savona

Intervista a Michele Brosio

Michele Brosio, cinquantanni, Segretario del Circolo Bruno Luppi di Savona, è il secondo fondatore del Partito a rispondere alle nostre domande sulla storia di Rifondazione Comunista. Michele è stato presidente della Società di Mutuo Soccorso del quartiere Villapiana, la "XXIV Aprile - Macchinisti e fuochisti", nonché Presidente della II Circoscrizione dove oggi è impegnato come consigliere tra i banchi dell'opposizione.

Precisamente quando e come è nato il PRC nella nostra provincia? Quali sono stati i protagonisti della "Rifondazione del Comunismo" a Savona?

Michele BrosioIl Movimento per la Rifondazione Comunista nacque intorno al 1991. Tuttavia prima della costituzione formale del suddetto movimento vi furono numerosi passaggi tra i soggetti che diedero vita a quell'esperienza: il PCDIML (Partito Comunista d'Italia Marxista Leninista), DP (Democrazia Proletaria) e una parte del PCI (Partito Comunista Italiano). Militanti di diverso orientamento politico, ovviamente tutti all'interno della sinistra, si unirono per portare avanti quel progetto.

Pur consapevole del fatto che sarebbe finita per me un'importante esperienza politica (quella del PCDIML nel quale militavo) ricordo con piacere quei momenti che mi permisero di apprezzare e conoscere diversi compagni. A cominciare da Marco Ferrando di Democrazia Proletaria, Paola Vottero ed Armando Codino del PCI che condivisero con me quei momenti frenetici fatti di riunioni, incontri, spostamenti. Senza dimenticare Piero Casaccia mio compagno nel PCDIML che diede un forte contributo a questa nuova formazione.

Oltre ai militanti di una parte del PCI e di DP, da quali altri "vecchi" partiti Rifondazione Comunista ha raccolto adesioni, consensi e militanti?

I militanti, come ho detto prima, provenivano prevalentemente dal Partito Comunista d'Italia Marxista Leninista, da Democrazia Proletaria e dai dissidenti del Partito Comunista. In seguito si avvicinarono al Movimento per la Rifondazione Comunista alcuni indipendenti. Ad ogni modo le forze politiche che diedero maggiore impulso furono quelle sopraccitate.

Nel PCDIML vi fu un dibattito importante che pose all'attenzione dei militanti l'adesione o meno al Movimento per la Rifondazione Comunista. Una discussione aspra e combattuta. La decisione non fu unanime e un gruppo di compagni, che non scelsero la "rifondazione del comunismo", si raggrupparono attorno alla rivista di riferimento Nuova Unità.

Il percorso che portò alla costituzione del nuovo soggetto rappresentò per me una svolta politica piuttosto importante. Fino a quel momento, infatti, non avevo mai preso parte ad una campagna elettorale e raramente ero andato a votare (il Partito Comunista d'Italia Marxista Leninista era una formazione extraparlamentare, ndr). Tuttavia dopo una consultazione al nostro interno mi ritrovai ad affrontare una campagna da candidato nelle liste di DP (il PRC non si era ancora costituito, ndr). Davvero una bella esperienza che cementò il legame con diversi compagni che ritrovai in Rifondazione Comunista.

Discorso a parte merita il PCI. Non vi fu, almeno inizialmente, una grande adesione di compagni dal partito comunista più grande dell'occidente che pure, nella nostra provincia, si era schierato contro la svolta di Occhetto. Questo dato l'ho sempre letto come una scarsa politicizzazione all'interno delle sezioni del PCI. Un limite politico di chi non colse l'importanza della costituzione di un nuovo partito comunista. La maggior parte dei dirigenti del PCI aderì direttamente al PDS e questo limitò e non poco la partecipazione al nostro Partito.

Chi sono stati i segretari della Federazione di Savona dai primi anni novanta ad oggi? E che tipo di impronta hanno dato alla politica locale del PRC?

I Segretari sono stati nell'ordine: Marco Ferrando (fino a quel momento il compagno più rappresentativo dell'intero movimento), Sergio Acquilino, Piero Casaccia, Bruno Marengo, Patrizia Turchi e Franco Zunino attuale Segretario della Federazione.

Senza voler sminuire il ruolo di nessuno di questi compagni che hanno contribuito in maniera determinante alla crescita del PRC, ricordo il grosso lavoro svolto da Marco Ferrando che guidò la prima Segreteria del Partito (per un breve periodo ne feci parte come Responsabile Organizzazione). Ebbe un compito difficile: quello di "cucire" assieme tutte le anime presenti in Rifondazione Comunista, anime che come detto provenivano da ambienti politici differenti. Non vi era la "separazione" in mozioni come la intendiamo noi oggi, ma vennero ugualmente fuori posizioni e orientamenti diversi. Fu un periodo molto duro. Si passò dall'entusiasmo per la costituzione del PRC agli scontri politici interni. Marco guidò in maniera decisa il Partito costruendo attorno a Rifondazione un forte consenso e proprio in questo periodo aderì al Partito Franco Zunino.

Il Segretario successivo fu Sergio Acquilino che svolse un ruolo importante e riuscì a dare una fisionomia al Partito. Sergio lasciò l'incarico prima della fine del mandato (se non ricordo male) poiché venne eletto Sindaco di Celle Ligure. Il suo posto fu rilevato da Piero Casaccia. Piero lo conosco da una vita. Siamo stati compagni nel PCDIML e prima ancora nel CAA (Comitato Antifascista Antiperialista) che fu, nel 1973, la mia prima formazione politica. Grazie a quell'esperienza conobbi i partigiani Pietro Toscano e Bruno Luppi (al quale oggi è dedicato il circolo del PRC guidato dallo stesso Michele Brosio, ndr) e l'anarchico Umberto Marzocchi figura leggendaria che combatté in Spagna durante la guerra civile. Tutti compagni che ricordo con piacere.

Tornando alla storia del PRC, di Casaccia non condividevo i modi che spesso creavano motivo di attrito. Aveva un metodo di gestione poco unitario e questo per un dirigente è una pecca, una mancanza. Un altro periodo difficile fu quello della scissione del 1998. Il segretario divenne per breve tempo Bruno Marengo un uomo molto preparato e di grande equilibrio in grado di ottenere il massimo da tutti i compagni.

Seguì la "doppia" Segreteria Turchi: la prima unitaria, la seconda "monocolore". Ho vissuto più attivamente l'ultima fase diventando nuovamente Responsabile Organizzazione. Quella segreteria credo abbia fatto un discreto lavoro, capillare, animato (e non è poco) da una grande volontà. È stata in definitiva una buona fase del Partito anche se nata dalla spaccatura di una segreteria unitaria.

Oggi è in carica la Segreteria Zunino, un compagno che stimo e che conosco da tantissimo tempo ben prima della sua adesione al PRC. Tuttavia l'amicizia che mi lega a Franco non mi impedisce di criticare questa gestione federale. Franco è fuori da ogni dubbio una persona capace, ma è privo di una segreteria in grado di sorreggerlo.

Per quali motivi nell'ormai lontano 1991 si è sentito il bisogno di dar vita ad un movimento politico prima e ad un nuovo partito dopo, orgogliosamente comunista?

La costruzione di un nuovo soggetto orgogliosamente comunista nacque dalla necessità di dare una risposta politica al vuoto lasciato a sinistra dal vecchio Partito Comunista. In quel contesto storico internazionale (caduta del muro di Berlino) e nazionale (tangentopoli) molti militanti del PCI si sentirono scippati di un qualcosa che gli apparteneva: l'essere comunisti. A questi si aggiunsero i compagni provenienti dalle esperienza prima citate che sentivano il bisogno di confrontarsi con qualcosa di più grande e più importante.

Vuoi aggiungere qualche considerazione sulle cause per le quali il PCI si è trasformato in PDS, cessando di esistere come partito "comunista"? Dal momento che è difficile immaginare che un partito abbandoni il proprio nome (e le tradizioni ad esso associate) da un momento all'altro, quali ritieni siano stati i passaggi compiuti dal PCI per giungere al suo scioglimento?

La politica portata avanti dal Partito Comunista fu per molti versi di difesa delle classi più deboli della società, ma fu viziata dalla continua ricerca di un inserimento nel governo del paese. Mi ricordo uno slogan indicativo in questo senso del vecchio Partito Comunista: "Essere partito di lotta e di governo". Una frase che mi ha sempre fatto pensare e che a mio modo di vedere imponeva una scelta precisa: o dalla parte delle classi subalterne o dalla parte delle classi dominanti. Quella non decisione l'ho sempre considerata un limite del PCI che non mise mai in discussione il Capitalismo e non fece niente per il suo abbattimento.

A causa di quell'obiettivo "governista" l'aggettivo comunista era diventato ingombrante. Da eliminare. La trasformazione in PDS risolse il problema: era sparito un nome pesante e quel partito poteva finalmente ambire a diventare un forza di "gestione" e di governo. Anche di governo del capitalismo, come hanno testimoniato gli anni del Centrosinistra.

Attualmente, nella nostra provincia, siamo alleati con il Centrosinistra a Celle Ligure e a Quiliano. Quali sono stati in passato i comuni nei quali abbiamo lavorato con il Centrosinistra (in maggioranza o in minoranza)? Come è stato il rapporto? Siamo riusciti a costruire qualcosa di positivo? Perché è venuto meno il nostro rapporto?

Non ritengo corretto entrare nelle singole realtà anche perché non le conosco a fondo. In generale posso dire per le mie convinzioni e per l'esperienza fatta come Presidente e come Consigliere di circoscrizione che le alleanze vanno fatte su un programma concreto, sulla base di quelle che sono le nostre proposte politiche. Dove non è possibile far passare la nostra linea credo che lo stare all'opposizione non debba essere demonizzato. Non sono pregiudizialmente contro il Centrosinistra, ma concretamente contro le sue politiche come quelle portate avanti nel Comune di Savona. Insomma no alle alleanze a tutti i costi.

A livello nazionale il PRC ha cercato direttamente o indirettamente di influire in qualche modo nelle politiche del Centrosinistra tentando di spostarne le politiche economiche e sociali a sinistra. Tuttavia l'accordo sotto la sigla Progressisti nel 1994, la "desistenza" nel 1996 e la "non belligeranza" nel 2001 hanno in qualche modo fallito. Puoi darci una valutazione su quanto accaduto? In poche parole hai condiviso quelle scelte?

Credo che le scelte fatte dal PRC a livello nazionale sul nodo delle alleanze siano state tutte fallimentari. L'obiettivo era quello da voi sottolineato, ma nella realtà il nostro partito non ha trovato spazi e non è riuscito nel suo intento. La nostra presenza non ha spostato l'asse più a sinistra e lo dimostra l'azione dei governi dell'Ulivo che hanno portato avanti politiche economiche e sociali incompatibili con la nostra linea e in contrapposizione con il nostro essere comunisti.

Siamo nati per essere un partito di opposizione comunista, un partito che difende gli interessi delle classi sociali meno abbienti. Dobbiamo quindi sottrarci ad una partecipazione diretta o indiretta a governi liberali. Per noi sarebbe una forzatura.

In pochi anni Rifondazione Comunista è così passata, nella seconda metà degli anni novanta, da "cuore dell'opposizione", ad aiuto esterno del Governo Prodi per arrivare, dopo una nuova ricollocazione all'opposizione, a questa nuova stagione politica che ci vede, sulla spinta del cosiddetto "Movimento dei movimenti", nuovamente al dialogo con le forze del Centrosinistra nel tentativo di "cacciare" il governo delle destre. Come giudichi questo percorso?

Lo giudico negativamente. Non vorrei ripetermi, ma la nostra partecipazione al Governo Prodi fu di per sè anomala, come ho già spiegato, e la nostra fuoriuscita fu la logica conseguenza a quella situazione. I fatti ci hanno dato ragione. Solo pochi mesi dopo il governo di Centrosinistra partecipò alla guerra in Jugoslavia. Come avrebbe potuto il PRC condividere quella scelta?

Tornando all'esperienza con il Governo Prodi ricordo che molti di noi vissero male quella partecipazione, basti pensare per un attimo alle leggi passate con il nostro assenso. Una su tutte il famigerato "pacchetto Treu" la prima vera batosta subita dal mondo del lavoro negli anni '90. Un provvedimento che ha aperto la strada alla cosiddetta "riforma Biagi" che rappresenta un salto di qualità in negativo operato dal Centrodestra, ma indubbiamente agevolato dall'azione del Centrosinistra.

Con la caduta del Governo Prodi il nostro Partito volta pagina e si butta anima e corpo nel movimento. Un momento importante. Una scelta giusta, ma poco chiara. Dovevamo aderire, ma pensare anche al ruolo di Rifondazione e alle proposte da avanzare. In questi anni ci siamo battuti con il movimento contro la guerra, lo sfruttamento, la povertà, ma oggi "rinneghiamo" queste posizioni per dialogare nuovamente con il Centrosinistra. Dal mio punto di vista una aperta contraddizione. La dimostrazione pratica l'abbiamo in questi giorni. La grossa parte dell'Ulivo non condanna il mantenimento del contingente italiano in Iraq. Come si può stare in un movimento che condanna la guerra e al tempo stesso "governare" con chi la guerra la vuole fare?

Cacciare l'attuale governo è una priorità per tutti quelli che come me aspirano ad un paese libero da personaggi come Berlusconi, Bossi e Fini. Il problema sta nel come vogliamo arrivarci. Ritengo sbagliato sacrificare le nostre posizioni e le nostre convinzioni all'altare di un'alleanza con il Centrosinistra. Le differenze sono infatti abissali sia dal punto di vista programmatico, sia dal punto di vista strategico inteso come ruolo dell'opposizione (basta pensare alle dichiarazioni di Francesco Rutelli su pensioni e magistratura). Senza contare il fatto che la possibile alleanza di governo creerebbe molti problemi al nostro interno; già oggi diversi compagni (non solo della minoranza) vivono questo percorso in modo tormentato. Purtroppo paghiamo un sistema elettorale maggioritario che ci penalizza, che ci costringe ad alleanza "scomode", che ci fa additare come quelli che hanno consegnato il "paese alle destre".

Come sinistra del PRC siamo stati i primi a porre all'attenzione la cacciata di Berlusconi che tuttavia si può e si deve defenestrare attraverso una forte mobilitazione dal basso, con lotte operaie, lotte studentesche (agevolate dalla riforma Moratti). Con la forze delle piazze, con una opposizione seria e credibile.

Quali sono state le battaglie a livello locale e a livello nazionale che più hanno caratterizzato questi anni di iniziativa politica?

A Savona Rifondazione Comunista ha portato avanti battaglie importanti contro le scelte dell'amministrazione comunale, scelte sciagurate fatte di cementificazioni, lottizzazioni, votate ad con una scarsa attenzione per le fasce più deboli della società.

Con lo stesso impegno il nostro Partito si è battuto per la pace e contro la cosiddetta gloabalizzazione. Tuttavia quell'altro mondo possibile è rimasto troppo spesso solo uno slogan.

Quali saranno invece i temi e le problematiche con cui si dovrà scontrare il nostro partito nei prossimi anni?

Oltre ai temi sopraccitati, ovvero le battaglie per la pace e quelle in campo sociale, credo che l'obiettivo di Rifondazione Comunista per il futuro sia il lavoro, riportarlo al centro del nostro operato. Battersi contro la politica della concertazione, estendere i diritti dei lavoratori, eliminare il precariato e la flessibilità. Insomma restituire al mondo del lavoro la giusta "stabilità". Queste dovranno essere le nostre parole d'ordine.

A proposito di futuro. Quali sono le prospettive per il nostro Partito? In molti parlano di un progetto per la costruzione di una "Sinistra Alternativa". Condividi questo progetto?

Il futuro del PRC si gioca tutto sulla nostra partecipazione o meno ad un governo con il Centrosinistra. Se i nostri dirigenti faranno questo tipo di scelta credo che il nostro partito attraverserà un momento di grossa difficoltà. Come ho già avuto modo di dire la mia opposizione a questa svolta non è pregiudiziale o per "partito preso", è al contrario una posizione consapevole.

Consapevole del fatto che un governo di Centrosinistra porterà avanti un politica economica e sociale non dissimile da quella attuata dal Centrodestra. A riprova di quanto detto è da sottolineare che una parte consistente degli industriali tifa apertamente per la compagine ulivista che garantirebbe, tra le altre cose, una minore conflittualità. Non possiamo essere noi gli artefici di questo passaggio e mi batterò fino all'ultimo, insieme ad altri compagni, perché ciò non accada.

Sul progetto della Sinistra Alternativa credo non vi siano le condizioni per una sua realizzazione. Questo perché le forze di sinistra del Centrosinistra non hanno alcuna intenzione di compiere un passo in quella direzione. Un parte della sinistra DS è di fatto rientrata nella maggioranza (tranne il gruppo di Cesare Salvi) e i Comunisti Italiani, come ha affermato Oliviero Diliberto all'ultimo congresso, hanno giurato eterna fedeltà all'Ulivo e a Prodi. Insomma quello della Sinistra Alternativa è un progetto senza gambe.

C'è qualcos'altro che vuoi aggiungere?

Vorrei tornare alla nostra realtà, alla Federazione di Savona. Dal mio punto di vista i problemi sono molteplici: vi è poca attenzione per i militanti, per coloro che "lavorano" nel Partito, c'è poco coordinamento fra gli attivisti e soprattutto fra gli eletti nelle istituzioni. Problemi che ho già sollevato e che mi toccano da vicino in qualità di Consigliere di Circoscrizione. Mi trovo di fatto a non avere punti di riferimento all'interno del Partito. Un primo passo, anche su mia sollecitazione, è stato fatto con la costituzione del "Coordinamento cittadino". Ora credo sia necessario un coordinamento tra tutti gli eletti nella nostra provincia. In tema di eletti il nostro lavoro nelle istituzioni è per lo più sconosciuto ai cittadini. Perché allora non organizzare periodici incontri per presentare le nostre posizioni e le nostre proposte?

Michele Brosio foto di Marco Ravera
le tessere del Partito del 1995, 1996 e 1997
Un capitolo a parte merita proprio l'assenza di lavoro sul versante della comunicazione. Siamo poco visibili sui media locali e trascuriamo i nostri mezzi di informazione. Dal mio punto di vista si dovrebbe riprendere l'esperienza di Controvento, farne uno strumento efficace anche grazie ad una diffusione militante. Un bollettino che parli di politica locale e non che riempia le pagine con articoli presi alla rinfusa, senza una linea editoriale chiara (come accaduto fino a questo momento). Si è costituito il Comitato di Redazione: facciamolo lavorare! Infine come non pubblicizzare il nostro sito internet che mi dicono visitato da migliaia di persone.

Se non saremo in grado di porre rimedio a queste lacune credo che difficilmente il PRC crescerà a livello locale.

Marco Ravera
Savona - 5 Marzo 2004