Dalla Bitron al 16 ottobre

Intervista a Giorgio Bonorino

La lotta per il posto di lavoro e le risposte per uscire dalla crisi scuotono la nostra provincia. Ne abbiamo parlato con Giorgio Bonorino membro del Direttivo provinciale della FIOM nonché RSU della Bitron di Savona.

Il lavoro è sotto attacco. I dipendenti, sia pubblici sia privati, sono umiliati, ricattati. In questo clima spesso le istituzioni sono assenti, la politica è assente. Un po' com'è Giorgio Bonorinoaccaduto con la vicenda Bitron. Quest'estate la lotta degli oltre 250 dipendenti per il contratto integrativo è stata quasi oscurata. Una lotta fatta di scioperi a "singhiozzo" e di trattative serrate che alla fine hanno portato ad un accordo. Puoi spiegarci meglio che tipo d'accordo è stato raggiunto?

Bhè, non mi stupisce affatto questo clima politico, che è paradossale: praticamente la politica con la sua assenza di strategia vive perennemente in uno stato di campagna elettorale cronica. Di sicuro c'è che non vive nelle fabbriche, riempie i giornali di tanti proclami da veri neofiti del lavoro, ma poi dal lato pratico è latitante. Quello che non latita è, invece, l'informazione falsa e distorta che alimenta altresì garanzie ed opportunità di effettuare le cosiddette riforme al ribasso, fatte dai tagli alla ricerca, tagli nell'istruzione e non per ultimo l'automatica cancellazione di diritti fondamentali del lavoro, definiti come ingombro alla produttività oppure ostacolo alla modernizzazione, vedi per esempio Pomigliano o Melfi.

La nostra vicenda può essere in qualche modo un esempio. Ho voluto dare la possibilità a tutti i partiti locali di mettersi realmente in gioco, ben sapendo che in ogni segreteria è presente una commissione lavoro. Appena abbiamo iniziato la trattativa sul contratto integrativo aziendale, ho spedito un e-mail a tutte le segreterie partitiche provinciali dove descrivevo lo stato dell'arte di tale vertenza, sottolineando il mio pensiero: occorreva un particolare interessamento sia per le questioni ordinarie (vedi integrativo) e non solo per quelle straordinarie quasi sempre irreparabili, e confermando che da parte mia non era più possibile utilizzare tipi di mobilitazioni eclatanti (scalare gru, picchetti sui tetti) per far sì d'essere visibili mediaticamente.

Purtroppo alla Bitron non bastano neppure i 26 anni di insediamento sul territorio, oltre che essere l'unica realtà industriale che progetta sviluppa e realizza totalmente dal sito di Legino e compete sui mercati internazionali dell'automotive dando lavoro a 265 famiglie e creando e sostenendo tutto quell'indotto fondamentale per la vita nella nostra città, per essere riconosciuta come un sito d'eccellenza e d'importanza.

La risposta politica purtroppo e stata quasi deludente, quasi perchè l'unica segreteria che ci ha appoggiato moralmente è stata Rifondazione Comunista con Ravera che colgo l'occasione e ringrazio, per il resto attendo ancora una risposta, ma fortunatamente la trattativa è terminata a buon fine solo con la gran determinazione dei lavoratori. Abbiamo perfino dovuto pressare i giornali locali per farci dare uno spazio degno di questo nome. Credetemi una difficoltà in più oltre che un ulteriore sperpero d'energie. Riassumendo il contratto siglato: abbiamo ottenuto una parte economica interessante sul premio di risultato che viene implementata del 32% nel 2011, del 38% nel 2012 sino al 47% in più rispetto a quello degli anni precedenti, c'è un percorso nuovo e importante sulla mutua integrativa complementare ciò ci permetterà di poter usufruire di una possibilità in più per ammortizzare le spese mediche; abbiamo ridiscusso il piano di formazione per i dipendenti, che potranno in aggiunta seguire corsi di lingue o pc ecc.. gratuiti in orario di lavoro con permessi retribuiti, e poi una serie di nuove norme che dovranno migliorare il monitoraggio degli indici di stabilimento che sono fondamentali per capirne la reale "salute" e altri per migliorare la vita quotidiana dei dipendenti in azienda. Quello che abbiamo rigettato al destinatario e stata la proposta dell'azienda di sopprimere l'istituto del premio di produzione e la trasformazione dello stesso in super minimo individuale, soprattutto non contrattabile in futuro e non riconosciuto a precari e futuri assunti, creando cosi una discriminazione economica e non solo, per noi definita inaccettabile.

Abbiamo raggiunto i nostri obbiettivi sfatando quella logica individualista che nella nostra società viene definita vincente, utilizzando il metodo d'essere compatti ed uniti con tanti sacrifici perché più di 30 ore di scioperi si fanno sentire a fine mese, ma diventano fondamentali se si crede veramente a quello che si ambisce in una logica di vero spirito d'appartenenza e solidale condivisione, da qui i partiti politici dovrebbero umilmente iniziare il percorso.

L'accordo siglato è stato approvato dal 95% dei lavoratori e di lavoratori della Bitron in corteoelle lavoratrici. Un metodo sicuramente democratico, ma perché allora gli "accordi" non vengono sempre sottoposti al voto dei lavoratori?

Da statuto Fiom CGIL tutti gli accordi sono validati e siglati con il voto dei lavoratori. Non è un segno di debolezza come qualcuno di altre sigle sindacali ha affermato, continuando a ribadire che nel momento che un lavoratore ti delega a rappresentarti tu scegli per lui punto e basta. Noi purtroppo crediamo alla logica della democrazia in cui il lavoratore vive con noi il percorso di una trattativa e non l'imposizione della stessa. L'esempio del nostro contratto è lampante, la parte datoriale sigla accordi al ribasso con chi gli da la possibilità di farli e guarda caso sono due sigle sindacali di minoranza.

Abbiamo chiesto più volte di far votare i lavoratori ma la risposta è stata sempre no! E poi mi vengono a parlare di responsabilità! Su proposta Fiom abbiamo raccolto nel 2010 ben 100.000 firme per una legge d'iniziativa popolare che possa chiarire i ruoli e i relativi pesi di rappresentanza nelle contrattazioni.

Nella nostra provincia molte delle ricette proposte per dare un risposta alla crisi hanno un forte impatto ambientale dalla piattaforma Maersk all'ampliamento della centrale Tirreno Power. Lo sviluppo passa solo attraverso cemento e carbone?

Essendo nato e cresciuto a Vado Ligure mi sento un interlocutore affidabile e devo purtroppo ammettere che la logica del cemento e carbone è la stessa con cui sono cresciuto io. Dati alla mano rischiamo di andare nel solito vicolo chiuso, perché il nostro territorio non può sostenere proprio tutto. Sono d'accordo con chi dice che deve essere a servizio delle imprese ma non può essere sovraccaricato con progetti che meriterebbero di più di un ragionamento ma altresì come nel caso di Tirreno Power un piano energetico alternativo, quello che a Vado in 30 anni non si è mai fatto. Purtroppo non ci sono stati in questi anni segnali anche da parte della Regione di un cambiamento con una conseguente scommessa sul rinnovabile. Sono politiche che se non si applicano, alla fine si pagano sotto tutti gli effetti:insorgere di malattie con coefficienti superiori a medie regionali e conseguenti aumenti esponenziali dei costi sanitari a carico però della collettività.Vorrei sapere quante vite e risorse la collettività abbia pagato solo con le vicende della Stoppani oppure dell'Acna di Cengio, per esempio. Due vicende vicine a noi, in cui si stanno ancora effettuando le bonifiche del territorio. Non credo sia questo quello che vogliamo, siamo ad un bivio, adesso o….sarà molto difficile cambiare musica!

Sabato 16 ottobre si terrà la manifestazione nazionale della FIOM, una manifestazione per i diritti e contro i ricatti. Ricatti che viviamo anche nel nostro territorio. Perché è importante il 16 ottobre?

Il 16 saremo tutti a Roma Giorgio Bonorino
RSU Bitron di Savona, Direttivo provinciale FIOM CGIL
i lavoratori della Bitron in corteo
per dire NO alla logica di Federmeccanica di disdire il contratto nazionale, logica purtroppo compiaciuta da altre due sigle sindacali di minoranza. Ma quello che rincara la dose sono le deroghe figlie degli accordi Fiat che come un tassello chiudono quel quadro che già a novembre 2008 si era intrapreso di costruire nella totale impotenza dei lavoratori che non si sono neppure potuti esprimere e quindi conseguentemente totalmente esclusi.

Qui chi parla di condivisione di accordi dovrebbe tacere, lo dico anche alla parte governante del nostro paese che ha brindato il fatto e definito tutto ciò lo slancio delle nostre industrie per una maggiore produttività. Ma come si fa a pensare che con la perdita dei diritti dei lavoratori nelle nostre fabbriche si possa lavorare di più? L'equazione è semplice basta farli lavorare più ore al giorno, magari 10 oppure 12 ore consecutive alla catena di montaggio, ecco come si vuole essere competitivi. Si faccia magari presente quanto le aziende italiane investano in ricerca e sviluppo, oppure si spieghi in che modo si è riuscito in nome della globalizzazione a quasi distruggere il comparto del manifatturiero, punta di diamante del nostro paese sino dal dopoguerra.

Questa lotta dei metalmeccanici promossa dalla FIOM interessa tutti. Perché la distribuzione dei diritti del lavoro è la distribuzione dei diritti di tutti. Perché se ai lavoratori e alle lavoratrici viene tolta la dignità sul posto di lavoro, automaticamente viene calpestata la loro dignità di cittadini.

la redazione del sito
Savona - 6 Ottobre 2010