Quel che resta di Ferrania

Nessuno ne parla più, ma la crisi continua

Nonostante le assicurazioni e i permessi ottenuti per centrale a biomasse ed altri progetti pare che la nuova proprietà della Ferrania non intenda in alcun modo investire in attività produttive. la protesta dei lavoratori della FerraniaGli sviluppi di questa estate confermano ancora una volta che il polo produttivo si avvia a diventare un sito con meno di 200 persone impiegate e non si sa per quanto. La richiesta avanzata dalla proprietà di messa in mobilità di oltre 350 lavoratori, infatti, porta l'organico a 150/180 addetti. Siamo quindi ben lontani dagli intenti di salvaguardia del livello occupazionale che i sindacati indicavano come irrinunciabili.

Sindacato che oggi pare concentrare la propria attività esclusivamente sul ricorso agli ammortizzatori sociali, che paiono ad oggi l'unico progetto concreto su cui si stia lavorando. Progetto che comunque non costituisce in alcun modo una risposta di prospettiva a livello economico-industriale del comprensorio valbormidese. Ben poca cosa rispetto allo smembramento e alla perdita occupazionale sin qui attuata.

Il palleggiamento di responsabilità e di non rispetto degli impegni è appannaggio di tutti, ma in particolare la causa principale delle inadempienze e dei ritardi è imputabile alla proprietà che, nei fatti, esplicita sempre più palesemente l'intenzione di non effettuare alcun investimento di prospettiva.

Al contrario invece sta procedendo, più o meno esplicitamente, la cessione di quel che rimane del settore medicale, per intenderci quello che doveva diventare il settore trainante della Ferrania Imaging Technologies prima e della Ferrania technologies dopo! Cessione che dovrebbe comprendere anche il personale attualmente impiegato. Si continua a trattare sulla mobilità dei lavoratori!

Da qui si può anche capire come sia difficile il ruolo delle istituzioni nell'attivare finanziamenti su progetti a dir poco fumosi o del tutto inesistenti.

Perché si continua a prendere in giro i lavoratori con falsi problemi e rimpalli di responsabilità? Qualcuno si rende conto che partire oggi con un qualsiasi minimale progetto di conversione industriale vuol dire concretizzarlo tra 2-3 anni? Nel frattempo cosa succederà?

La realtà è che ormai la maggior parte dei lavoratori superstiti di Ferrania manifesta anche in modo palese il proprio dissenso ad essere usati come forza di impatto alla rivendicazione di obiettivi,di volta in volta diversi, che hanno assunto in varie fasi nomi diversi: dall'accordo di programma, al polo la protesta dei lavoratori della Ferraniacarbonifero, alla centrale a carbone, centrale a bio-masse; ma che nulla hanno in comune con l'obiettivo primario dei lavoratori, obiettivo che resta quello del mantenimento del posto di lavoro non fine a se stesso; ma inserito in un contesto di rilancio economico, sociale e produttivo del comprensorio valbormidese. Progetto che tuttora rimane al palo.

A questo punto pare spontaneo chiedersi:

La risposta risiede nel valore e nei prezzi degli ultimi piani della torre di Bofill, che pare sfiorino gli 8 mila euro al metro quadro, nel prezzo degli appartamenti frontemare, che superano spesso i 10 mila. Per questo si disegnano case ovunque: nelle cave, sui terreni delle aziende dismesse e delle ASL, vicino ai 15 porti in via di costruzione o approvazione che portano in dote non solo 9.807 nuovi posti barca, ma anche 38 mila metri cubi di edilizia residenziale, 52 mila di uffici e negozi, quasi 20 mila di alberghi, 40 mila per l'artigianato. Più 11 mila posti auto che finiranno per intasare ulteriormente la già impercorribile Aurelia.

La vicenda Italsider, Piaggio, nei cui siti dimessi sono previsti altri 275 mila metri cubi di costruzioni sono solo combinazioni che si possono iscrivere nelle reindustrializzazioni non riuscitela protesta dei lavoratori della Ferrania o fanno parte di un progetto molto ben definito, che si chiama speculazione edilizia e finanziaria?

Forse, legittimamente, il dott. Gambardella e la cordata che si è aggiudicata la Ferrania ha più interessi su questo fronte che su quello industriale.

Forse entro fine anno i lavoratori di Ferrania,i cittadini valbormidesi avranno una risposta. Ma comunque non c'è fretta l'agonia continua.

Segreteria provinciale Rifondazione Comunista
Savona - 21 Settembre 2007